Ritorna dopo decenni l'omaggio a Santa Clarice

Borgo San Lorenzo è un piccolo comune ricco di storia che sorge sul fiume Sieve e si trova in provincia di Firenze. Qui, nella chiesa annessa all'ex convento di San Pietro a Luco, riposano dal 1661 le spoglie di Santa Clarice Vergine e Martire portate qui dalle catacombe romane di Santa Priscilla. Le reliquie si trovano ancora oggi sotto l’altare maggiore. Lo scorso anno la chiesa ha subito un'opera di restaurazione che ha riguardato anche l'urna in cui sono custodite le spoglie.

Il ritorno della festa

Dopo decenni di pausa, quest'anno è ripresa la tradizionale festa in onore della Santa e l'omaggio reso in processione dagli abitanti del borgo. L'iniziativa si deve al nuovo parroco di Luco al Mugello, don Cristian Comini. Per il festeggiamenti si è svolta, così, la messa pontificale celebrata da monsignor Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole e presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per il dialogo, la cooperazione e lo sviluppo. Al termine della cerimonia, è partita la processione – che un tempo si svolgeva ogni tre anni – ed ha attraversato i vicoli della frazione di Luco. L'evento ha visto una larga partecipazione di fedeli: una testimonianza del fatto che la devozione popolare nei confronti della Santa è ancora vivissima tra i luchesi. L'urna con le reliquie della Martire è stata portata in spalla dai membri della Confraternita mentre i canti della banda musicale di Galliano hanno accompagnato lo svolgimento della processione che si è conclusa con il ritorno nella chiesa di San Pietro dove i partecipanti sono stati accolti dal suono delle campane a festa. Al termine della cerimonia, monsignor Luciano Giovannetti si è intrattenuto con i fedeli, benedicendo i crocefissi ed incontrando i giovani del catechismo.

Chi è monsignor Giovannetti

Il vescovo emerito di Fiesole è uno dei veterani del collegio episcopale italiano essendo stato ordinato ad Arezzo l'8 aprile del 1978. Per l'anniversario dei 40 anni, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, lo aveva ricordato con queste parole: “Ci siamo conosciuti quando lui era rettore del Seminario di Arezzo e io del seminario minore di Firenze. Non erano tempi facili. C’erano cori di profeti di sventure che vedevano la fine dei nostri seminari. Noi abbiamo sempre avuto una visione realista ma fondamentalmente ottimistica nei confronti dei seminari. Non ci siamo mai associati a questi cori. Abbiamo sempre creduto che ci volesse la qualità ma anche la quantità perché è necessario avere un numero sufficiente di ministri della Chiesa per il servizio alla Chiesa. Questa era la nostra visione dei seminari che ha fondato in quei tempi anche la nostra amicizia“.