A Bari la diocesi dialoga con i braccianti

L'

arcivescovo di Bari, Francesco Cacucci, ha incontrato la delegazione dei braccianti stranieri che lavorano nei campi della Capitanata e che questa mattina hanno occupato simbolicamente la Basilica di San Nicola. Dei circa sessanta braccianti, riferisce l’Adnkronos,  si è fatto portavoce il sindacalista Aboubakar Soumahoro. ''Si vive e si lavora in condizioni di disumanità – ha detto -. L'anno scorso ci sono stati 16 braccianti morti nel giro di 48 ore. Ancora anni prima è morta Paola Clemente. Ci sono state molte lacrime versate ma quelle lacrime non hanno avuto una conseguenza in termini di rispetto dei diritti e della dignità delle persone. Papa Francesco dice che 'il lavoro conferisce dignità all'uomo', invece il nostro è un lavoro privo di dignità e diritti. Una dignità che non conosciamo. Per questo ci siamo presentati qui. Non arretreremo mai nella lotta per i diritti, contro il caporalato e contro i soprusi. Per questo la ringraziamo – ha aggiunto Soumahoro rivolgendosi all'arcivescovo – e le chiediamo di farsi interprete delle nostre richieste per un incontro con il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano''.  ''Benvolentieri mi faccio interprete dell'espressione dei vostri diritti – ha detto monsignor Cacucci -. Come vescovi pugliesi, non una sola volta lo abbiamo fatto. Certamente lo rifarò. Il vero problema che non riusciamo a risolvere in Italia è quello della seconda accoglienza. Non basta accogliere ma bisogna fare in modo che questa accoglienza sia dignitosa. Fin quando non riusciremo a realizzare questo, si alimenta da una parte l'idea di invasione e dall'altra non si riconosce questa dignità umana''. Un tema centrale nella dottrina sociale della Chiesa. Il gesuita padre Giacomo Costa, direttore di Aggiornamenti sociali e segretario speciale del Sinodo sui giovani sottolinea che “l’attenzione della Chiesa per il mondo agricolo è antica, e percorre tutto il magistero sociale”. E questa particolare sollecitudine è testimoniata dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa (numeri 94-180-267-268-299-300-339-458-459-472-486) e dalle encicliche dei Pontefici dell’ultimo secolo: dalla Rerum novarum (1891) fino alla Laudato si’ (2015).  È molto significativa, secondo padre Costa, la considerazione che all’agricoltura e ai contadini riserva il Vaticano II nella Gaudium et Spes (in particolare nn. 64-66-71-87). Ugualmente rilevanti sono i messaggi papali per la Giornata mondiale dell’alimentazione (che si celebra annualmente il 16 ottobre a partire dal 1981) e i discorsi pronunciati in occasione delle visite ad associazioni, istituzioni e organizzazioni che su scala italiana e mondiale si interessano a queste tematiche. Pur nel continuo sviluppo storico, la riflessione del magistero sulle questioni agricole si articola a partire da alcuni punti prospettici che vengono via via ripresi. Le interrelazioni tra questi assi sono numerose ed evidenti.

Opzione preferenziale per i poveri

A uno sguardo di sintesi, risulta chiaro come le riflessioni rappresentino una declinazione dell’opzione preferenziale per i più poveri (braccianti, piccoli contadini, popoli indigeni) e un’articolazione della dimensione della giustizia sociale e della cura della casa comune, cioè del paradigma dell’ecologia integrale proposto da Papa Francesco. “Lo si evince con chiarezza anche da una semplice rassegna dei principali assi focali con cui si riflette sulle questioni agricole – evidenzia padre Costa -. Innanzi tutto, agricoltura e lavoro: nel settore primario lavorano ingenti masse di persone, soprattutto nei Paesi meno industrializzati. La preoccupazione riguarda soprattutto la dignità di questi lavoratori, in particolare quelli più umili e poveri (i braccianti). Più volte viene ribadita la necessità della riforma agraria, che consenta a tutti i contadini l’accesso alla proprietà della terra. A questo tema, che interseca alcuni capisaldi della dottrina sociale della Chiesa come la dignità dei lavoratori, la destinazione universale dei beni e la giustizia sociale, nel 1997 il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace dedicò un intero documento: Per una migliore distribuzione della terra. La sfida della riforma agraria”. Nella visione della Chiesa, l’agricoltura si intreccia con il drammatico problema dell’alimentazione planetaria e della iniqua distribuzione delle risorse indispensabili alla sopravvivenza. “Agricoltura e alimentazione sono interconnesse nel Magistero e nella predicazione dei papi dell’ultimo secolo – precisa padre Costa -. Il settore primario ha il compito fondamentale di produrre il cibo per l’intera umanità, accompagnando la crescita demografica e la lotta alla fame. La riflessione sull’agricoltura si salda con quella del diritto al cibo e all’acqua, e sui temi della sicurezza e della sovranità alimentare. Un recente contributo in questa linea è il volume Terra e cibo, pubblicato nel 2015 dall’allora Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace”. La riflessione sul nesso agricoltura-sviluppo riguarda sia l’agricoltura come fattore di sviluppo economico e sociale, specie nei Paesi più arretrati, sia lo sviluppo dell’agricoltura, in termini tecnologici e sociali. Un’attenzione crescente è riservata al tema della “biodiversità” dei modelli di agricoltura, con la sottolineatura del ruolo fondamentale che giocano le forme di agricoltura diverse da quella industriale: è il caso dell’agricoltura familiare, del ruolo delle cooperative e in generale dei piccoli produttori. Su questo l’enciclica Laudato sì fornisce indicazioni molto chiare e approfondite al numero 129. La salvaguardia del reato, aggiunge padre Costa, “riguarda anche l’equo accesso ai mezzi di produzione agricola”.

Sviluppo sostenibile

Fondamentale è che “lo sviluppo dell’agricoltura risulti sostenibile anche dal punto di vista sociale, evitando lo sradicamento delle comunità contadine, l’urbanizzazione dei contadini espulsi dalla terra, con le conseguenze in termini di impoverimento e degrado della società e della famiglia”. Un’attenzione particolare in questo ambito viene riservate a quelle forme di agricoltura e di proprietà terriera che consentono la sopravvivenza dei popoli indigenti e delle loro culture, come documenta il Compendio della dottrina sociale della Chiesa al numero 180”. Ma non meno determinante è il rapporto tra agricoltura e tecnologia. Da sempre, e in misura crescente, il magistero della Chiesa si interroga sulle novità che il progresso tecnologico introduce in agricoltura, dalla crescente meccanizzazione tipica dell’agroindustria fino alle più recenti sfide degli Ogm. Il progresso tecnico viene apprezzato per i suoi risultati, anche in termini di aumento delle rese agricole, ma al tempo stesso non si nascondono gli interrogativi etici che esso pone, sia rispetto alla valutazione di alcune pratiche (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa: numeri 458-459), sia per quanto riguarda gli effetti sociali che l’introduzione degli Ogm, sottoposti a tutela brevettuale, provoca in termini di concentrazione della proprietà terriera ed espulsione dei contadini più poveri. A riguardo il riferimento più recente è rappresentato dai numeri 130-136 dell’enciclica Laudato si’. Da sempre la Chiesa e i Papi hanno una marcata sensibilità ecologica? “Agricoltura e ambiente hanno direttamente a che fare con la tutela del creato – afferma padre Costa. Negli ultimi decenni con forza sempre crescente è emersa l’importanza dell’agricoltura come relazione tra uomo e ambiente e dunque il ruolo chiave del settore primario in termini di sostenibilità ambientale. Sempre di più il settore agricolo è dunque chiamato ad abbandonare il paradigma dello sfruttamento, del saccheggio delle risorse e della cultura dello scarto per entrare in quello della cura (lo documenta la Laudato si’ al numero 125). I popoli indigeni e le loro culture custodiscono una saggezza di fondamentale importanza proprio riguardo all’armonia e all’equilibrio tra umanità e ambiente naturale (Laudato si’ al numero 146)”.