Così Bergoglio ha convertito “l'angelo del violino”

Un fulmineo cammino di conversione e di radicale testimonianza evangelica ha scandito agli ultimi mesi di vita di Carlotta Nobile, giovanissima concertista ribattezzata dai mass media “l’angelo del violino” e morta a 24 anni di cancro. La domenica delle Palme 2013, Jorge Mario Bergoglio aveva invitato i giovani a portare la croce con gioia e le sue parole avevano profondamente toccato il cuore di Carlotta alla quale il tumore diagnosticato due anni prima aveva permesso di espandere la sua esperienza in un mondo fino a quel momento sconosciuto: il mondo dei malati. Un ruolo fondamentale nell’intensissimo percorso di santità che caratterizza gli ultimi mesi di vita di Carlotta Nobile è quello che si è trovato a svolgere don Giuseppe Trappolini, parroco di San Giacomo in Augusta a via del Corso a Roma. “Quel venerdì santo 2013, il primo del pontificato di papa Francesco, mi trovavo nell’ufficio della canonica domandandomi che cosa dovessi fare. Se chiudere per un paio d’ore la chiesa e riposare o lasciarla aperta – spiega il sacerdote -. Ero ancora inebriato dall’incontro che avevo avuto con il Papa il giorno prima, durante il pranzo a cui ero stato invitato con altri parroci romani. Riecheggiavano nella mente le parole che Francesco aveva detto proprio a me: 'Tenete le porte della Chiesa aperte'. Guardando il flusso continuo dei fedeli decisi di restare e alle 14 si avvicina Carlotta Nobile, domandandomi se poteva parlare con me. Aveva girato sa lungo per trovare una chiesa aperta a quell’ora ed era felice di averla trovata”. Carlotta Nobile (Roma, 20 dicembre 1988 – Benevento, 16 luglio 2013) è stata una storica dell'arte, violinista, scrittrice e blogger italiana, dal settembre 2010 fino alla morte direttore artistico dell’Orchestra da camera dell'Accademia di Santa Sofia di Benevento. Personalità poliedrica di artista e studiosa, tra i più apprezzati giovani violinisti italiani del suo tempo, è nota anche per la sua testimonianza di coraggio nella lotta contro il cancro e per la profonda esperienza di Fede raggiunta negli ultimi mesi della sua vita, conclusasi a soli 24 anni. Nel febbraio 2018 è inserita tra i “Giovani Testimoni” del Sinodo dei Vescovi 2018.

Infanzia

Annunciata profeticamente ancor prima della sua nascita dalla mistica centenaria Madre Raffaelina Borruto S.D.C. come “una donna eccezionale”, Carlotta fin da subito si nutre di cultura, musica, libri ed arte in una famiglia normalmente cattolica, composta dai genitori Vittorio e Adelina e dal fratellino Matteo. Non appartiene a comunità o movimenti: la fede in casa si vive con pudore e nel privato. Le sue profonde sensibilità ed intelligenza la portano fin da bambina ad annotare ovunque i suoi pensieri, dai quali si evince un grande tormento interiore, nutrito di un misterioso pessimismo. “La mia storia sarà diversa” scrive a 8 anni.

Adolescenza e carriera

Parallelamente alla formazione violinistica che porta avanti nelle maggiori accademie europee e che corona con la vittoria di numerosi e prestigiosi concorsi, pubblica due libri e si laurea con lode in Storia dell’Arte, proseguendo gli studi alla Sotheby’s di New York e all’Università di Cambridge. Severa ed esigente con se stessa, con “l’amore intorno e la disciplina dentro” -come dice-, durante l’adolescenza vede sbiadire la fede dell’infanzia.

Il cancro e la solidarietà

A 22 anni, nel pieno della sua precoce carriera, arriva la diagnosi di un melanoma. Dopo una primissima reazione di rabbia nei confronti di un destino che percepisce come ingiusto, dalla domanda «Perché a me?» passa al “Perché non a me?” grazie alla sua grande forza interiore, alla sua cultura ed al suo laico attaccamento alla vita. Capisce presto che quella frenetica ed inconscia ricerca di perfezione che la tormenta da anni è un’illusione e comincia ad amarsi in un modo nuovo rispettando i propri limiti. “Odio essere compatita” -dice- e per questo prosegue la sua carriera non rivelando quasi a nessuno la sua malattia. Desiderosa comunque di comunicare e condividere, nell’aprile 2012 apre il blog anonimo “Il Cancro E Poi_”, col quale infonde coraggio e speranza a migliaia di persone, invitando il prossimo a vedere il cancro non solo come un nemico, ma come un maestro: “Io non so più neanche quanti centimetri di cicatrici chirurgiche ho. -scrive- Ma li amo tutti, uno per uno, ogni centimetro di pelle incisa che non sarà mai più risanata. Sono questi i punti di innesto delle mie ali”. Alterna la sua vita tra concerti e ospedali ed aderisce ai “Donatori di Musica” per offrire note e speranza ai pazienti, senza però rivelare di essere anch’ella malata.

La fede e Papa Francesco

Il 4 marzo 2013 a Milano, al risveglio da un coma, scopre di aver ricevuto il dono della Fede, una fede radicale in Gesù e una forte speranza nel significato salvifico della sofferenza. Lo racconta così: “Io sono guarita nell’anima. In un istante, in un giorno qualunque, al risveglio da una crisi. Ho riaperto gli occhi ed ero un’altra. E questo è un miracolo.” Scrive alla mamma: “C’è un disegno più grande. Tutto questo ha un senso unico e io sono orgogliosa di poter crescere così e vivere questa cosa. E che bello che mi è arrivata la fede! Come facevo senza? Che vita ignobile! Che vita arida senza fede! Senza fiducia e abbandono a Dio! Che regalo questo cancro! Incommensurabile! Io voglio andare a Medjugorje quest’estate! Comunque questo rosario è una cosa meravigliosa, manco lo vedo nel buio, lo tengo in mano e prego da un’ora. Mi mette una pace dentro… non ci sono parole! Perché ora finalmente sono sana dove non lo ero da due anni, cioè dentro, nell’anima! Andrà tutto bene, perché si è nelle Sue mani, e nelle mani di Dio non può che andare tutto bene… è troppo bella questa serenità!”. Carlotta rimane folgorata dall’omelia di Papa Francesco della Domenica delle Palme: “Voi giovani dovete portare la Croce con Gioia!”. Il Venerdì Santo del 2013 a Roma, desiderosa di confessarsi, trova l’unica chiesa aperta all’ora di pranzo: San Giacomo in Augusta. Qui incontra il parroco Don Giuseppe Trappolini, che rimane sbalordito dalla coincidenza per cui proprio il giorno prima, ricevuto dal Papa, era stato invitato a tenere la chiesa aperta all’ora di pranzo del giorno successivo per permettere alle persone di confessarsi. Don Trappolini racconta dunque al Pontefice la storia di Carlotta in una lettera, ed il Papa telefona in parrocchia per assicurare alla ragazza la sua preghiera: “Questa ragazza mi dà coraggio” dice. Proprio in quel momento Carlotta ha una crisi cerebrale a Massa, al cui risveglio nell’ospedale di Carrara, dopo aver ripreso conoscenza, ha un’apparizione trinitaria: sdraiata sul letto nella sua stanza, vede un Triangolo di luce sulla parete. Carlotta, felice, scrive allora al Papa: “Caro Papa Francesco, Tu mi hai cambiato la vita. Io sono onorata e fortunata di poter portare la Croce con Gioia a 24 anni. So che il cancro mi ha guarita nell'anima, sciogliendo tutti i miei grovigli interiori e regalandomi la Fede, la Fiducia, l'Abbandono e una Serenità immensi proprio nel momento di maggior gravità della mia malattia. Io confido nel Signore e, pur nel mio percorso difficile e tormentato, riconosco sempre il Suo aiuto. Caro Papa Francesco, Tu mi hai cambiato la vita. Vorrei rivolgerTi una preghiera… Avrei un desiderio immenso di conoscerTi e, anche solo per un minuto, pregare il Padre Nostro insieme a Te! 'Dacci oggi il nostro pane quotidiano' e 'Liberaci dal male' Amen. Affido questo mio sogno a don Giuseppe e confido in Dio! Prega per me Santo Padre. Io prego per Te ogni giorno. Carlotta”

Gli ultimi tre mesi

L’incontro con il Papa organizzato da don Giuseppe non potrà esserci: nel maggio 2013 le condizioni di Carlotta peggiorano e allora torna a Benevento, dove trascorre nella casa familiare i suoi ultimi tre mesi. Nonostante i suoi dolori siano indicibili, nonostante le metastasi e le ferite martorino sempre più il suo corpo, Carlotta, davanti agli occhi sbalorditi della famiglia, vive un paradossale stato di grazia, di sorriso, di gratitudine e di serenità, senza mai un lamento, nella preghiera, in particolare il Padre Nostro ed il Santo Rosario. Il cappuccino Padre Giampiero Canelli la ascolterà nell’ultima Confessione: “Quasi fu lei ad incoraggiare me!” racconterà. Nei primi giorni di luglio, Carlotta dice al fratello: “Io ho guadagnato la Fede, non quella delle litanie o altro, ma quella dell’affidarsi al Padre». In quei giorni dice di aver visto una scena che, turbata, fatica a descrivere e che i suoi scambiano per un sogno: “Tu c’eri. Tu non c’eri. Neanche tu. Tu sì.” dice ad uno ad uno alle persone che la accudiscono. Pochi giorni dopo, al momento della morte, i vari cari saranno presenti e assenti esattamente come da lei annunciato. Il 14 luglio Carlotta dice ai suoi familiari “È finita!” ma continua a sorridere e a ringraziare Dio. Nell'ultima notte della sua vita, tra il 14 e il 15 luglio 2013, pur in travaglio respiratorio, il padre la sente sussurrare ripetutamente, guardando il soffitto: “Signore, ti ringrazio. Signore, ti ringrazio. Signore, ti ringrazio”. Il giorno successivo, a poche ore dalla morte, rivolge con fatica ai suoi cari e al suo fidanzato l'ultimo saluto: “I miei tre uomini meravigliosi: papà, Alessandro e Matteo. La mia dolce mamma” e poi, accarezzando la guancia della mamma, “Cosa voglio di più?! Io sono fortunata.” La sua testimonianza, diffusasi sul web e sulle televisioni, ha fatto il giro del mondo e continua ad aprire i cuori di tanti, in particolare giovani e malati. “Da quando hai inondato la mia vita con la tua Misericordia, anche questo brutto cancro che mi corre dentro è diventato un’opportunità. Signore, sei la mia luce e, come dice Papa Francesco, che i 'giovani devono portare la Croce con Gioia', io sono fiera di poter portare la mia Croce a 24 anni, se Tu sei con me! Grazie Signore. Carlotta”.