L'altare prima del trono: Sovana festeggia il “Dictatus”

G regorio VII emanò il Dictatus papae, nel cui testo rivendicò la superiorità dell'istituto pontificio su tutti i sovrani laici, imperatore incluso. In questo testo il Papa si attribuiva anche il diritto di deporre qualunque sovrano. Già il battagliero Pontefice aveva espressamente vietato ai laici di poter investire qualunque ecclesiastico, pena la scomunica. Il rapporto tra Stato e Chiesa era completamente capovolto: non era più l'imperatore ad approvare la nomina del papa, ma era il papa a conferire all'imperatore il suo potere ed, eventualmente, a revocarlo

Potere universale

Gregorio VII è soprattutto famoso per aver strappato all'Impero il potere universale, emanando il “Dictatus Papae”. Con la festa della presentazione al tempio di Gesù, la cosiddetta candelora, domenica 2 febbraio, inizia ufficialmente l'Anno Gregoriano, indetto dalla diocesi di Sovana, Pitigliano e Orbetello (Grosseto) per celebrare i mille anni dalla nascita di San Gregorio VII, Ildebrando da Sovana, che nacque nel borgo (frazione di Sorano) proprio mille anni fa. Una ricorrenza che la Diocesi ricorderà solennemente per tutto il 2020.  Si accendono così i riflettori su un Papa straordinario che ha cambiato la storia, sottomettendo l'Impero al Papato. Gregorio VII, rigoroso sui principi (con la lotta alla simonia e al concubinaggio nel clero) fu anche, evidenzia Adnkronos, un grande innovatore dando inizio a quella che sarà chiamata la “lotta delle investiture” con la quale rivendicò con forza il diritto di nominare i vescovi, sottraendolo all'imperatore.

Il programma dell'Anno Gregoriano

Le celebrazioni dell'Anno Gregoriano hanno avuto sabato 1 febbraio, nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Assunta: alle ore 21, la messa presieduta dal vescovo monsignore Gianni Roncari. A Pitigliano, riferisce Adnkronos, domenica 2 febbraio nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo alle ore 11.30, dopo la benedizione delle candele e la processione, il vescovo Roncari celebrerà la santa messa in ricordo di Papa Gregorio VII. Sabato 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro, avverrà la traslazione del corpo di Gregorio VII dalla cattedrale di Salerno all'antica cattedrale di Sovana. Gregorio VII, il Papa che umiliò l'imperatore Enrico IV, è considerato tra i più grandi pontefici della storia. Nel corso del suo pontificato è riuscito a mettere in atto una profonda riforma della Chiesa, svolgendo un ruolo importante nella lotta per le investiture, che lo pone in contrasto con Enrico IV. Il culto tributatogli sin dalla morte fu ratificato nel 1606 da Papa Paolo V, che ne proclamò la santità.

I maestri

Secondo la tradizione, precisa Adnkronos, il Papa nasce a Sovana nel 1020 dal fabbro Bonizone il quale al fonte battesimale vuole che sia chiamato Ildebrando. Riceve la prima formazione a Roma dallo zio, abate di Santa Maria in Aventino. Tra i suoi maestri c'è anche Giovanni Graziano, che diviene poi papa Gregorio VI. E' certo che quando l’imperatore Enrico III depone Gregorio VI e lo esilia in Germania, nel 1047, Ildebrando lo segue. La sua permanenza e formazione in Germania è molto importante per la sua successiva attività ecclesiale. Nel 1047, dopo la morte di Gregorio VI, trascorre 2 anni nell’abbazia di Cluny. Ritornato a Roma, gli vengono conferiti importanti incarichi grazie al sostegno di Leone IX.

La fuga dell'imperatore

Nel 1059, alla morte di Leone, il futuro Pontefice viene nominato arcidiacono. Da quel momento e da quell’anno diviene uno dei personaggi più influenti dell’intera corte pontificia. Dopo la morte di Alessandro II, il popolo e il clero di Roma lo acclamano Papa e l’imperatore Enrico IV ratifica l’elezione. L’ingresso trionfale del Guiscardo a Salerno, con i carri pieni del bottino portato da Roma e con il Papa “sotto protezione“, contribuì ancora di più a rendere epica la sua figura. La sua forza era temuta in tutto il mondo ed anche l’imperatore Enrico IV aveva preferito scappare invece di affrontarlo. Gregorio VII trascorse gli ultimi anni della sua vita a Salerno, dove consacrò la Cattedrale e verso la fine dell’anno convocò il suo ultimo concilio, in cui rinnovò la scomunica contro Enrico IV e Clemente III, l’antipapa eletto dall’imperatore. Il 25 maggio 1085 Gregorio morì. Fu sepolto in abito pontificale in un sarcofago romano del III secolo. Sulla sua tomba fu scolpita la frase: “Ho amato la giustizia e ho odiato l’iniquità: perciò muoio in esilio.” Il pontefice fu canonizzato nel 1606 da Papa Paolo V.