Crisi e povertà, sono i giovani i più colpiti

Presentata ieri, presso la Curia metropolitana di Torino, la ricerca curata da Mauro Zangola, collaboratore dell’ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Torino, su “Povertà e disagio. Tra i giovani senza lavoro: un’analisi della situazione torinese e piemontese”. Un evento legato al cammino della Diocesi sull'”Agorà del Sociale 2018” da poco iniziato.

Il direttore della Caritas Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, ha illustrato e approfondito i quattro ambiti d'azione del progetto: socio-sanitario, povertà e sostegno sociale, migranti, lavoro e formazione.

Come ha spiegato il direttore, Agorà 2018 intende coinvolgere persone, territori, istituzioni, terzo settore, comunità per un confronto su problematiche emergenti, risorse e servizi, nell’ottica della giustizia e della carità, con l’obiettivo di contribuire a definire un nuovo welfare integrativo e centrato sulla persona lungo le diverse fasi della vita e nelle più diverse situazioni contingenti. La domanda di fondo è: alle radici di un nuovo welfare, le fragilità possono essere intese come opportunità di sviluppo ed educazione per la persona, le relazioni, le comunità e i territori? Dopo la prima cabina di regia di Agorà 2018, ad aprile, le prossime riunioni sono in programma il 26 giugno e il 24 ottobre, prima dell'assemblea conclusiva prevista a novembre.

Zangola ha messo in evidenza come siano proprio i giovani i più colpiti dalla crisi, mentre in precedenza erano gli anziani: “In Italia, oggi un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta. Nel 2007 era solo 1 su 50. In dieci anni l’incidenza della povertà assoluta tra i 18-34enni è passata dall’1,9 al 10,4%; è diminuita, al contrario, tra gli over 65 (dal 4,8 al 3,9%). Prendendo a riferimento le stesse percentuali di incidenza si ricava che i giovani piemontesi che vivono in situazioni particolarmente critiche sono 67.000; i torinesi 35.000″.

L'arcivescovo Nosiglia, commentando i dati, ha affermato che accanto alla preoccupazione occorre darsi da fare. Lo studio presentato dalla diocesi “ci costringe a prendere visione della realtà, quella vera e non solo reclamizzata dalle statistiche ufficiali, e ci stimola a fare tutti la nostra parte per tenere vivo il problema e a esercitare tutta la pressione anche mediatica per suscitare risposte positive e concrete a queste situazioni”.