Di cosa abbiamo bisogno nella vita per essere felici

Quando partiamo per un viaggio se abbiamo con noi solo una piccola borsa, fidandoci di poche cose, quelle che ci serviranno davvero, possiamo muoverci con libertà. In questi giorni in cui molti di noi partono ci accorgiamo quanto sia difficile fare questa scelta: mettiamo in valigia tante cose inutili, che poi riporteremo indietro senza mai averle nemmeno toccate…

Così avviene nella nostra vita, dove abbiamo bisogno di poche cose per essere felici, per vivere da persone libere e non schiave dei loro beni, che la rendono tanto faticosa: anche i soldi, le case, il successo… come le tante cose inutili che mettiamo in valigia…ci sembrano fondamentali, ma spesso non servono se non a complicarci la vita.

Che cosa possiamo portare allora nel viaggio della vita per essere davvero liberi? Abbiamo bisogno, come gli apostoli inviati da Gesù nel Vangelo di Marco di questa domenica, di non confidare nelle cose, ma di dare fiducia al Signore e alla Sua Parola. Non significa essere poveri materialmente ma vuol dire non mettere il cuore nelle cose che possediamo, che ci distraggono da quello che conta davvero e rendono molto faticoso il nostro cammino. Preoccupati nel difendere ciò che accumuliamo, ci ritroviamo affannati e così ci allontaniamo dai fratelli, costretti a rapporti guidati dalla diffidenza e dall’interesse.

Dio non ci vuole poveri, ma liberi e felici, persone non appesantite da cose inutili e dannose per la nostra anima: sono gli “affari mondani”, i secularia negotia come li chiama San Gregorio Magno nel suo commento a questo Vangelo. L’uomo legato ai soldi, alle case, ai beni, in fondo è profondamente ingannato, perché cerca nel possesso quella sicurezza che mai potrà ricevere dalle cose che possiede, per quanto ricco sia. L’uomo che incontra Cristo invece non ha bisogno d’altro che affidarsi alla Sua Parola e viene guarito da questo inganno; per questo Gesù manda gli apostoli a due a due ad annunciare la Buona notizia del Vangelo.

Però non è facile accogliere questo annuncio. Amos, nella prima lettura di questa domenica, denuncia il lusso dei potenti che ignorano la miseria degli oppressi, lo splendore di certi riti che nascondono ingiustizie e desiderio di potere, annunciando loro la necessità di convertirsi. Per questo Amos viene rifiutato, cacciato; è questo è il segno che accompagna tutti i veri profeti, il rifiuto, perché il loro annuncio appare scomodo: “Vattene”, diciamo anche noi spesso ai profeti che Dio ci manda, lasciami vivere la mia vita negli inganni. Non lo facciamo con le parole, come il sacerdote Amasìa, ma con i fatti, continuando a fare una vita secondo i nostri schemi.

Chi invece accoglie la Parola, si lascia scomodare, accetta di lasciare le false sicurezze e di rischiare per il Signore, troverà quanto sia vero questo annuncio profetico. La sua vita incomincia ad appoggiarsi alla Provvidenza di Dio e così sempre più sperimenta la Sua sollecitudine di Padre, riceve da Lui quella Pace meravigliosa, profonda, che invano aveva cercato nelle cose del mondo, perché, come dice il Salmo: “Solo in Dio riposa l’anima mia da lui la mia salvezza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare” (Salmo 61).