Conflitto israelo-palestinese: intervenire presto per riannodare i fili spezzati

Giorni fa Papa Francesco ha lanciato un accorato appello ad israeliani e palestinesi di interrompere gli scontri per cercare le strade che portano alla pace, ma purtroppo questa triste storia medio-orientale sembra non finire mai a causa di tanti soggetti politici che dietro le quinte dei scenari regionali e mondiali o per interesse, o per indifferenza, alimentano una situazione che diventa sempre più devastante per le prospettive della pace.

Bisogna fare presto per riannodare i fili spezzati e mettere all’angolo sia le speculazioni all’interno di Israele che all’interno della Palestina. Infatti gli estremismi delle due fazioni, pur non rappresentative del desiderio di convivenza che anima la maggioranza delle persone dei due popoli, negli ultimi tempi per tragici errori fatti, hanno generato il conflitto a cui assistiamo. Il fuoco è stato riattizzato con la proposta incauta di Donald Trump di un anno fa di fare di Gerusalemme capitale indivisa dello Stato di Israele e di Palestina nella parte est della Città, e di riconoscere le parti occupate da coloni israeliani di Samaria e di Giudea, come territori israeliani.

Infatti l’origine delle nuove contrapposizioni nasce proprio in quel frangente: ha rinfocolato la ferita non curata della giurisdizione nelle enclave di Samaria e Giudea; ha spinto gli estremisti della destra sionista a comprimere sempre più la comunità islamica in Israele, da tempo positivamente impegnata in un processo di integrazione. Credo che questo sia il punto più controverso che ha prontamente strumentalizzato Hamas per i suoi fini estremistici, così come dall’altra parte la ultradestra interessata a restringere gli spazi degli arabi. Per sottolineare ancor più l’errore, va ricordato che gli arabi appartenenti allo Stato d’Israele sono circa 2 milioni su 9 milioni complessivi di abitanti, e da un po’ anni partecipano alla vita amministrativa e politica con un proprio partito politico che normalmente definisce alleanze con gli altri partiti ebrei per l’amministrazione dello Stato.

Questa crisi per interrompersi davvero ha bisogno di mediatori responsabile in quanto le due realtà in contrapposizione, per svariati motivi sono più deboli che nel passato ed hanno bisogno di sostegni per ritrovare la pace che non si troverà certamente con soluzioni militari, ma con compromessi concreti garantiti da soggetti internazionali forti. Penso ad una iniziativa USA in accordo con Russia ed Europa per riannodare i fili spezzati della pacifica convivenza e sottrarre alle realtà che nell’ombra  hanno interesse a quel conflitto, lo spazio che sinora hanno avuto proprio per l’assenza di una proposta di pace equilibrata ed autorevole.

L’Europa stavolta s’incoraggi a muoversi come potenza continentale, risparmiandosi ancora una volta la parte di  vicino di casa che fa finta di non vedere l’altra abitazione in fiamme. Lo deve fare per l’ambizione di muoversi come entità politica unica, come soggetto che ha tutto da perdere se nel suo stesso mare Mediterraneo ci sono gravi instabilità, deve impegnarsi proprio per le nobili promesse a non abbandonare la cultura della Pace, solennemente fatte dopo gli abomini avvenuti nella Seconda guerra mondiale proprio a causa di errori che verranno reputati imperdonabili per l’eternità, prodotti proprio nel nostro Continente.