“Vigilare per non cadere nella spirale del gioco d’azzardo”

Il miraggio del ‘paese di cuccagna’ trascina tutti a fondo”. Infatti, “‘la gran passione del guadagno grosso, immediato, dovuto alla fortuna’, alla fine – troppo tardi, però – rivela il suo inganno. Ieri come oggi!”. E' quanto scrive mons Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento, in una lettera indirizzata alla sua diocesi. Come riprota il Sir, il presule mette in guardia dai rischi legati al gioco d’azzardo, alle scommesse e all’utilizzo delle slot machine. “Ieri come oggi ci si trova di fronte a un vuoto legislativo, perché – nonostante i fatti dimostrino la pericolosità del fenomeno – poco o nulla si è fatto, finora, per arginarlo da parte del potere legislativo, lasciando a chi tocca raccogliere i cocci, vale a dire alle istituzioni più vicine al territorio, di adoperarsi ciascuno come può per fronteggiare il pericolo. Questo vuoto è sicuramente il primo dato che emerge, e fa paura, perché estremamente pericoloso”.

Un triste primato

Mons. Accrocca ricorda la provincia di Benevento “è la settima in Italia per quanto riguarda il gioco d’azzardo e le scommesse, nonché la prima in Campania per la spesa in slot machine. Se poi teniamo conto che, in media, ogni cittadino del Sannio (contando quindi anche i neonati!) spende, dati alla mano, più di 1.100 euro ogni anno nel gioco d’azzardo legale – sottolinea l’arcivescovo -, possiamo facilmente comprendere quanto la spesa finisca per incidere su quelle famiglie in cui uno o più membri risultano affetti da una dipendenza patologica nei confronti del gioco. Una dipendenza che è vera e propria patologia, da prendere molto, ma molto sul serio”. Poi aggiunge “Se teniamo conto che nella provincia di Benevento il volume annuo di gioco che si registra è pari a circa 336 milioni di euro, dobbiamo prendere atto che tale sindrome è parecchio diffusa”. “La pubblicità a favore del gioco in denaro diviene perciò – denuncia – la prima vera forma d’incitazione colpevole alla dipendenza patologica, una propaganda alle cui storture gli amministratori potrebbero porre rimedio appellandosi a superiori esigenze di salute pubblica”. Poi domanda: “In attesa che il Parlamento vari una legge ad hoc, non si potrebbe vietare una tale pubblicità negli stalli pubblici (fiancate degli autobus comprese)?”. Al tempo stesso, aggiunge, “la diffusione capillare di sale gioco, di slot machine e dei distributori di Gratta e vinci, mette ancor più in risalto il gesto virtuoso di quanti, pur potendo arricchirsi sulla patologia altrui, scelgono di non farlo. Queste persone meritano perciò il sostegno tanto degli amministratori quanto dei cittadini”.

Come “Peter Pan”

Secondo il vescovo, “la persona ormai assoggettata alla schiavitù del gioco somiglia tanto a Peter Pan: rifiutando di crescere, cioè di affrontare la realtà rimboccandosi le maniche per far fronte ai propri problemi, preferisce continuare a giocare con la propria vita e quella degli altri, nell’illusione di raggiungere il ‘paese di cuccagna’ e risolvere in un colpo solo, senza fatica, con una vincita fortunata, tutti i propri problemi”. Al contrario, avverte il presule, “così facendo finisce per trascinare nel baratro non solo se stessa, ma anche i propri familiari, i quali si trovano loro malgrado costretti a subirne le amare conseguenze”.

Una pericolosa illusione

Infine, l’arcivescovo invita quanti sono affetti da “questa schiavitù” a “lasciarsi aiutare, perché è pericoloso illudersi di potercela fare da soli: si finirebbe – inevitabilmente – per aggravare la propria situazione, magari invischiandosi in prestiti usurari, il che vorrebbe dire imboccare davvero una strada senza speranza”. In questo tempo di Avvento, “quando è ormai vicina la celebrazione del Natale e tutta la liturgia ci chiama alla vigilanza”, mons. Accrocca rinnova “a tutti l’invito a custodire se stessi, ad essere vigilanti, perché è facile cadere nella spirale del gioco, un vortice nefasto che alla fine non lascia sul terreno se non disperazione. Custodire se stessi è non tanto un dovere, quanto piuttosto un diritto che tutti noi dobbiamo esercitare perché sia più bella e serena la nostra vita e quella di coloro che vivono intorno a noi e ci sono affidati”. Poi conclude: “I pastori, me per primo, favoriranno il raggiungimento di un tale obiettivo con alcune scelte essenziali: dando il primato a Dio in ogni cosa, vivendo con sobrietà, espletando un’intensa azione educativa”.