Dal sorriso alle ruspe

In principio ci furono sorrisi, abbracci e visite ufficiali. Tra il Pontefice Bergoglio e l’”Imperatore” di Roma Marino sembrò nascere una stagione di impegno comune. Poi però, ad ogni scelta del Papa è seguita un’azione sovrapposta e contraria del sindaco della Capitale. Con un tempismo impossibile da non notare, il Campidoglio ogni volta ha effettuato scelte di segno opposto agli auspici del Vicario di Cristo.
Tra i fatti più imbarazzanti vale la pena ricordare ciò che è accaduto nel giorno in cui il Sinodo sulla famiglia in Vaticano giungeva alla conclusione della prima fase. Mentre si sottolineava il ruolo della famiglia in senso naturale, nata dall’unione di un uomo e una donna, pochi chilometri più in là, oltre il Tevere, il Campidoglio trascriveva nei suoi registri i primi 16 “matrimoni” celebrati all’estero di coppie gay. Subito la Cei definiva l’iniziativa “arbitraria presunzione”, cosi come la gran parte del mondo cattolico lo leggeva come un gesto provocatorio.

Poi c’è stato il corto circuito tra l’annuncio del Giubileo della Misericordia e le dichiarazioni del Campidoglio sull’opportunità della comunicazione di un simile evento senza preavviso. Se è vero che la presentazione del Pontefice era in larga parte inattesa comportando una programmazione in tempi stretti per accogliere le grandi masse di pellegrini in arrivo, Oltretevere si è guardato con sconcerto alla ridda di prese di posizione in campo politico divampate attorno a un appuntamento che Francesco ha concepito in una dimensione puramente spirituale e di fede.

Un’altra “frizione” si è manifestata quando, agli appelli del Papa contro i nuovi schiavisti che lucrano sulla tratta di esseri umani – dai viaggi dei migranti alla prostituzione – il Sindaco ha pensato praticamente in contemporanea di avallare il progetto di zonizzazione del meretricio in una zona dell’Eur, creando un ghetto dedicato al sesso, ad uso e consumo dei clienti.

In questi giorni, un ulteriore episodio sconcertante: viene raso al suolo dal Comune lo stesso campo abusivo di migranti visitato a sorpresa dal Santo Padre a Ponte Mammolo nel corso di una delle visite alle Parrocchie di Roma. Non è possibile che l’Italia si impegni con tutte le proprie forze per salvare le vittime del Mediterraneo e nello stesso tempo a Roma si arrivi a spianare le baracche che ospitano centinaia di migranti. La giustificazione che “mancano le condizioni igieniche” non può essere accolta perché prima deve essere tutelata la possibilità di una civile sopravvivenza.

Se è vero che l’accoglienza dei migranti è sempre più incombente, la pietà umana dovrebbe avere comunque il primo posto nella scala dei valori. Il gesto avvenuto nel campo profughi è di una violenza inaudita che mortifica la nostra civiltà; a persone che hanno poco più del nulla è stato tolto tutto gettandole nella disperazione, umiliandole e rendendole fragili prede di persone senza scrupoli.

Va deprecato un tale comportamento da parte di chi dovrebbe prendersi cura provvedendo al bene comune, soprattutto dei più deboli. E’ inaccettabile che si abbandonino sulla strada donne e bambini indifesi, che non hanno nessuna possibilità di farsi valere.

Siamo nel 2015, ma di fatto abbiamo compiuto un balzo indietro di molti decenni sul piano della civiltà. Ci siamo inariditi, immersi in un individualismo esasperato e dominante. La nostra società è cresciuta nel benessere economico, ma si è impoverita sul piano etico e spirituale. Nella culla della cristianità la persona forestiera non viene più accolta bensì odiata e disprezzata. L’Italia di oggi, diventata più povera, ha dimenticato la lezione del Vangelo sul senso profondo dell’accoglienza e della fraternità. Non si pensa più che saremo giudicati per quello che avremo dato al prossimo più debole. E così proprio lì dove il Pontefice ha portato un sorriso, Marino ha inviato le sue ruspe.