Da Bergamo a Torino, si spalanca in chat l’inferno degli abusi

Bergamo e Torino, due atroci vicende di cronache accomunate da un unico punto di origine: l'adescamento in chat. L'inferno degli abusi che inizia virtualmente in rete e si concretizza poi in aberranti incontri reali

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Sos abusi. L’inferno degli abusi che inizia virtualmente in rete e si concretizza poi in aberranti incontri reali. Bergamo e Torino, due atroci vicende di cronache accomunate da un unico punto di origine: l’adescamento in chat. A muoversi sono stati gli uomini del reparto di polizia giudiziaria della polizia municipale di Torino. Un’operazione scattata su  ordine di esecuzione di misura cautelare emesso dal pubblico ministero Giulia Rizzo. A seguito di ordinanza del gip Stefano Sala, hanno arrestato un pensionato 62enne. Per abuso su minori, violenza sessuale, produzione di materiale pedopornografico. E anche per prostituzione minorile, adescamento di minori, pornografia minorile, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione pedopornografica. Abisso di abusi.Abusi

Abisso di abusi prima virtuali poi reali

L’inchiesta ha portato alla luce l’attività dell’uomo. E’ accusato di aver molestato i ragazzini che frequentavano il giardino vicino alla sua abitazione, a Barriera di Milano. E anche di aver gestito nel suo alloggio un’attività di prostituzione. Le lunghe indagini sono iniziate dopo che un vicino di casa era stato contattato al citofono da un 14enne. Il ragazzo gli aveva chiesto chi fosse “quel pedofilo che abitava al piano di sotto“. Il 14enne aveva confidato che quell’uomo gli chiedeva di andare a comprare le sigarette in cambio di 10 euro e che lo aveva molestato. Lo stesso racconto era stato fatto alle forze dell’ordine.Abusi

Escalation di molestie

 

L’uomo molestava i ragazzini del parco e cercava di ottenere, fingendosi un coetaneo, foto e filmati nelle chat. Inoltre l’uomo favoriva e sfruttava la prostituzione di cinque giovani ragazzi e ragazze. Di cui due ancora minorenni, tutti con situazioni familiari complicate. Si rivolgevano all’uomo chiamandolo “zio”. In cambio dell’utilizzo del suo appartamento per incontri a pagamento, lo “zio” pretendeva una percentuale per ogni prestazione. Da un minimo di 5 fino a 40 euro. Il suo numero di telefono figurava tra quelli presenti nei vari annunci per la richiesta di servizi sessuali a pagamento. Durante la perquisizione sono stati sequestrati 3.200 files contenenti immagini e video di ragazzi nudi intenti a praticare atti sessuali e di autoerotismo.

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Il turpe traffico delle identità digitali

Altra vicenda, medesima commistione tra l’ambiente virtuale e il contesto reale. Si erano conosciuti inizialmente in modo solo virtuale, tramite i social network. Tanto che nemmeno sapevano il vero nome di battesimo, ma soltanto i nickname usati per la propria identità digitale. E il primo incontro reale si è trasformato in un incubo per una ragazza lombarda. La giovane è infatti finita all’ospedale. Ai medici ha raccontato di essere stata abusata sessualmente dal ragazzo conosciuto on line. Il nome di battesimo del ragazzo e il suo nickname sono stati gli unici dati riferiti dalla vittima alla polizia. Sono partiti da lì, oltreché dalla descrizione dello stesso giovane, gli investigatori della Squadra mobile della questura di Bergamo.Abusi

Adescamento sui social

Le forze dell’ordine sono riuscite a risalire all’identità del ragazzo che è poi stato raggiunto dalla polizia di Stato nella sua casa. Ed è stato posto agli arresti domiciliari con le accuse di violenza sessuale aggravata e lesioni aggravate. E’ incensurato e viveva in un paese lombardo non lontano da quello della ragazza. Tuttavia i due non si erano mai conosciuti dal vivo prima del primo incontro. Durante il lockdown i due si erano conosciuti e frequentati soltanto virtualmente su un social network- E avevano deciso di vedersi dal vivo. Un incontro del tutto innocente, stando alle intenzioni della ragazza. Di tutt’altro genere invece l’idea che si era evidentemente fatto il giovane. L’accusato, infatti, avrebbe poi abusato sessualmente della ragazza.

Senza consenso

“I due ragazzi iniziavano un rapporto consenziente– ha spiegato la polizia-. Ma, dopo le prime fasi iniziali, la ragazza ha esternato al giovane la volontà di non proseguire il rapporto, anche perché dolorante. Nonostante le esplicite richieste, il giovane continuava la propria opera. Cagionando alla ragazza anche delle lesioni, che ne rendevano necessario il ricovero ospedaliero“. Infatti, dopo che il ragazzo si era allontanato da casa, la ragazza è andata in ospedale, dove è stata ricoverata. Di qui l’avvio delle indagini da parte della polizia e l’individuazione del presunto autore dello stupro.

Reati sessuali

La stessa vittima lo ha riconosciuto “in maniera inconfutabile“, precisa la questura. A ricostruire i fatti gli investigatori della sezione “Reati contro la persona, in danno dei minori e reati sessuali” della Squadra mobile di Bergamo. Ne è seguita una dettagliata informativa di reato da parte della mobile. Pienamente condivisa dall’autorità giudiziaria bergamasca. Per questo è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare. Ed è stata applicata la misura degli arresti domiciliari nei confronti del giovane.