Curare la ferita dell’odio con il bene

La Giornata internazionale per contrastare l’incitamento all’odio, voluta dall’ONU nel 2021, coglie tutti noi in un momento di grande e grave disorientamento, di fronte al verificarsi di episodi sempre più cruenti e immotivati, di fronte ad una società che sempre meno valuta le conseguenze dei comportamenti del singolo, di fronte alla liquefazione dei valori su cui si fonda il vivere civile, di fronte ai cambiamenti che il “progresso” ci impone, di fronte all’incapacità di produrre politiche pubbliche che abbiano a cuore il Bene comune.

Questo momento si collega intimamente a quello della Giornata internazionale della fratellanza umana che sempre dal 2021 si celebra il 4 febbraio, alla luce del grande esempio dato dai leader religiosi, Papa Francesco, l’Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, lo Sceicco Mohammed Bin Zayed, ma anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e altre importanti personalità. È un segno del cammino ecumenico e interreligioso intrapreso per affermare chiaramente la pari dignità di ogni persona sulla terra, l’essenza di una fraternità che è prima di ogni differenza.

È un percorso che incrocia l’Enciclica “Fratelli tutti”, che si rivolge ad ogni uomo come fratello, che condivide le sofferenze e i patimenti e che è spogliata di ogni pregiudizio religioso o etnico. È l’idea di un’umanità guidata dall’Amore, in cui si sperimenta la prossimità, il farsi prossimo, il porsi al fianco del fratello.

“Fraternità, pace e convivenza”: sono questi, per il Papa, i “tre elementi essenziali se vogliamo veramente guarire le ferite del nostro mondo”. È un percorso di educazione al bene comune, con l’arduo obiettivo di cambiare il destino dell’umanità, sotto il profilo sociale, politico ed economico.

Questo concetto arriva fino al comprendere che la vita è inviolabile in ogni suo momento e stato, perché non è nella nostra disponibilità darla e neppure toglierla.

Apparteniamo tutti alla stessa famiglia e la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri. È incredibile e chiaro al tempo stesso come il futuro del nostro ecosistema sia intimamente legato alla cura che mettiamo nelle relazioni umane, alla capacità di farsi prossimo di chi si trova lungo il ciglio della strada ed è stato bastonato dai briganti, dalla vita, dalla storia.

“Guarire il mondo” – ci indica il Papa – dipende dal “curarsi e curarci a vicenda” ma dobbiamo credere nei principi – cardine di una Comunità che cura: il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, il principio della destinazione universale dei beni, il principio della solidarietà, della sussidiarietà, il principio della cura per la nostra casa comune.

E’ sufficiente cambiare il paradigma ed invece che “selezionare” le persone, stabilendo chi è prossimo e chi non lo è, rendiamoci disponibili ad “essere prossimo”. La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità. La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza.

Neppure l’uguaglianza si ottiene definendo in astratto che “tutti gli esseri umani sono uguali”, bensì è il risultato della coltivazione consapevole e pedagogica della fraternità. L’individualismo non ci rende più liberi, più uguali, più fratelli. La mera somma degli interessi individuali non è in grado di generare un mondo migliore per tutta l’umanità. Neppure può preservarci da tanti mali che diventano sempre più globali.

Ma l’individualismo radicale è il virus più difficile da sconfiggere. Inganna. Ci fa credere che tutto consiste nel dare briglia sciolta alle proprie ambizioni, come se accumulando ambizioni e sicurezze individuali potessimo costruire il bene comune. C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale: rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza.

Nel clima di grave intolleranza che stiamo vivendo, non so dirvi quale categoria sia più pericolosa, ma l’istigazione alla violenza, l’istigazione all’odio razziale, per quanto sostanzialmente non punibile, produce un effetto moltiplicatore ed imprevedibile, determina comportamenti progressivamente più intensi e gravi da parte di persone instabili. Peraltro, molte informazioni sono “gestite” dai social network e sono incontrollabili.

Personalmente, non distinguo i ladri o gli omicidi in base al sesso, alla razza o alla religione. Così come non distinguo le persone in base al sesso, alla razza o alla religione. Penso invece che l’equilibrio sociale nasca soltanto se c’è l’equilibrio interiore e quest’ultimo può esserci soltanto se si basa sulla tolleranza, sulla pazienza, sulla carità, sull’amore. Il Bene vincerà, ma dobbiamo esporci per la Vita, a partire da quella delle persone più fragili.

All’intolleranza contrappongo la prossimità, la capacità di costruire ponti di relazione e di conoscere prima di giudicare.

Concludo con le parole di Papa Francesco: “Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Sono di quelli che selezionano la gente secondo il proprio piacere? Queste domande è bene farcele e farcele spesso, perché alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia e ci verrà chiesto: “Ma ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare via ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale che non va a trovare nessuno ero io!”. In questo tempo così difficile per l’intera umanità, rendiamoci prossimi e costruiamo una nuova umanità, celebriamo la fraternità. 

In questo tempo che ci è dato di vivere, facciamo del nostro meglio per riconoscere la dignità di ogni persona umana, facendo rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità.