“Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi”, recitiamo oggi nella Sequenza del Corpus Domini.
L’Eucarestia, a cui è dedicata la solennità di oggi, si può comprendere solo con gli occhi della fede. Ogni volta che mangiamo del Suo Corpo, ogni domenica, ogni volta che si celebra la Santa Messa, riceviamo dentro di noi una natura nuova per poter divenire i testimoni dell’Amore di Cristo.
Cristo ci ha donato cose concrete, non filosofie, concetti astratti o regole di vita: l’aspetto materiale del sacramento, espresso dal pane e dal vino che vengono assunti, è necessario per poter incontrare Cristo incarnato con tutta la nostra persona, ancora più profondamente e intimamente di quando viveva tra gli uomini
Un dono descritto molto bene da San Giovanni Crisostomo “Se tu fossi incorporeo, ti avrebbe dato soltanto questi doni incorporei, ma poiché l’anima è unita al corpo, ti offre – per mezzo di cose sensibili – altre spirituali. Quanti ora dicono: ‘Vorrei vedere la sua forma, la sua figura, le sue vesti, i suoi calzari!’. Ecco quindi che Lo vedi, Lo tocchi, Lo mangi. Tu desideri vedere le sue vesti; ma Egli stesso ti si dona, e non solo perché tu lo veda, ma perché tu lo veda, ma perché lo possa toccare e mangiare e lo riceva dentro di te” (Omelie su Matteo, 82).
Abbiamo tutti un’anima, a cui solo Cristo può dare quel nutrimento per la vita interiore che ci rende capaci di essere in Pace con noi stessi e con gli altri, perché la comunione che sgorga dall’Eucaristia realizza la vocazione più profonda di ogni uomo. Il “mistero della fede”, che il sacerdote annuncia subito dopo la consacrazione delle specie eucaristiche, rivela infatti il mistero della vita di ogni uomo.
Quando riceviamo degnamente il Corpo e il Sangue di Cristo questo dono ci trasforma e pian piano la nostra natura incomincia a divenire simile alla Sua: misericordiosa, paziente, umile, grata, fiduciosa e abbandonata alla volontà del Signore.
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