Diocesi in campo per l’integrazione

L'impegno si sposta dalla prima accoglienza all’integrazione dei migranti. A fronte delle mutate condizioni del fenomeno migratorio e delle nuove disposizioni legislative promulgate a riguardo dal governo italiano, la diocesi di Vicenza, con il suo vescovo monsignor Beniamino Pizziol, propone una riflessione e rilancia il proprio impegno in favore dei migranti presenti sul nostro territorio, riferisce LaPresse. Non è più il tempo della prima accoglienza, si legge in una nota firmata da Ufficio Migrantes, Caritas Diocesana Vicentina, Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro e Ufficio per la pastorale missionaria: è tempo di attivarsi in favore dell'integrazione e dell'inserimento lavorativo dei titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari che rischiano a breve di trovarsi in condizioni di irregolarità e di povertà assoluta.

Corridoi umanitari

Lo scorso dicembre il Papa ha fatto riferimento al “centesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, una tragedia di immense proporzioni che il mio predecessore Papa Benedetto XV non ha esitato a definire una inutile strage”. Quindi “possano le lezioni apprese dalle due grandi guerre del ventesimo secolo, continuare a convincere i popoli del mondo e i loro leader dell’inutilità dei conflitti armati e della necessità di risolvere le controversie attraverso paziente dialogo e trattativa”. Perciò è “essenziale che il rispetto per la dignità umana e per i diritti umani ispiri e diriga ogni sforzo nell'affrontare le gravi situazioni di guerra e conflitti armati, di opprimente povertà, discriminazione e disuguaglianza. Corridoi umanitari, seconde accoglienze e inclusione lavorativa sono alcune delle iniziative che la diocesi porterà avanti senza il sostegno di fondi pubblici, ma contando esclusivamente sul volontariato e sulla generosità espressa dalle comunità cristiane. È evidente, dicono, che la scelta non è dettata da ragioni di tipo economico, ma di pensiero, di obiettivi e stili con cui si intende guardare ed accompagnare queste persone, uomini donne e bambini, giunti in Italia dopo esperienze traumatiche e desiderosi, come tutti, di un futuro migliore per sé e per i propri familiari.

Protezione e migrazioni di massa

Ad oggi a livello nazionale, circa 140.000 persone da titolari di un permesso di soggiorno “per motivi umanitari” rischiano di trovarsi in una condizione di irregolarità che li esporrà a povertà estrema e marginalità, nonché di cadere nelle mani della criminalità organizzata pur di sopravvivere, evidenzia LaPresse. Alla luce di tali evidenze, la diocesi di Vicenza ritiene non più prioritario impegnarsi nella prima accoglienza, certa che lo Stato saprà farsi carico delle necessità dei richiedenti protezione internazionale secondo gli standard previsti dal diritto internazionale stesso. Nel discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede era stato papa Francesco a ribadire che “accogliere e integrare i migranti è una responsabilità morale”, sottolineando che “nessuna efficace soluzione umanitaria al pressante problema” dell’attuale crisi delle migrazioni di massa “può ignorare la nostra responsabilità morale, con la dovuta attenzione al bene comune, per accogliere, proteggere, promuovere e integrare coloro che bussano alle nostre porte in cerca di un futuro sicuro per loro stessi e per i loro figli”. Il Pontefice ha ricordato la “fondamentale” Dichiarazione universale sui diritti dell’uomo adottata 70 anni fa, esprimendo la speranza che “le lezioni apprese dalle due grandi guerre del ventesimo secolo” possano convincere i leader di oggi “dell’inutilità dei conflitti armati”. che affliggono il nostro mondo e che negli ultimi anni hanno contribuito alla presente crisi delle migrazioni di massa”.