Buddismo low-cost: arrivano i “sacerdoti robot”

La ricerca del low-cost invade anche l’ambito religioso. In Giappone, la Nissei Eco, una società che offre servizi funebri, ha recentemente lanciato una nuova offerta per i clienti in cerca di risparmio e disposti ad accettare robot che cantano mantra e recitano sutri, anziché un sacerdote umano per celebrare il funerale dei propri cari.

Grande risparmio economico

I servizi funebri “celebrati” da “sacerdoti robot” costano una frazione del prezzo richiesto mediamente da celebranti buddisti umani. Considerando, infatti, che un funerale in Giappone può arrivare a costare fino a ventimila euro, e per un sacerdote bisogna accantonare almeno 1700 euro, Pepper ne costerebbe poco più di 350.

Robot lavoratore

Il robot umanoide è sviluppato da SoftBank Robotics e si chiama Pepper. Non solo servizi funebri, Pepper si occupa di svolgere mansioni in banca, nei negozi di sushi, in case di cura come addetto all’accoglienza, dal momento che riesce a identificare i visitatori tramite il suo software di riconoscimento facciale.

Trasmissione in streaming

Nel corso dei funerali, Pepper indossa vestiti da sacerdote, canta, recita formule rituali e suona gli strumenti tradizionali. Inoltre, grazie a una webcam montata poco sotto la testa, sarebbe in grado di trasmettere in live streaming la cerimonia per coloro che non sono in grado di venire di persona alla cerimonia.

Le perplessità

Il “sacerdote robot” è stato presentato nel 2014, ma fino ad ora non è ancora stato assunto per nessun funerale. Il motivo lo ipotizza alla ReutersTetsugi Matsuo, sacerdote buddista presente a una recente esposizione di questo suo collega meccanico: “Non si può impartire l’aspetto del cuore a una macchina, perché credo che il cuore sia il fondamento della religione”.

La scelta dell’azienda

Dal canto suo la Nissei, per bocca del consigliere esecutivo Michio Inamura, sottolinea che “con l’invecchiamento progressivo e la riduzione della popolazione giapponese, molti sacerdoti ricevono meno sostegno finanziario dalle loro comunità, spingendo alcuni a trovare lavoro al di fuori dei propri doveri nel tempio”. Di qui l’idea di sostituire questi sacerdoti latitanti con delle macchine.