Esposto per la prima volta lo statuto di sant’Antonio

Oggi, sabato 22 settembre, verrà inaugurata nella sala dello studio teologico della Basilica del Santo, a Padova, la mostra fotografica dal titolo “Il bello della carità. La carità dei frati nel nome di Sant'Antonio”. L'inizio della mostra verrà presentato da un intervento di padre Luciano Bertazzo, docente alla Facoltà teologica del Triveneto e direttore del Centro Studi Antoniani. Padre Giancarlo Zamengo, invece, direttore generale del “Messaggero di sant'Antonio”, parlerà ai presenti di quelli che sono i progetti che vedono la Caritas Antoniana impegnata nelle periferie del mondo.

L'esposizione del Codice

“Il bello della carità” anticipa “Solidaria, la città della solidarietà”, l'iniziativa organizzata dal Centro Servizio Volontariato che prevede un ciclo di cinquanta appuntamenti che avranno al centro la cultura. Durante la mostra per la prima volta verrà esposto il Codice BP 1235 conosciuto pià comunemente come “lo statuto di sant’Antonio”. L'originale di questo prezioso documento risalente all'anno 1231 è conservato nella Biblioteca civica di Padova. Questo codice certifica l'impegno di Sant'Antonio per i poveri della sua città: si tratta, infatti, dello statuto cittadino in cui vengono elencate le nuove, più misericordiose, disposizioni sui debitori, che fino ad allora potevano essere puniti anche con il carcere, emanate proprio grazie all'intervento del Santo. L'ostensione di questo importante documento avverrà dal 22 al 30 settembre nel Museo Antoniano, mentre una sua copia sarà esposta al pubblico nel Chiostro del Generale. Si potranno visitare durante gli orari di apertura della Basilica di Sant'Antonio. 

Contaminazione

Il codice, definito una vera e propria “reliquia sociale antoniana”, è lo “sponsor” più adeguato per la rassegna “Solidaria” che avrà al centro il volontariato e l'aiuto verso gli altri. Emanuele Alecci, direttore del Centro servizi per il volontariato di Padova ha spiegato che l'iniziativa sarà all'insegna della “contaminazione”: “Detta così – ha dichiarato Alecci – sembra un termine medico che fa paura, e invece esprime il desiderio di contaminare i nostri territori coinvolgendo anche quanti in percorsi di volontariato e solidarietà non sono mai entrati. Siamo stanchi di passare per i bravi ragazzi; o capiamo che la solidarietà è questione di e per tutti, o non andiamo da nessuna parte. I tempi difficili che viviamo hanno bisogno che istituzioni, imprese, associazioni, singoli cittadini compiano qualche salto di qualità. Nessuno può sentirsi escluso o può autoescludersi dal compiere ragionamenti solidali. Vorremmo che Solidaria fosse l’occasione per impostarne alcuni, contaminandoci. L’entusiasmo che stiamo riscontrando e le inedite collaborazioni che vanno creandosi ci fanno ben sperare”.