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Dl Migranti: da oggi al via il percorso in Senato

Ma davvero è in corso uno scontro, sia pur dialettico, fra il Quirinale e Palazzo Chigi sul tema dell’immigrazione? Oppure fra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e la premier, Giorgia Meloni, si va consumando un gioco di posizioni dettato da visioni istituzionali del problema? I detrattori del governo tendono a propendere per la prima ipotesi, i realisti seguono la seconda, anche se potrebbe esserci una terza via a spiegare molto, se non tutto. Partendo dal presupposto che all’inquilino del Colle non piace (anzi, non ama proprio), fare da controcanto all’esecutivo – a qualunque esecutivo in carica – e altrettanto evidente come il ruolo del notaio gli vada sretto, strettissimo proprio. E quindi parla, e chi vuole capire capisca.

Quando a Varsavia ha detto che in tema di accoglienza e asilo bisogna superare “norme preistoriche” non si può fare a meno di pensare che abbia voluto alludere all’orientamento “emergenzialista” del governo, che vorrebbe riportare la legislazione indietro: esattamente quello che Giorgia Meloni, su impulso di Matteo Salvini, vuole fare con l’abolizione o la forte limitazione della “protezione speciale” per gli immigrati che arrivano in Italia. Ha detto la sua, Mattarella, non ha imposto la linea. Anche perché, a voler essere onesti, l’affermazione del capo dello Stato era più una risposta indiretta a quel Manfred Weber, capogruppo dei popolari a Bruxelles e platealmente in marcia verso destra, che plaude alla costruzione di nuovi muri finanziati dall’Unione europea e chiede di dare soldi alla Tunisia perché eviti le partenze, che una bacchettata sulla mani alla Meloni. È probabile, dunque, che il nostro presidente della Repubblica sappia bene che il lavorìo della destra italiana e europea per rovesciare alle Europee 2024 lo storico asse popolari-socialisti (non a caso ha parlato a Varsavia, il cui governo è molto “meloniano”) è molto avanzato, a partire dalla sintonia proprio sul tema dell’immigrazione. Insomma, trattasi di materia elettorale, quindi da maneggiare con cura.

L’idea di limitare la “protezione speciale” agli immigrati suona come l’avviso ai naviganti che la musica sta cambiando, e lo spartito nuovo sarà scritto a breve. Non a caso l’esame del Dl Migranti, su cui la commissione Affari costituzionali non ha concluso i propri lavori, inizierà il suo percorso nell’Aula del Senato a partire da oggi, mercoledì 19. Sempre oggi il Senato si occuperà delle questioni pregiudiziali relative al provvedimento licenziato nel Consiglio dei ministri di Cutro. Nessuna fretta, insomma, tanto meno la necessità di replicare al Colle. Perché il richiamo all’Europa del presidente della Repubblica, “è un richiamo che tutti comprendiamo, dopodiché bisogna conciliare il tema dell’Europa con la difesa degli interessi nazionali e mi pare che, con l’attuale governo, l’Italia lo sta cercando di fare nel migliore dei modi.

Bisogna cercare delle sinergie perché rafforzare l’interesse nazionale italiano significa anche rafforzare un quadro di autonomia strategica europea”, spiega la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aprendo la 61esima edizione del Salone del mobile, alla Fiera di Milano. E proprio dal cuore dell’eccellenza italiana, sempre più ammirata dal mondo, la premier lancia un messaggio forte e chiaro al mondo del lavoro, ribadendo la collateralità della questione immigrazione. Parlando della carenza di personale, la presidente del Consiglio ha spiegato che “il modo sul quale lavora il governo non è risolverlo coi migranti, ma risolverlo con quella grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile”. “Credo che prima di arrivare al tema immigrazione”, ha spiegato la premier, “si debba lavorare, per esempio, sulla possibilità di coinvolgere molte più donne nel mercato del lavoro. Poi c’è il tema di incentivare la natalità, queste sono le priorità su cui lavorare”. E’ oggettivo”, ha aggiunto la Meloni, “che noi in Italia abbiamo un problema di tenuta del nostro sistema economico e sociale dato dal fatto che per troppi anni non abbiamo investito sulla natalità e sulla demografia”.

Parlando del problema dell’occupazione, ha fatto riferimento anche al reddito di cittadinanza: “Mentre noi continuiamo ad accapigliarci sul Reddito di cittadinanza, che comunque il governo conferma di non voler continuare a dare a chi è in condizioni di poter lavorare, scopriamo che le nostre aziende dicono che in quattro casi su dieci hanno difficoltà a trovare manodopera qualificata e posti di lavoro ottimamente retribuiti”. La Meloni, poi, ha annunciato una legge quadro per difendere il made in Italy. “Il marchio è la cosa più preziosa che abbiamo, a patto che siamo in grado di difenderlo e valorizzarlo. Nelle prossime settimane faremo un collegato alla manovra per valorizzare il marchio, una legge quadro che punti su tre pilastri: lotta senza quartiere a contraffazione e concorrenza sleale, strumenti finanziari per far crescere le pmi nei settori dell’eccellenza, e formazione e competenza”. E, questi, forse sono i veri i titoli sui quali il governo deve svolgere i temi, mettendo in campo risorse e azioni concrete.

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