“I matrimoni si celebrino in parrocchia”

Dall'inizio del 2018 sono stati celebrati 159 matrimoni religiosi ad Assisi di cui 90 che hanno riguardato coppie non residenti. Un dato che ha spinto monsignor Domenico Sorrentino, arcivescovo della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo a fare alcune riflessioni sulla tendenza in voga oggigiorno a non sposarsi nella propria parrocchia.

Non per motivi estetici

Il presule, in un'intervista concessa ad Antonella Porzi e pubblicata sul sito ufficiale della diocesi, ha voluto ribadire un concetto già espresso in passato su “Avvenire”: la chiesa del matrimonio andrebbe scelta per senso di appartenenza alla propria comunità parrocchiale anzichè per motivazioni puramente estetiche. Un consiglio di ragionevolezza ma che fa anche appello a quelle che sono le normative previste dal Codice di diritto canonico e dalla Cei.

Il matrimonio è un sacramento

Monsignor Sorrentino ha spiegato così le sue ragioni, che sono poi anche quelle della Chiesa: “Tutti i sacramenti, dunque anche il matrimonio, non sono mai un fatto puramente privato. Sono una espressione della vita ecclesiale. Nella nostra diocesi diamo molta importanza a questo aspetto. Cerchiamo di fare in modo che le coppie si preparino bene al matrimonio, assumendone pienamente gli impegni più esigenti come la fedeltà, l’indissolubilità e l’apertura alla vita. A questo scopo suggeriamo non solo un “corso”, ma un “percorso”, all’interno della parrocchia. Non è facile, ma ci proviamo. Quando le coppie fanno questo percorso, si ritrovano in modo naturale nel contesto della comunità, e sentono il desiderio di sposarsi non lontano, ma nel vivo della loro realtà parrocchiale, scegliendo la parrocchia dello sposo o della sposa”.

Troppi annullamenti

La scelta di sposarsi in una determinata chiesa per motivi estetici si coniuga spesso con la non partecipazione ai cammini preparatori. La mancata frequentazione di un corso prematrimoniale in parrocchia fa sì che poi non poche di queste unioni finiscano presto, rivelandone la fragilità originaria. Un fenomeno non estraneo ad Assisi, come ha confermato monsignor Sorrentino: “Può capitare che chi sceglie di venire ad Assisi, allontanandosi dalla propria comunità, spesso non ha fatto fino in fondo il cammino di preparazione. E i nodi, prima o poi, vengono al pettine“.

Non è un divieto

L'appello del vescovo non deve essere interpretato come un divieto a sposarsi ad Assisi valido per i non residenti. Chiarisce l'arcivescovo: “Noi cerchiamo di illuminare i richiedenti sulla opportunità di celebrare il matrimonio nelle loro parrocchie di provenienza. Chiediamo inoltre, quando ci sono ragioni veramente speciali per venire da noi, il discernimento del loro vescovo o suo delegato. In questo caso possono celebrare il sacramento ad Assisi in una delle chiese parrocchiali o in alcuni santuari ben determinati”.

Non solo rifiuti

Monsignor Sorrentino ha smentito poi l'idea che la diocesi di Assisi sia troppo rigida sull'argomento:”Quando è un no, è detto con il più grande garbo. Ma ci sono anche tanti sì, ben motivati, da ragioni che il parroco e il vescovo degli sposi garantiscono. Il matrimonio è un sacramento tanto significativo, e vorremmo che la celebrazione avvenisse per tutti all’insegna della gioia“.