I flussi migratori siano gestiti nel segno dell’umanità e della legalità

Migranti

Il tribunale di Catania boccia il decreto del governo Meloni sulle Ong e infiamma nuovamente il dibattitto sulla gestione dei flussi migratori. In pratica secondo i giudici del capoluogo etneo “il decreto è illegittimo” perché “consente il salvataggio solo a chi sia in precarie condizioni di salute, contravvenendo al contenuto degli obblighi internazionali” sul soccorso in mare.

Di conseguenza l’Italia non può rifiutarsi di fare sbarcare i naufraghi soccorsi in mare da qualunque genere di navi di soccorso e non può discriminare i migranti sulla base delle loro condizioni di salute. C’è dunque l’obbligo ad assistere ogni naufrago e non solo i più fragili. Il decreto interministeriale del 4 novembre del 2022 prevede invece l’ingresso e la sosta nelle acque territoriali per il tempo strettamente necessario ad assicurare le operazioni di assistenza alle persone che versano in condizioni di emergenza.

Secondo le opposizioni il pronunciamento del tribunale dice chiaramente che l’Italia ha violato il diritto internazionale, la maggioranza di governo continua invece ad affermare che non si possono mettere sullo stesso piano i naufraghi salvati in mare dopo l’affondamento di una nave e i migranti che partono con le imbarcazioni gestite dai trafficanti di uomini e che sanno benissimo che dovranno portare il carico di esseri umani fino al punto di incontro con le navi delle Ong.

Di sicuro il diritto degli Stati al controllo delle frontiere e alla gestione dei flussi deve conciliarsi con quello al primo soccorso di ogni essere umano. Ma il tribunale di Catania va oltre affermando che il dovere di soccorso non può considerarsi adempiuto con il solo salvataggio dei naufraghi, ma con la discesa a terra presso un “luogo sicuro”. La linea del governo resta però quella di una gestione mirata dei flussi che favorisca i migranti che hanno i requisiti per il diritto d’asilo (siriani, eritrei, afghani…) , i cosiddetti migranti economici, provenienti da Paesi non in guerra e non colpiti da crisi umanitarie, devono entrare in Italia tramite la normale trafila prevista per chiunque chieda un permesso di soggiorno.

Nello stesso giorno in cui arriva il pronunciamento dei giudici la Camera approva un nuovo decreto sulle Ong che reca disposizioni urgenti in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare. In sintesi, mira a definire le condizioni in presenza delle quali le attività svolte da navi Ong che effettuano interventi di recupero di persone in mare possono essere ritenute conformi alle convenzioni internazionali, con la conseguenza che, nei confronti di tali navi, non possono essere adottati provvedimenti di divieto o limitazione al transito o alla sosta nel mare territoriale.

Nelle stesse ore il vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani ha illustrato al segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, la strategia del governo sui migranti, al termine delle celebrazioni per il 94esimo anniversario dei Patti lateranensi. ”Sul tema delle migrazioni ci siamo confrontati, raccontando tutto ciò che stiamo facendo nel continente africano e anche nella rotta balcanica, l’impegno in Libia e in  Tunisia, in Egitto e in Turchia proprio per arrivare a una situazione  di stabilità e pacificazione, con un’attenzione particolare al continente africano, perché solo con una strategia a lungo termine si può risolvere definitivamente la questione dell’immigrazione”, ha riferito alla stampa Tajani.

Il “piano Mattei per l’Africa” del governo Meloni punta al coinvolgimento di tutto l’Occidente, l’Italia da sola non può affrontare una sfida epocale per uscire dall’ottica dell’emergenza e dello scontro. I tassi di crescita dell’economia africana sono tra i più elevati al mondo è quindi paradossale che non si trovi un modo per fermare la fuga dei giovani. Le leadership europee e quelle africane sono costrette a collaborare per la stabilizzazione di un fenomeno che può e deve essere gestito nel segno dell’umanità e della legalità.