La giornata internazionale della fratellanza contro odio e discriminazione

La data del 4 febbraio 2019, in cui Papa Francesco, il grande imam di Al Azhar e lo sceicco Ahmed al-Tayeb firmarono ad Abu Dhabi il “Documento sulla fratellanza umana”, rimarrà scolpita nella memoria di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che hanno a cuore la giustizia e la pace.

Adesso, in questa umanità martoriata da guerre, carestie, ingiustizie globali e ora dalla pandemia sanitaria, giunge la decisione unanime dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, sollecitata dal Comitato superiore per la fratellanza umana: la Giornata internazionale della fratellanza umana si celebrerà il 4 febbraio di ogni anno, a partire dal 2021.

“Questa giornata – si legge nel comunicato dell’Onu – arriva come proposta concreta dell’Assemblea in risposta al crescente odio religioso emerso in questi mesi colpiti dalla pandemia da COVID-19”.

È un segno del cammino ecumenico e interreligioso intrapreso per affermare chiaramente la pari dignità di ogni persona sulla terra, l’essenza di una fraternità che è prima di ogni differenza.

Così, il 4 febbraio 2021 si ritroveranno per commemorare la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana papa Francesco, il grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb e lo Sceicco Mohammed Bin Zayed, ma anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres e altre importanti personalità.

Nello stesso giorno sarà assegnato il Premio Zayed per la Fratellanza Umana che si ispira al Documento sulla Fratellanza Umana di Abu Dhabi. A selezionare i vincitori è stata una giuria indipendente scelta dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, istituito pochi mesi dopo la firma del 4 febbraio 2019, che premierà chi si è distinto per l’impegno permanente a favore della fraternità umana.

Il giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, Segretario del Comitato Superiore per la Fratellanza umana, è convinto che l’umanità ha preso coscienza dell’importanza della fraternità umana nel costruire le relazioni e il futuro delle generazioni.

Con la risoluzione dell’ONU, la fraternità umana è percepita come responsabilità di solidarietà di natura globale, poiché tutto il mondo partecipa alla realizzazione di questi nobili principi, e ogni anno rinnova idee e visioni per realizzarli, così da ispirare tolleranza e convivenza.

È un percorso che incrocia l’Enciclica “Fratelli tutti”, che si rivolge ad ogni uomo come fratello, che condivide le sofferenze e i patimenti e che è spogliata di ogni pregiudizio religioso o etnico. È l’idea di un’umanità guidata dall’Amore, in cui si sperimenta la prossimità, il farsi prossimo, il porsi al fianco del fratello.

Anche se alcuni esprimono ancora dei dubbi sulla possibilità di costruire la fratellanza, e vedono questi sforzi come lontani dalla realtà, il modello vivente incarnato dall’Imam al-Tayyib e da Papa Francesco – di fraternità umana e comunione globale tra i due più grandi leader religiosi che differiscono per lingua, razza, cultura e sicuramente religione, e che pur tuttavia concordano nell’amore, nella coesistenza e nel lavoro insieme per il bene dell’umanità – è la risposta pratica per tutti coloro che ritengono sia impossibile incarnare l’Amore universale.

Fraternità, pace e convivenza”: sono questi, per il Papa, i “tre elementi essenziali se vogliamo veramente guarire le ferite del nostro mondo”.

“Il dialogo interreligioso è l’unico antidoto efficiente al male del fondamentalismo”. È quanto sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, che ritiene indifferibile l’obiettivo del “comune impegno a unire l’umanità e lavorare per la pace nel mondo al fine di assicurare che le generazioni future possano vivere in un clima di rispetto reciproco e sana convivenza”.

Con l’istituzione della Giornata internazionale della fratellanza umana inizia un cammino di “contaminazione buona”, di proliferazione di buoni sentimenti, coinvolgendo davvero ogni donna e uomo sulla terra e, soprattutto, attivando un percorso di educazione alla fratellanza, a partire dai giovani.

Proprio i giovani sono oggi coloro che hanno più bisogno di educarsi al bene comune, perché a loro è affidato l’arduo compito di cambiare il destino dell’umanità, sotto il profilo sociale, politico ed economico.

Questo concetto arriva fino al comprendere che la vita è inviolabile in ogni suo momento e stato, perché non è nella nostra disponibilità darla e neppure toglierla.

Apparteniamo tutti alla stessa famiglia e la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. È incredibile e chiaro al tempo stesso come il futuro del nostro ecosistema sia intimamente legato alla cura che mettiamo nelle relazioni umane, alla capacità di farsi prossimo di chi si trova lungo il ciglio della strada ed è stato bastonato dai briganti, dalla vita, dalla storia.

«Guarire il mondo» – ci indica il Papa – dipende dal «curarsi e curarci a vicenda»… ma dobbiamo credere nei principi – cardine di una Comunità che cura: il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, il principio della destinazione universale dei beni, il principio della solidarietà, della sussidiarietà, il principio della cura per la nostra casa comune.

E’ sufficiente cambiare il paradigma ed invece che “selezionare” le persone, stabilendo chi è prossimo e chi non lo è, renderci disponibili ad “essere prossimo”.

La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità. La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza.

Neppure l’uguaglianza si ottiene definendo in astratto che “tutti gli esseri umani sono uguali”, bensì è il risultato della coltivazione consapevole e pedagogica della fraternità.

L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali.

Ma l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune.

C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale: rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza.

Concludo con le parole di Papa Francesco: “Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele e farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia e ci verrà chiesto: Ma ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale che non va a trovare nessuno ero io!”

In questo tempo così difficile per l’intera umanità, rendiamoci prossimi e costruiamo una nuova umanità, celebriamo la fraternità.

In questo tempo che ci è dato di vivere, facciamo del nostro meglio per riconoscere la dignità di ogni persona umana, facendo rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità.