“La Chiesa stia lontana dalle logiche di potere”

Farsi povera, per la Chiesa, non implica solo “il dovere di non essere ricca ma soprattutto di prendere le distanze da logiche di potere“. Lo afferma nel suo messaggio per l'Avvento l'arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice. Un messaggio in cui il pastore della Chiesa palermitana riflette sul mistero dell'Incaranzione di Cristo “per il quale non è casuale nascere povero”.

Non si tratta, spiega l'arcivescovo, di “una povertà sociale, ma è la povertà dell’abbassamento, della kenosi, del Verbo di Dio che 'non ritenne un privilegio l’essere come Dio ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini'. Alla luce di ciò comprendiamo bene come per la Chiesa, così come ci ricorda Papa Francesco, non si tratta solo – e questo è un dovere imprescindibile – di operare secondo giustizia a favore dei poveri, ma di farsi essa stessa povera“.

Mons. Lorefice ricorda che l’incarnazione del Verbo di Dio è “una delle verità fondamentali della nostra fede cristiana” e che “la pienezza dei tempi non è il frutto di un cammino più o meno evolutivo dell’uomo che si rende così capace di accogliere addirittura un Dio che si fa uomo, ma è piuttosto il risultato dell’amore di Dio che vuole parlare agli uomini come ad amici per donare loro la sua comunione trinitaria”.

“La storia di Gesù – continua l'arcivescovo – già a partire dal modo in cui è avvenuta la sua nascita fino alla sua morte in croce e alle sue apparizioni di risorto dai morti, è rivelazione piena di Dio”. Nel disegno di Dio non bastavano “la creazione, la rivelazione ai patriarchi e a Mosè, il dono della Legge, le scritture profetiche e gli scritti sapienziali. Occorreva la storia di Gesù di Nazareth – dei suoi gesti, delle sue scelte, delle sue posture, dei suoi gesti di tenerezza e dei suoi rimproveri, delle sue parole autorevoli e dei suoi dialoghi interpersonali, dei suoi miracoli, dei suoi silenzi, della sua capacità di gestire la sofferenza e il dolore, della sua preghiera intima in cui ricerca la volontà di suo Padre e vi si affida – perché ogni uomo potesse cogliere in questa storia ciò che Dio vuole raccontare di se stesso e del Suo profondo desiderio d’incontrarlo. Sì, perché Dio coltiva da sempre, dentro la sua esistenza trinitaria, l’intimo desiderio di poter incontrare ogni uomo e ogni donna. E neanche la diffidenza e il peccato dell’uomo lo allontanano da questo proposito di amicizia e di comunione. Prima che ogni uomo si metta alla sua ricerca, Dio lo cerca con infinita dedizione”. Il Natale, conclude mons. Lorefice, “è così una delle grandi celebrazioni cristiane che ci ricorda la profondità spirituale della carne di Cristo. Dio ama la nostra storia tanto da condividerla nella pienezza umana dell’incarnazione del Verbo e nella povertà di Gesù di Nazareth ci rivela lo stile autentico della nostra figliolanza, vero dono dello Spirito”.