Come tv e social influiscono sullo sviluppo dei giovani

Sono tante ormai le analisi sulla condizione dei ragazzi, vittime spesso inconsapevoli di un mondo di adulti che non dialoga più con loro, ma li lascia in balia di strumenti di comunicazione invadenti e pervasivi. In buona sostanza, i ragazzi di oggi formano la loro personalità “grazie” ai social e alla Tv e prediligono “contatti virtuali” piuttosto che relazioni umane.

È evidente come la pandemia ha scatenato e reso imprevedibile una situazione che già era presente nella società moderna, ha reso evidente – come per tante altre situazioni – la realtà di tanti ragazzi sempre più sganciati dalla realtà e agganciati dalla finzione, fino al punto di pensare che la finzione sia reale.

Se la proposta incontrollabile dei social ha inciso sull’equilibrio psico-fisico dei ragazzi, la Tv non è stata da meno, proponendo un incessante martellamento sull’andamento della pandemia e – come contraltare – programmi di pura evasione e di altrettanta diseducazione.

A tutto ciò si sono legati tanto gli adulti quanto i bambini e ragazzi, maturando un aumento percentuale di casi di disturbi funzionali, soprattutto nei preadolescenti e adolescenti significativamente nella fascia di età che va dai 13 ai 16 anni, con un’incidenza lievemente maggiore nel genere femminile e un incremento delle diagnosi di stati ansiosi, episodi di perdita di coscienza improvvisa e stati di malessere e affaticamento. Non ha giovato loro la didattica a distanza, perché ha alimentato l’idea di poter “fare finta” e di poterlo fare “in pigiama”.

Il paradosso è stato quello di tanti ragazzi che hanno proseguito nel loro isolamento anche quando le restrizioni si sono allentate, o, al contrario, si sono lanciati nello “sballo”. Lunghi periodi trascorsi davanti alla TV a computer, tablet e smartphone per ogni attività quotidiana è stata ed è una delle cause principali dell’aumento di disturbi legati alla sfera emotiva e psicologica.

La proposta di programmi privi di un approccio educativo, spesso con una estremizzazione della violenza, ha favorito una tendenza dei ragazzi a porgersi verso i coetanei, anche incontrati per caso, in maniera provocatoria. Si sono creati gli assembramenti da “branco”, in cui la regola è diventata quella del più forte, del più violento, del più abile, sempre copiando comportamenti costruiti sui set, nelle fiction o nei film. Molti comportamenti violenti sono state vere e proprie “repliche” di immagini viste in Tv o sui social, senza alcun controllo o sostegno da parte di adulti responsabili.

È evidente e forse ormai inevitabile il fatto che i ragazzi filtrano la loro vita attraverso la tv e i social network, che ormai veicolano tutte le informazioni soprattutto attraverso le condivisioni degli utenti. I ragazzi sono particolarmente curiosi e cercano qualsiasi cosa sul web: sesso, immagini della violenza, cose divertenti, senza censura, comportamenti bizzarri e pericolosi dei più giovani a completo rischio di emulazione, senza nessun filtro. Ridono e si divertono nel vedere qualcuno farsi male, cercano video estremi e seguono i loro idoli attraverso le immagini strumentali che pubblicano la maggior parte dei vip nei social, sognando vite meravigliose e corpi statuari.

Ed ecco che, di fronte a questa fragilità dei ragazzi, si impongono contenuti volutamente accattivanti e talvolta fuorvianti per attirarne l’attenzione. Per molti ragazzi, quella diventa la realtà e di quella realtà chiunque può farne parte.

Non tutti i ragazzi sono muniti di scudo e armatura per difendersi e non hanno ancora sviluppato una capacità critica e di analisi di quello che leggono. Gli adolescenti non hanno ancora un pensiero critico tale da fungere da filtro adeguato, sono impulsivi per via di alcune aree cerebrali che terminano lo sviluppo intorno ai 20-25 anni e hanno difficoltà nella gestione delle emozioni. Sono quindi condizionabili, hanno una scarsa capacità di contestualizzare e vanno di fretta, leggono in superficie, condividono quello che condividono gli altri, si fermano al contenitore, ai titoli e raramente vanno oltre.

La pandemia ha purtroppo messo all’angolo il mondo degli adulti, che è arretrato paurosamente, con una scuola non in grado di stare dietro ai tempi e con una famiglia non in grado di analizzare i danni che può creare una comunicazione sbagliata o strumentalizzata.

Per chi produce contenuti è spesso più importante lo share, per cui anche un contenuto che distorce la realtà va in onda quando può essere più visto o ascoltato e incontra un pubblico indifferenziato e spesso incapace di un pensiero critico. La realtà viene letta in base a quel contenuto, anche quando quest’ultimo è davvero lontano dalla realtà. Le conseguenze sono pesantissime e lo saranno sempre di più, perché nessuno sta davvero prendendosi cura di quelli che saranno gli adulti del domani, forse pensando a vivere “intensamente” ed unicamente l’oggi.

Bisogna – è evidente – tornare ad un’informazione che sia equilibrata, pacata e soprattutto vera, tornare ad un’informazione che trasmetta valori positivi e non sempre e comunque l’immagine di un mondo che va in rovina ed in cui vince il più forte o il più scaltro, un’informazione che punti a rendere le persone – soprattutto quelle in costruzione – vicine e solidali fra loro.