L’insegnamento di Gesù: la risposta alle nostre domande

Ciò che portiamo nel nostro cuore trova espressione nel nostro comportamento. I nostri gesti, i nostri volti, le nostre parole mostrano un riflesso di ciò che accade dentro di noi. E’ così, quindi, che comunichiamo diversi stati d’animo quali serenità, pace, positività, entusiasmo – oppure amarezza, tristezza, disperazione… Ne parla chiaramente nel Vangelo di oggi Gesù, però lo fa in modo molto significativo. Come sempre, il suo insegnamento parte da situazioni concrete – dai comportamenti dei suoi interlocutori, dalle loro parole.

L’insegnamento di Gesù è sempre la risposta alle domande umane. Il Vangelo di oggi ci mostra un aspetto interessante: la natura di queste domande, tutto ciò che stava nel cuore di chi faceva le poneva. È uno studio interessante sia degli Apostoli, sia – e soprattutto – dei farisei. In entrambi i casi si vede la complessità, anzi – un certo peso, inerzia, limitazione… Ma Gesù, Dio incarnato, prende in considerazione proprio questa nostra natura. E’ interessante osservare come lui gestisca queste domande per trarne un insegnamento universale, che nasce dalla difesa di Gesù dalle accuse ingiuste. I suoi discepoli sono tacciati di trascurare la tradizione degli antichi. Che bell’ argomento! Mette insieme i valori e la prassi esterna. La prassi dovrebbe esprimere i valori. Se viene trascurata, vuol dire che i valori non sono rispettati. Gesù invece tocca l’essenza della tradizione mostrando l’erroneità del ragionamento dei suoi avversari. E qui arriva subito al nocciolo della questione: riguardo ai valori e alle forme esterne, non è solo la tradizione che vive di questo connubio. Come esseri umani siamo costituiti da questa tensione permanente tra l’interiorità e l’esteriorità. Il rapporto di queste due dimensioni oggi diventa molto problematico. Il lato esteriore, visibile sembra prevalere su quello interno. Nello spazio pubblico non si esiste senza visibilità sui vari “palcoscenici sociali”.

E’ possibile qualsiasi forma di visibilità senza un contenuto interno? Che cosa si mostra? Sono domande oggi attuali come mai. Viviamo in tempi in cui le persone sono conosciute dal fatto di apparire, grazie alle loro attività esterne, non perché abbiano qualcosa di concreto da dire o mostrare. E, paradossalmente, le persone che avrebbero qualcosa davvero da dire non sono (vogliono/possono) essere visibili per trasmettere questi valori. È un dramma dei nostri tempi quello in cui l’interiorità viene divorata dall’esteriorità.

Lo stesso volevano fare i farisei ponendo la domanda che leggiamo nel vangelo di oggi. Ma Gesù disarma subito le loro intenzioni provando a recuperare il valore dell’interiorità. E lo fa a partire dalla negatività che loro rilevano. Prima in un certo senso si indigna e rimprovera i farisei nominandoli ipocriti che trascurando il comandamento di Dio, osservano la tradizione degli uomini. La tradizione e i comandamenti non sono la stessa cosa, ci vuole un accordo, una sintonia. Da qui Gesù arriva al tema del cuore, mostrando la priorità dell’interiorità. Lo fa in riferimento alle cose cattive ma lo fa senza rivolgersi direttamente ai farisei e agli scribi, ma alla folla. Sembra un gioco tattico, se non politico, ma sicuramente un insegnamento universale: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”.

Ma la lezione non finisce qui. Tutto viene spiegato meglio ai discepoli: “diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.

Anche gli avversari di Gesù hanno udito queste parole? Non lo sappiamo. L’insegnamento del Salvatore, attraverso tanti secoli, è giunto a noi e cerca di conciliare questi due lati dell’esistenza umana lacerati dolorosamente dal peccato originale.

Allora, se vediamo e soffriamo a causa di tanto male nel mondo – è perché questo è l’effetto del male nato nel cuore degli uomini. Non è una cosa astratta, ma le scelte concrete, provocate dai contesti concreti. Ecco il mistero dell’iniquità umana! Chi conosce il cuore umano? – chiede il profeta Geremia (17, 9).

Non possiamo cambiare i cuori degli altri. Ma possiamo osservare ed analizzare i loro comportamenti per cercare di capire i motivi, per proteggerci, per reagire. Soprattutto possiamo curare la nostra vita spirituale e costruire il nostro rapporto personale ed intimo con Gesù per diffondere nel mondo tante gocce di bene! Come diceva Serafino di Sarov: “Acquisisci uno spirito pacifico e migliaia intorno a te si salveranno”.