Vino, il primato cinese nella quantità

La Cina è il primo produttore mondiale di uva, con 11,7 milioni di tonnellate (il 15% della produzione mondiale di uva),  seguita da Italia (8,6 milioni), Stati Uniti (6,9), Spagna (6,9) e Francia (5,5). Il dato riferito dall’Ansa è emerso al 42° congresso mondiale della vite e del vino che si è svolto a Ginevra, con oltre 500 esperti arrivati in Svizzera da tutto il mondo che hanno discusso di sostenibilità nella produzione e nel consumo del vino. Tema del convegno, ospitato dall'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), è: “Conservazione e innovazione: aspettative a livello ambientale, economico e sociale”, con relatori dai Paesi tradizionalmente associati alla viticoltura, come Italia, Francia e Spagna, ma anche da Cina, Giappone e Bolivia, e Paesi consumatori, come Danimarca e Gran Bretagna. “La Spagna rimane il Paese leader per superficie coltivata con 969.000 ettari (Kha), davanti alla Cina (875.000) e alla Francia (793.000)”, ha affermato il direttore generale dell'OIV Pau Roca nella sua relazione. “La superficie vitivinicola cinese ha continuato ad aumentare di 10.000 ettari tra il 2017 e il 2018”, ha spiegato Roca sottolineando che anche i cinesi consumano più vino. Con 33 milioni di ettolitri (mhl), gli Stati Uniti sono i maggiori consumatori di vino al mondo dal 2011, seguiti da Francia (26,8 mhl), Italia (22,4 mhl), Germania (20 mhl) e Cina (17,9 mhl). Il congresso ha affrontato anche i cambiamenti climatici, ai quali i vigneti sono molto sensibili, così come lo sviluppo dei prodotti e come proteggere la vite. L'Oiv, sottolinea l’Ansa, è composta da 47 Stati membri ed è un'organizzazione intergovernativa di natura scientifica e tecnica di riconosciuta competenza per i suoi lavori riguardanti la vite, il vino, le bevande derivate dal vino, le uve da tavola, l'uva passa e altri prodotti a base di vino.

La situazione in Italia

Il fatturato del vino e degli spumanti in Italia nel 2018 – ricorda la Coldiretti – è cresciuto del 3% e ha raggiunto il valore record di oltre 11 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo di sempre a 6,2 miliardi (+3%) mentre sono risultate in leggera crescita anche le vendite sul mercato nazionale pari a circa a 4,8 miliardi, per effetto anche dell’aumento dei consumi interni (+4%). Il Vigneto Italia garantisce occupazione a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio per un totale di ben 20 settori. La produzione italiana nel 2018 è stata pari a circa 48,5 milioni di ettolitri, in aumento rispetto alla scorsa annata che per la grave siccità è stata tra le più scarse dal dopoguerra. Si tratta di un risultato praticamente in linea con la media dell’ultimo decennio che – sottolinea la Coldiretti – garantisce all’Italia il primato mondiale davanti alla Francia, dove la produzione dovrebbe aggirarsi sui 46 milioni di ettolitri, e alla Spagna con 41 milioni di ettolitri. A spingere il successo del vino italiano sono le etichette “sovraniste” che occupano tutti i primi dieci posti della bottiglie che hanno fatto registrare il maggior incremento dei consumi in valore durante l’anno, dal Lugana lombardo (+24%) al Grignolino piemontese (+7%), secondo quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Infoscan Census, in occasione del Vinitaly di Verona dove ha presentato la prima mostra delle terre italiane del vino, con l’esposizione dei diversi tipi di terreni dai quali nascono i 405 vini Doc e Docg che danno al Belpaese il primato in termini di biodiversità, a Casa Coldiretti di fronte all’ingresso principale della fiera di Verona (Ingresso Cangrande). La speciale top ten evidenzia risultati sorprendenti con un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che – sottolinea la Coldiretti – premiano anche negli acquisti di vino le produzioni legate al territorio. Nella classifica dei primi dieci vini che nel 2018 in Italia hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite, infatti, nessuno è internazionale. Nel tempo della globalizzazione gli italiani – precisa la Coldiretti – bevono  “patriottico” come dimostra il fatto che al secondo posto c’è il Primitivo pugliese (+21%), seguito dalla Ribolla del Friuli Venezia Giulia (+15%) al terzo, dal Negroamaro pugliese al quarto con un aumento del 15%, e dalla Passerina delle Marche, al quinto, con un +14%. Il Cerasuolo (Sicilia) conquista la sesta posizione con un +10% seguito dal Valpolicella Ripasso del Veneto (+9%), dal Riesling Italico del Veneto che cresce anch’esso del 9% all’ottavo posto e dal Valpolicella veneto (+9%) al nono. Chiude la top ten il Grignolino del Piemonte con un +7%. Si tratta della conferma – sottolinea la Coldiretti – della alta qualità offerta lungo tutta la Penisola grazie alla biodiversità e alla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 545 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi (quasi il doppio) a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria. “Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”, ha affermato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che la “biodiversita” è un patrimonio del Made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale”.