La Curia contro lo sfruttamento dei lavoratori

Il mondo del lavoro, soprattutto in questo periodo, nel territorio della nostra diocesi, è caratterizzato da fenomeni di fronte ai quali non possiamo rimanere indifferenti. Ci riferiamo al ‘caporalato’, al ‘lavoro in nero’ e ad altre forme di sfruttamento che affliggono non solo tanti nostri concittadini, ma anche migliaia di fratelli e sorelle che vengono da diversi Paesi del mondo come lavoratori stagionali. Vogliamo, quindi, gridare con forza che questi fenomeni, in una società definita civile, non possono essere più tollerati”. E' quanto scritto in una lettera aperta alle Istituzioni la Curia di di Rossano-Cariati. Un testo realizzato grazie all’impegno degli uffici diocesani Migrantes, della Pastorale Sociale e Lavoro, del Movimento lavoratori di Azione Cattolica e della Caritas.

La denuncia della diocesi

Il documento analizza la drammatica situazione che afflige le campagne calabresi, sottolineando come, nell’ambito agricolo, “i lavoratori vengono sottopagati dal datore di lavoro” senza beneficiare dei “necessari riguardi”. Inoltre, “aggiungendo il compenso in percentuale che bisogna versare al caporale per aver trovato il lavoro quello che rimane al lavoratore è meno che niente”. Spostandosi nei negozi e centri commerciali, cambiano anche le modalità sulle quali la diocesi chiede di far luce. “Il lavoratore firma un contratto vero e proprio con la ditta che garantisce uno stipendio pieno, una pausa, le ferie, le malattie e i contributi – aggiunge la diocesi -. Ma, al momento del ricevimento dello stipendio, il dipendente se lo si ritrova decurtato di due terzi, tra l’altro con meccanismi al quanto strani, come il far incassare l’assegno all’intestatario e poi, tornato in azienda, restituire la parte che viene trattenuta”.

Contro lo sfruttamento dei minori

Infine, preoccupazioni per la diffusione del lavoro minorile, a causa di “accordi verbali tra il datore di lavoro e il genitore del minorenne il quale, sottopagato, non sostenuto da eventuali infortuni, compie mansioni per la maggior parte nei campi e nell’edilizia”, ma anche per le condizioni riservate a lavoratori stranieri, africani, pakistani, rumeni, “sottopagati o non pagati del tutto, senza servizi igienici, costretti a dormire in dieci o più in una camera, senza cibo perché non retribuiti, ricattati dai loro stessi conterranei che ne diventano caporali, fino a diventare fantasmi dello stesso territorio in cui vivono”.