I fondi del Pnrr siano investiti saggiamente per colmare i gravi ritardi dell’Italia

Pochi posti di asilo nido, alto tasso di dispersione scolastica, divari territoriali ormai inaccettabili tra Nord e Sud, numero altissimo di Neet, bassa percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario, scarsa attrattività dei percorsi di studi tecnico – professionale sia secondari che terziari, rapporto ancora troppo debole tra scuola e lavoro che si ripercuote sul divario tra domanda e offerta di competenze, scarsa valorizzazione del personale scolastico, di chi lavora nelle università e negli enti di ricerca, sia in termini retributivi che di progressione di carriera.

La lista è ancora più lunga ma per motivi di spazio mi sono limitato a citare solo i più gravi ritardi del nostro paese in tema di istruzione. A questi ritardi il Pnrr dovrebbe porre rimedio ma sappiamo che l’Italia non è proprio un campione in termini di utilizzo delle risorse europee, per cui è lecito dirsi preoccupati. Siamo alle soglie del 2023 anno in cui gli investimenti dovrebbero cominciare a concretizzarsi per questo motivo chiediamo al Governo il massimo impegno non solo nel rispetto della tempistica ma nel disegno della qualità degli interventi di riforma che ancora devono essere approvati partendo dal metodo. I tavoli di partenariato non possono continuare ad essere considerati una sede di informativa alle organizzazioni sindacali, un gesto di cortesia per illustrare i provvedimenti prima della loro emanazione ufficiale.

Vogliamo contribuire alla stesura delle riforme a partire dai 19 decreti attuativi della riforma degli ITS Accademy dei quali non abbiamo saputo più niente. Vogliamo partecipare al monitoraggio in modo da avere dati utili per aiutare i nostri delegati e dirigenti regionali a contribuire ai tavoli territoriali importanti tanto quanto quelli nazionali perché è nei territori che si giocano le partite più importanti. Da soli non si va da nessuna parte, solo con una partecipazione e condivisione diffusa le riforme possono davvero cambiare la realtà delle cose. Abbiamo dato credito a questo governo decidendo di non partecipare allo sciopero sulla manovra ma al contrario cercando di contribuire a modificarla, nonostante i tempi strettissimi.

Siamo consapevoli del momento eccezionale che stiamo vivendo che ha richiesto che la maggior parte delle risorse andassero per gli aiuti alle imprese e famiglie per il caro energia e l’inflazione che sta pesando tantissimo sul potere di acquisto dei cittadini. Ma dal prossimo anno il governo deve lavorare per trovare le risorse per rendere le riforme realizzate grazie al Pnrr strutturali. Se riusciremo a colmare anche solo in parte quei ritardi elencati all’inizio del mio intervento sarà un successo, ma questo non vuol dire che quei servizi, quelle competenze, quelle professionalità, quelle opportunità di incontro tra scuola e lavoro potranno camminare da soli all’infinito ma avranno bisogno di fondi strutturali per pagare stipendi, arredi, dotazioni informatiche, laboratori, manutenzione ordinaria e straordinaria. Le riforme a costo zero sono sempre e solo rimaste sulla carta e purtroppo anche in questo il nostro paese è campione indiscusso.