Antartide, osservato un “buco” nel pack grande come la Scozia

Il fenomeno in oggetto, osservato dal team di scienziati dell’università di Toronto e del progetto Southern ocean carbon and climate observations and modeling (Soccom), risponde al nome di polinia. Una denominazione che dirà in sé poco ma che riveste una certa importanza sulla calotta antartica dal momento che, più comunemente, viene indicato come una sorta di “buco” (ben visibile via satellite) venutosi a creare sul pack del continente glaciale e, spesso, sintomo di possibili influenze sul clima del posto. Si tratta di un evento naturale non certo inedito in Antartide ma comunque rilevante poiché, da anni, gli esperti non ne osservavano uno di così vaste dimensioni: secondo i ricercatori, infatti, il diametro dell’apertura coprirebbe per intero la superficie della Scozia.

La polinia più grande dagli anni ’70

Non sono ancora ben chiare né l’origine del “buco” né la sua eventuale influenza sull’andamento climatico. Tuttavia, il team di esperti è costantemente al lavoro (da circa un mese) per monitorare la zona, già soggetta a un episodio simile lo scorso anno, quando un’altra polinia si era aperta sul pack suscitando l’interesse degli scienziati. Quella di quest’anno, però, ha dimensioni decisamente più grandi (77 mila chilometri quadrati) e si tratta del foro più largo osservato dagli anni ’70 a oggi, ossia dalla polinia del Mare di Weddell, sgombera dai ghiacci dal ’74 al ’76.

Le (possibili) cause

Sono sostanzialmente due le modalità di formazione di un fenomeno di questo tipo: una polinia può essere generata quando l’acqua calda, risalendo dalle profondità, mantiene la temperatura superficiale dell’acqua al di sopra del punto di congelamento; un’altra possibile causa può risiedere nel cosiddetto vento catabatico (o vento di caduta). Qualunque sia il processo, a ogni modo, la voragine espone l’acqua all’atmosfera sovrastante, rendendo faticoso il processo di riformazione del ghiaccio, in un ciclo ripetuto di acqua calda che, raffreddandosi al contatto con l’atmosfera più fredda, si inabissa per poi riscaldarsi di nuovo nelle profondità. Le conseguenze della nuova polinia, per ora, non possono essere definite nemmeno dagli scienziati, né sul breve né sul lungo termine. Quindi, al momento, non è possibile nemmeno stabilire quali e quanti effetti possano essere perpetrati sulle temperature dell’Oceano dell’Antartide. Il team, comunque, prosegue la sua osservazione concentrando gli studi sulle cause del fenomeno, tentando di capire se vi sia connessione all’episodio dello scorso anno.