Per la prima volta a Canale D'Agordo (Belluno) oggi è possibile visitare la casa natale di Papa Giovanni Paolo I. La visita guidata, riferisce l’Agi, è solo uno dei momenti che caratterizzano l'intenso pomeriggio dedicato a Papa Luciani. Alle 16, il cardinale Beniamino Stella, postulatore della Causa di Canonizzazione, presenterà il volume tratto dagli atti del processo canonico: “Albino Luciani. Giovanni Paolo I. Biografia ex documentis. Dagli atti del processo canonico” di Stefania Falasca, vice postulatrice della Causa di Canonizzazione di Albino Luciani, di Davide Fiocco, collaboratore della Causa di Canonizzazione e di Mauro Velati, storico e collaboratore della Positio di Giovanni Paolo I. Il testo rappresenta la prima biografia contenutisticamente completa condotta con metodo storico-critico sulla base di una investigazione delle fonti archivistiche, di una ricerca bibliografica e della testimonianza di 188 persone, tra cui spiccano il Papa emerito Benedetto XVI, il dottore Renato Buzzonetti che constatò la morte di Luciani e suor Margherita Marin, religiosa presente nell'appartamento papale al tempo di Giovanni Paolo I. Alle 17, ci sarà la visita guidata alla casa natale di Papa Luciani. Alle 18 infine, presso la chiesa arcipretale di Canale d'Agordo, avrà luogo una tavola rotonda moderata da Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani, in occasione della pubblicazione del libro di Antonio Preziosi “Giovanni Paolo I. Indimenticabile”, edito da Rai Libri-Cantagalli.
Biblioteca personale
“Giovanni Paolo I non ha avuto il tempo di scrivere encicliche o esortazioni apostoliche – spiega il vaticanista Gianni Valente -. L’unico testo che ha licenziato da Papa è stata proprio la quarta edizione di “Illustrissimi”, da lui rivista e corretta negli ultimi giorni del suo pontificato”. Avvalendosi della consultazione delle carte personali di Luciani (quaderni, bloc notes, agende) conservati all’Archivio storico del Patriarcato di Venezia, e attraverso una serrata analisi intertestuale condotta sulla base della documentazione inedita, Stefania Falasca ha potuto ricostruire l’intero processo di redazione di 'Illustrissimi'”. Ciò ha fatto rinvenire una parte dei volumi della ricca biblioteca personale di Luciani, dispersi dall’incuria nel tempo e solo in parte confluiti nella biblioteca dello Studium Marcianum a Venezia. “Dal serrato lavoro filologico emerge l’originalità del codice linguistico lucianeo, in grado di attingere a un repertorio umanistico-letterario vasto e versatile, rimasto a lungo sostanzialmente ignorato da parte della storiografia anche recente sul pontificato di Giovanni Paolo I – puntualizza Valente -. In particolare, proprio la familiarità di Luciani con la dimensione letteraria spinge a riconsiderare il nucleo originario della sua formazione, fuori dai clichè fioriti intorno al “parroco di montagna” finito quasi per sbaglio sul Soglio di Pietro”. Gli studi condotto da Stefania Falasca lasciano in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare l’humilitas e la semplicità di Luciani per sprovvedutezza o addirittura per mediocrità intellettuale. Chiarisce Valente: “Se papa Montini lo considerava un 'fine teologo', per il filosofo Jean Guitton il successore del suo grande amico Paolo VI era “uno scrittore nato” e la sua arte di raccontare era “abitudine acquistata mediante lungo esercizio, e non formula magico-cabalistica”. La sua stessa opzione per il registro letterario e la ricerca di un linguaggio accessibile a tutti, emancipato da ogni sofisticazione, era in Luciani il frutto di un lavoro e di un’applicazione assidua”. Il Papa che recita a memoria Trilussa nelle udienze generali vuole parlare agli uomini del suo tempo nella loro lingua, quella che tutti possono comprendere. Senza pose, senza formule altisonanti e intimidatorie. Secondo Valente, se il “conversare” è la cifra distintiva di “Illustrissimi”, essa rappresenta anche la chiave ultima di tutto il ministero di Luciani. Quando anche da Papa sceglie il tono colloquiale e convoca come alleati del suo magistero di predicazione poeti e scrittori, Giovanni Paolo I ripercorre le strade dei Padri della Chiesa che già nei primi secoli cristiani ricercavano la pronuntiatio, intesa come “sapienza del porgere”. Il suo “sermo humilis”, irrigato con le parole della Sacra Scrittura e del genio letterario, è il modulo espressivo più consono a una Chiesa che vuole essere amica degli uomini del suo tempo. Come Agostino, precisa Valente, Luciani riconosce che ogni verità rivelata va proposta “suaviter”, con delicatezza. Si deve in qualche modo adattare alle possibilità di ricezione di chi la riceve. Perché “nutre l’anima solo ciò che la rende lieta”. Nella casa natale di Papa Luciani, morto 33 giorni dopo essere stato eletto al soglio pontificio nel 1978, «c'è la stanza dove è nato, il 17 ottobre 1912, ed è stato battezzato, l'unica che era riscaldata da una stufa a legna, ancora funzionante – spiega a Vatican News, Loris Serafini, direttore del museo Albino Luciani -, la cucina, la cantina dove il papà durante l'inverno lavorava il legno e la vecchia stalla. Quindi una famiglia di contadini, che hanno vissuto nella semplicità e nella povertà. La cucina – prosegue Serafini – ricorda il luogo dove non solo lui è cresciuto e ha vissuto soprattutto con la mamma, ma anche il luogo dove è tornato a trovare molte volte il fratello. C'è tornato fino a poco prima di partire per Roma.
Biglietto unico
Ha sempre tenuto un fortissimo legame con la sua famiglia. Ha rinunciato alla sua parte in favore del fratello, proprio per aiutarla. Aveva una stanzetta dove poteva venire a dormire ogniqualvolta lo desiderasse”. ”Il fratello Edoardo – sottolinea Serafini al sito d’informazione della Santa Sede- ha vissuto nella casa natale fino al 2008, l'anno della sua morte. Mantenendo la linea della famiglia, ha voluto rimanere in semplicità e vivere ancora in questa casa. La casa, quindi, non era visitabile. I nove nipoti, dal 2008 in poi, hanno deciso di aspettare il momento opportuno e hanno tenuto disponibile la casa perché venisse acquistata da un ente ecclesiastico. La diocesi di Vittorio Veneto, grazie all'aiuto di un benefattore, si è fatta avanti e ha acquistato la casa natale”. Questo ha frenato l'apertura per molti anni. “Oggi le cose sono cambiate e aspettiamo la beatificazione, che speriamo sia molto vicina. Era giusto, quindi, rendere fruibile questo importante ricordo della vita di Papa Luciani”, sottolinea. La casa è visitabile grazie al biglietto unico che comprende anche l'entrata al museo. Per il momento l'allestimento sarà semplice: la diocesi, che ha affidato alla Fondazione Albino Luciani la gestione delle visite, ha apportato alcune migliorie, ma già da questo inverno, prosegue il direttore del museo, “inizieremo una ristrutturazione per ampliare gli spazi visitabili”. Il breve pontificato di Papa Luciani, evidenzia l’Agi, è stato caratterizzato dalla misericordia. “Per misericordia – racconta Loris Serafini a Vatican news – non bisogna intendere un falso sentimento di pietà verso gli altri, ma un qualcosa di vissuto a livello personale, con una vita di preghiera e di impegno. La misericordia di Papa Luciani era accogliere chiunque bussasse alla sua porta, capire il problema della gente e cercare di trasmettere l'amore di Dio. Lui spesso diceva: il peccato va combattuto, ma il peccatore va sempre accolto. Questa impostazione è la base della nuova Chiesa che si sta costruendo oggi, e che Papa Francesco invita a perseguire”. “Quando Papa Francesco si è affacciato alla loggia di San Pietro – afferma Serafini – mi sono venuti i brividi. Mi sembrava che si fosse ripresentato, in un certo qual modo, Papa Luciani. Il modo semplice, la volontà di entrare in empatia con il popolo di Dio e questa rinuncia ai segni del potere, questa volontà di esercitare l'autorità come un servizio. L'autorità è necessaria, ma l'autorità è un altissimo servizio. Più si va in alto, più si hanno grosse responsabilità verso chi sta più in basso”. Questo era il modo di intendere l'autorità in Papa Luciani e credo sia anche il modo di viverla di Papa Francesco. E poi questo dialogo con il mondo di oggi, che era caratteristico anche di Albino Luciani, che “avrebbe voluto fare il giornalista, che ha scritto quel bellissimo libro `Illustrissimi´, pubblicato nel gennaio del 1976, con quaranta lettere dedicate ai grandi personaggi della storia, per parlare di temi di attualità e di entrare in contatto con la società”. C'è un detto che dice:”Nessuno è profeta in patria”, questo di solito vale un po' per tutti. Le persone più anziane, che hanno visto crescere Papa Luciani, avevano una grande stima verso di lui e un grande rispetto. Oggi, “dopo tanti anni, la devozione maggiore si trova in chi viene a visitare il paese da fuori, soprattutto si trova in molti giovani delle parti del sud del mondo: dal Sud America e dall'Africa. Molto poco dal nord, dal nord del mondo, dal nord dell'Europa”. Molti, invece, da quei Paesi che erano affini al modo di vedere di Papa Luciani.