La bagarre sui Bonus e l’esigenza di nuove politiche sociali

Il terremoto politico provocato dal bonus che ha interessato consiglieri comunali, regionali e parlamentari nazionali, più che segnalare la scorrettezza nella legalità dei cosiddetti “politici”, che hanno chiesto e ricevuto i bonus, e sono stati colti in flagranza di mancanza di eticità, indica più i buchi di un sistema che fa acqua da tutte le parti.

È vero che i leader dei partiti si stanno sperticando dal prendere le distanze ed addirittura dal minacciare di espellerli dai loro rispettivi partiti, ma pensò che costoro dovrebbero invece trarre lo spunto da ciò che è successo per cambiare radicalmente alcune filosofie di intervento della politica sociale, e alcune altre che riguardano i sistemi di selezione della classe dirigente, che sono strettamente legati alla vita democratica interna degli attuali partiti politici.

Prendiamo ad esempio i bonus. Non credo che in Europa esistano esperienze di ricorso così frequenti ai bonus come nel nostro Paese. Si sono dati ai diciottenni, agli insegnanti, agli acquirenti di biciclette, ai turisti nostrani e tanti altri dalle casistiche più disparate. Ma quello che mi ha sempre colpito è non solo il pretestuoso intervento di aiuto, ora a questa, ora a quella categoria di persona, al punto di apparire come un intervento clientelare.

In un Paese come il nostro che ha nello sfondo sempre qualche appuntamento elettorale come quello comunale, regionale, nazionale, europeo, ma anche l’assenza di criteri assai imprecisati, sia degli aventi diritto, e sia dei doveri da garantire rispetto alla fruizione del diritto garantito, è facile leggere la volontà distributiva a carattere elettoralistico.

Significativo l’esempio che mi ha riferito un mio caro amico, con tanto di carteggio esibitomi, che dimostrava che una sua società ‘dormiente’, che non ha mai realizzato alcun fatturato, ha ricevuto senza che nessuno abbia mai mosso richiesta a chicchessia, 2000 euro di “aiuto” per la crisi che l’avrebbe colpito a causa della pandemia. Non sarò io certamente ad essere contrario agli aiuti, ma pensò che questo andazzo da repubblica del facile bonus, spesso senza criterio e senza doveri non va bene. In questo clima di grande distribuzione di soldi pubblici (tutti a debito) non può continuare.

L’altro nodo riguarda la selezione della classe dirigente. In questi anni non viene scelta dall’elettore, bensì dal capo partito del momento attraverso sistemi elettorali che evitano che vengano scelti con la preferenza espressa dall’elettorato. A questo si aggiunge la scarsa vitalità democratica interna dei partiti in forza del sistema maggioritario che ha eccessivamente verticalizzato il sistema di comando interno, che gioco forza cambia la logica di selezione delle persone da destinare alla attività politica.

Ecco! Se le cose anche minimamente stanno così, i leader di partito non si stracciassero le vesti, ma cambiassero verso nel criterio delle politiche sociali e nella vita interna dei loro partiti. In questo modo sarà più facile interpretare quello che è successo un caso, più che un progressivo degrado proprio a causa di un sistema politico fatto male.