Cinque diaconi permanenti nella festa di S. Carlo

La Diocesi di Milano, la più grande d'Europa e una delle più grandi e importanti del mondo, vive domani la festa del compatrono San Carlo Borromeo. È una delle celebrazioni più importanti e sentite dell'anno pastorale della Chiesa ambrosiana. Un appuntamento che vedrà l'arcivescovo mons. Mario Delpini, nominato lo scorso 7 luglio da Papa Francesco, celebrare il solenne Pontificale nel Duomo alle 9.30 con diretta su Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre), Radio Mater e www.chiesadimilano.it

Cinque diaconi

In questa occasione mons. Delpini conferirà il diaconato permanente a cinque padri di famiglia. Si tratta di Maurizio Giuseppe Bianchi, tre figli, di Milano; Davide Canepa, quattro figli, originario di Genova, ma residente a Merate (Lecco); Tullio Maria Gaggioli, tre figli, di Busto Arsizio (Varese); Stefano Pozzati, di Nerviano, due figli e infine Alessandro Volpi, di Milano, due figli.

La lettera dell'Arcivescovo

L'arcivescovo ha anche scritto una lettera alla diocesi in questa circostanza invitando le comunità “a rivolgere una attenzione specifica per comprendere i tratti caratteristici della figura del diacono, nella sua forma permanente, e per incoraggiare uomini che si ritengono adatti a farsi avanti per il servizio. Il diacono è un collaboratore del Vescovo per il ministero apostolico, non un aiutante del prete promosso a una dignità superiore: chiedere a un uomo di avviarsi per questa forma di collaborazione significa che una comunità si dichiara disponibile a privarsi di una presenza che è preziosa, per un servizio alla comunità diocesana. Sono certo che questo sacrificio sarà ricompensato dal Signore che farà emergere altre presenze generose. Per incoraggiare – scrive il vescovo – le persone adatte perché accolgano l’invito – o meglio: la vocazione – per questo ministero ordinato si devono prendere in considerazioni alcuni tratti che caratterizzano questa figura: si tratta infatti di una persona che deve trovarsi a suo agio nell’offrire la sua testimonianza negli ambiti ordinari della vita quotidiana, cioè la sua famiglia e il suo ambito professionale, e insieme deve trovarsi a suo agio nel servire in modo qualificato la celebrazione liturgica; si tratta di una persona adulta che ha già definito il suo stato di vita, nel matrimonio o nella scelta di vita celibe, ma nel suo modo di essere sposato o celibe rivela i segni di una vocazione a uno specifico servizio ecclesiale inserendosi nel clero; si tratta di una persona che deve trovarsi nelle condizioni per praticare un percorso di preparazione e di formazione permanente che si distende in almeno cinque anni e che richiede un certo investimento di tempo, che sia compatibile con ritmi di vita familiare e professionale”. Mons. Delpini, citando le parole del Papa in occasione della visita a Milano dello scorso 25 marzo, chiede “alle comunità della diocesi di esprimere uomini adulti, credenti, disponibili ad essere nella Chiesa e nella società espressione e richiamo per tutti al 'servire'”.

L'invito del Moderator Curiae

Dal canto suo monsignor Bruno Marinoni, Moderator Curiae, nel presentare la solennità di S. Carlo, sottolinea che la festa è un'”occasione propizia per ricordare la figura e il ministero di questo santo Vescovo: ha lasciato una così decisiva traccia nella nostra Chiesa diocesana che ora noi lo veneriamo come compatrono”.