Editoriale

Le 9 cose che ci insegna san Giuseppe

San Giuseppe è il gigante del silenzio, il Custode del Redentore, lo sposo della Beata Vergine Maria, patrono della Chiesa ed esempio di vita per tutti i cristiani. L’uomo “giusto” vive la vita di Nazareth nel silenzio, nel lavoro e nella custodia della santa famiglia, proteggendola da ogni male. Cosa c’insegna oggi san Giuseppe?

Il silenzio. In un mondo pieno di rumore esteriore ed interiore, il silenzio è la “culla” dove poter far nascere ogni giorno Gesù nel proprio cuore. Il silenzio è la spazio di vita ed è un valore umano e spirituale.

L’umiltà. E’ la prima e l’ultima delle virtù. Senza umiltà, non c’è umanità e incarnazione nella realtà. L’umiltà è l’autostrada della santità.

La custodia. Saper custodire gli altri, il mistero che c’è in ogni persona. Non si può vivere di gossip, pettegolezzi e chiacchiere, anche all’interno della chiesa, ma bisogna essere custodi della sacralità che c’è in ogni persona. Papa Francesco scrive: «Giuseppe è “custode” perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!».

Il lavoro. Il lavoro nobilita l’uomo ed è fonte di realizzazione e di sussistenza per le tutte le famiglie della società. Senza il lavoro c’è l’ozio che è il padre di tutti i vizi.

Lo svegliarsi dal sonno. Siamo tutti addormentati e anestetizzati dal mondo e dal maligno. San Giuseppe ci aiuta ogni giorno ad alzarci dal letto del nostro “io” per metterci in viaggio sulle strade scomode e belle di Dio.

L’Amen della fede. Il dire “Amen” ogni giorno al Signore e agli altri. Essere disponibili e docili alle sorprese di Dio e alle “richieste” dell’amore divino.

La giustizia. Giuseppe è l’uomo giusto, cioè santo. In mondo pieno di illegalità e disonestà, l’artigiano di Nazareth c’insegna l’onestà, la legalità e il senso di giustizia che dobbiamo avere nei confronti di tutti.

La paternità. In una società orfana, senza padri e senza madri, bisogna riscoprire il senso di paternità da parte dei genitori, educatori, insegnanti e sacerdoti. Essere padri e madri non è un’attimo, ma è la vocazione di una vita intera.

La praticità. Il papa emerito Benedetto XVI, appena salita in cielo, ha tratteggiato un identikit di san Giuseppe: «Perché Dio ha scelto Giuseppe? Perché Giuseppe era un uomo giusto, pio. Ma anche perché Giuseppe era un uomo pratico. D’altronde, ci voleva un uomo pratico per organizzare la fuga in Egitto, ma anche per organizzare il viaggio a Betlemme per il censimento, e per provvedere a tutte le necessità pratiche di Gesù».

Concludo con una preghiera di San Francesco di Sales:

Glorioso San Giuseppe, sposo di Maria,
estendi anche a noi la tua protezione paterna,
tu che sei capace di rendere possibili
le più impossibili delle cose.
Guarda alle nostre presenti necessità,
rivolgi i tuoi occhi di padre
su ciò che preme ai tuoi figli.
Aiutaci e prendi sotto la tua amorevole protezione
le questioni così importanti
che ti affidiamo,
in modo che il loro esito favorevole
sia per la Gloria di Dio
e per il bene di noi.

fra Emiliano Antenucci

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