Editoriale

Giornata mondiale degli oceani: cosa deve ricordare a noi cristiani

“Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare eh”, così cantava Domenico Modugno nella sua canzone “Meraviglioso”, incisa nel 1968. L’artista pugliese ci presenta – non sappiamo con quanta consapevolezza ma sicuramente con un’efficacia che tocca l’anima – il mistero della creazione del nostro pianeta, che ci incanta anche tramite la bellezza del mare. Le immensità marine e i magnifici ecosistemi che vi trovano dimora sono la prova dell’amore di Dio verso gli uomini. Il blu e l’azzurro del mare elevano verso l’eterno anche gli squadri e cuori più distratti e meno abituati a contemplare l’infinito.

Il mare da sempre ispira, consola, nutre e interroga e mette in contatto uomini e popolazioni di ogni parte di questo pianeta. La Giornata mondiale degli Oceani, che si celebra ogni anno l’8 giugno, ricorda quindi, soprattutto a noi cristiani, che ogni essere umano è chiamato a prendersi cura del creato, perché ci è stato dato in custodia dallo stesso creatore. Non si tratta di innalzare la natura a feticcio astratto e ideologizzato, in quest’ottica la difesa del creato è qualcosa ci rimette in contatto con l’amore di Dio, che ci permette di riconoscerlo e goderlo come dono inesauribile.

Giusto per avere contezza del loro valore, vale la pena ricordare che gli Oceani coprono circa 71% della superficie della Terra e costituiscono il 95% dello spazio disponibile alla vita. Sono il più grande serbatoio di biodiversità e dalla loro salute dipende quella di tutta l’umanità. I delicatissimi ecosistemi del mare sono minacciati dalle microplastiche, dalla pesca estensiva, dalle perforazioni per la ricerca di idrocarburi e dai cambiamenti climatici che innalzano le temperature medie dell’acqua. Ma non tutto è perduto, anzi la barca dell’umanità ha iniziato a cambiare direzione come suggerisce il tema scelto per la Giornata degli Oceani del 2023, ovvero Planet Ocean: Tides are Changing, cioè le maree stanno cambiando. Il moderato ottimismo arriva dl fatto che sempre più nazioni e soggetti privati hanno intrapreso politiche per custodire gli Oceani, il tutto in sintonia con l’obiettivo promosso dalla recente COP15 di Montreal di proteggere almeno il 30% delle nostre terre, acque e oceani entro il 2030.

Bene dunque l’impegno delle istituzioni ma il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, diffuso le scorse settimane, ci permette di riconoscere che solo tramite il cambiamento degli stili di vita e la “trasformazione dei nostri cuori” possiamo custodire il creato e tramandarlo alle future generazioni. E’ un processo che parte della nostra anima, non a caso Francesco nel messaggio richiama “la ‘conversione ecologica’ che San Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere”: il rinnovamento del nostro rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore. “Rendiamoci conto, poi – si legge nel messaggio -, che un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi”. Possiamo dire pertanto che la tutela del creato ha una dimensione religiosa e Francesco attinge alle riflessioni di un altro suo predecessore, Benedetto XVI, per spiegarci che Creazione e Redenzione sono inseparabili.

Marco Guerra

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