Accoglienza elemento fondamentale di una società civile

Atutte le comunità della diocesi rinnoviamo l’invito a mettere a disposizione tempo, preghiera, riflessione, volontari, aiuti concreti, generi di prima necessità che permettano alle persone accolte, nella comunità stessa o nel proprio vicariato, di inserirsi gradatamente in un cammino comunitario”. Si chiude con questo appello la lettera che il Consiglio Caritas della diocesi di Como, presieduto dal vescovo Oscar Cantoni, ha inviato nei giorni scorsi a tutti parroci e, successivamente, diffuso dal Sir nelle scorse ore. Un testo, accompagnato da un’introduzione firmata dal vicario episcopale per la pastorale don Fabio Fornera, in cui si rinnova l’impegno per l’accoglienza nelle comunità.

La lettera

“Nelle prossime settimane le diverse cooperative Caritas valuteranno l’eventualità di partecipare o meno ai nuovi bandi, in un’ottica che sarà comunque di ridimensionamento, purtroppo anche del numero dei loro operatori. Vista però la dimensione di accoglienza come elemento fondamentale di una società civile, prima ancora che cristiana, ci sentiamo chiamati a rinnovare il nostro impegno, sempre nella logica della sussidiarietà”, si legge nel testo. Il percorso di accoglienza portato avanti in questi anni in diocesi di Como ha coinvolto una sessantina di comunità parrocchiali, congregazioni religiose, cooperative e associazioni laicali coinvolte e conta oggi un totale 400 richiedenti asilo ancora accolti sul territorio. “Spesso – spiegano dalla Caritas su Sir – si è stati accusati di fare i nostri interessi, dimenticando che ci siamo occupati di profughi e migranti su richiesta, a volte pressante, di Governi, Prefetture e Amministrazioni locali, che sapevano di poter contare da parte nostra anche su un valido aiuto di volontari. Questo percorso é ora stravolto dalle conseguenze del Decreto Sicurezza e dai nuovi bandi. Vediamo così compromesso il cammino di cura delle persone, di mediazione e integrazione che ha, fino ad ora, contraddistinto il nostro impegno”. Nonostante questa presa di distanza dalla Caritas assicurano che le Cooperative continueranno a prendersi cura dei soggetti più vulnerabili.

Progetto Balkan Route

Tra le iniziative che la Caritas diocesana di Como organizza nel corso del 2019 è di notevole importanza il progetto “Balkan Route”, volto a sostenere le attività psicosociali e di assistenza ai profughi bloccati in Serbia e Bosnia. L’obiettivo è aiutare i migranti lungo la Balkan Route in base ai differenti bisogni che possono emergere in una situazione per definizione mutevole. “La Rotta dei Balcani è percorsa da migliaia di profughi provenienti prevalentemente da Pakistan, Afghanistan, Iraq e Iran ed è ancora aperta, nonostante le enormi difficoltà che i migranti incontrano nel tentativo di giungere in Unione europea. È quindi indispensabile offrire accoglienza e assistenza alle famiglie e ai singoli stremati da viaggi lunghi e pericolosi”, si legge nel sito della Caritas di Como. Per chi è bloccato sulla Rotta balcanica da più tempo, la priorità è dare un senso alle giornate, tenersi attivo e sentirsi ancora utile e coinvolto. Da qui l'esperienza dei Social Cafè, a Bogovadja (Serbia) e al Bira camp di Bihac (Bosnia) su iniziativa di Ipsia e Caritas.