Vendevano falsi Rembrandt da 80 mila a 5 milioni di euro, al via il processo

Gli oli su tela 'Ritratto di donna-figura di suora' e 'Il ritratto d'uomo' erano probabilmente opere di un allievo di Rembrandt, ma venivano spacciati per originali con tanto di certificazione

La firma sulle tele era quella di Rembrandt, la data 1633. I due quadri erano però dei falsi d’epoca messi in vendita per milioni di euro. È iniziato al Tribunale di Torino il processo per tentata truffa e messa in commercio di opere contraffatte nei confronti di Giualiano Arbulla, unico imputato dopo la morte dei suoi datori di lavoro, Maria Rosa Pirosu e Amelio Stoppa. Gli oli su tela ‘Ritratto di donna-figura di suora’ e ‘Il ritratto d’uomo’, che erano di proprietà di Stoppa e Pirosu, erano probabilmente opere di un allievo di Rembrandt, visto che le firme erano false. Come hanno spiegato oggi in aula gli investigatori che hanno indagato sul caso, coordinati dal pm Gianfranco Colace, la dichiarazione di autenticità era contraffatta.

Un’expertise, redatta dalla Foundation Rembrandt Research Project in Amsterdam firmata nel 1999 dal professor Ernst Van de Wetering, attestava inoltre la falsità delle opere. Attestato che venne trovato a casa di Arbulla. Ai possibili acquirenti invece venivano mostrate delle fotocopie, con la data 1979, in cui De Wetering diceva che erano autentici Rembrandt. Quest’ultimo documento, secondo il consultante dell’accusa sentito in aula, era falso.

I dipinti erano stati offerti a cifre che andavano da 80 mila a cinque milioni di euro, a seconda dei clienti a cui venivano offerti. L’ultimo interessato alle opere era stato un cittadino cinese. La vicenda era nata da un’altra inchiesta su ex cancelliere infedele della Corte d’appello, intercettato dal pm Colace, in cui si parlava della compravendita. Arbulla, che era assistito dall’avvocato Sergio Almondo, ha sempre negato di aver partecipato alle trattative di vendita, come invece sostiene l’accusa.