Coronavirus: diminuito del 50% il rumore sismico di fondo con il lockdown

L'analisi, basata sulla rete sismometrica dell'Ingv e pubblicato su Scientific Reports, mette in luce il calo dell'inquinamento acustico in quarantena

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Inquinamento ambientale ma non solo. Anche l’inquinamento acustico è drasticamente calato durante il periodo di lockdown nel Nord Italia. L’interruzione di molte attività umane, infatti, ha dimezzato il rumore sismico di fondo, cioè le vibrazioni captate dagli strumenti ma non avvertibili dall’uomo.

Il risultato dell’analisi

Lo indica lo studio condotto in collaborazione tra l’Università di Padova, l’istituto Isterre di Grenoble (Francia) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), basato sulla rete sismometrica dell’Ingv e pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Lo studio apre nuove prospettive nello studio dell’impatto dell’uomo sull’ambiente, e nello sviluppo di nuove strategie per mitigarlo.

Rumore diminuito del 50%

“Le nostre osservazioni mostrano che il rumore sismico di fondo si è abbattuto di circa il 50%”, rileva Jacopo Boaga, del dipartimento di Geo scienze dell’Università di Padova e co-autore dello studio. “Il confronto tra il segnale registrato prima e durante il lockdown ci ha permesso di identificare la quantità e la qualità del rumore sismico non dovuto a cause naturali (come sismi, movimenti gravitativi, sollecitazioni meteo-marine, ecc., naturalmente non influenzate dal lockdown), ma generato dall’uomo e dalle sue attività (fabbriche, aeroporti, traffico stradale e ferroviario, flussi turistici)”.