“Fratelli tutti”: la necessità di ripartire da una fratellanza universale

Con l’enciclica sociale “Fratelli tutti”, Papa Francesco continua a stupirci, a donarci il cuore di un pastore che ci richiama a un cuore più grande che è quello di Dio, Padre di tutti gli uomini, di tutta l’umanità che ci vuole, appunto, fratelli tutti. La lettura del mondo e della storia del Pontefice parte da lontano, da una visione di ampio respiro e interpretazione, dai più poveri, da chi fa più fatica.

Questa lettura internazionale evidenzia come il potere economico e finanziario, molto fondato sul profitto, genera scarti, guerre, una creazione che viene depredata. Il Papa ci invita a riflettere, coinvolgendo tutti gli uomini e le donne di buona volontà, tutti i leader religiosi, tutte le religioni, e chiama anche in causa, ovviamente, i cristiani.

Il Pontefice nel documento invita i responsabili e i capi delle nazioni a un rinnovamento morale. Un cambiamento ci può essere se parte da loro perché hanno in mano il potere economico, possono decidere gli investimenti finalizzati al disinquinamento, a un lavoro sia più dignitoso sia più rispettoso dell’ambiente. La politica può fare molto. Ma, ovviamente, il Papa invita anche ognuno di noi a piccole azioni quotidiane, di conversione personale, familiare, dei corpi intermedi della società che possono lavorare sui territori e rendere più umani, vivibili e solidali i nostri quartieri, le nostre città, le nostre nazioni.

In un capitolo dell’enciclica il Papa parla della parabola del buon samaritano. Soprattutto l’associazionismo cattolico deve prendere esempio da un pagano, ossia questo samaritano, non tanto dal levita e dal sacerdote, che sentì compassione. L’associazionismo, secondo me già lo sta facendo bene, deve creare delle reti, delle alleanze in questa compassione: patire insieme, sentire la fame di chi non ha da mangiare, sentire la sofferenza di chi non ha lavoro, di sentire i bambini che non possono andare a scuola, sentire la disperazione di chi non riesce a curarsi adeguatamente. Ci dobbiamo alleare per essere sul campo anche nelle situazioni particolari, minute, perché nessuno soffra da solo; e poi essere anche un pungolo per tallonare i responsabili amministrativi, civili e della politica perché facciano leggi giuste ed adeguate.

L’enciclica è rivolta sia ai credenti sia ai non credenti. Papa Francesco sottolinea la necessità di ripartire da una fratellanza universale, dalla pace, da una scelta di perdono. Purtroppo vediamo che continuano a perpetrarsi guerre, scontri tra nazioni. Ha una visione che è quella del padre, che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, è il padre di tutti, non è solo padre dei cristiani, dei cattolici. Lui ha questo sguardo, ma senza rinnegare l’identità cristiana, che comunque è un messaggio meraviglioso dell’amore ai nemici, dell’accoglienza dei poveri.

E in più continua – è la tredicesima enciclica sociale della Chiesa a partire da Leone XIII – questa attenzione della Chiesa a vivere il Vangelo nella società, nell’economia, nella politica, nel mondo internazionale, e questo è molto interessante. Chi segue con attenzione Papa Francesco capirà che questa sua passione per l’umanità parte da una contemplazione, dalla preghiera, dall’amore a Gesù, alla Chiesa e ai poveri.