70 anni di calciobalilla, “passatempo reale, non virtuale”

Al termine del secondo conflittomondiale rudimentali calciobalilla furono utilizzati  per la riabilitazione psicomotoria dei reduci di guerra. I primi tavoli furono realizzati usando cassoni artigianali in legno per contenitore, e con aste e omini di legno. Le porte erano ricavate da fori sui cassoni con secchielli appesi o teli per raccogliere le palline. 

Campioni non vedenti e in carrozzina

I numeri attuali fotografano un successo evergreen: alle trenta tappe del circuito italiano 2019 di calciobalilla hanno aderito 8700 giocatori, il premio per il vincitore della finale disputata a Borgaro era una Fiat 500. “Il biliardino è per tutti – dice alla Stampa il presidente federale Massimo Ragona -. Promuoviamo tornei per varie fasce di età, abbiamo campioni non vedenti e in carrozzina ed è bellissimo assistere a quegli incontri. Organizziamo un campionato a squadre, più gare individuali ottenendo un successo in crescita. Ci siamo adeguati volentieri ai tempi che cambiano: il sito internet è sconosciuto ai più, mentre il profilo Facebook conta oltre 13 mila adesioni ed è lì che ci raccontiamo”.

Nomignolo 

Ha resistito all’ondata dei videogame e della tecnologia, senza mai perdere fascino e attrattiva. “Il calciobalilla, il cui nome deriva dal nomignolo del giovane patriota genovese Giovan Battista Perasso, detto “Balilla”, e che a fine dicembre ha celebrato i 70 anni dall’arrivo in Italia, è molto più di un passatempo e in Piemonte ha la sua roccaforte, anche perché fu un detenuto nel carcere di Alessandria a creare la prima scatola con le aste e gli omini per il gioco– riferisce La Stampa-. A Feletto Canavese, nel Torinese, ci sono la sede della Federazione e un museo storico (al momento chiuso per un incendio scoppiato due mesi fa, ma presto riaprirà), a Pozzolo Formigaro, nell’Alessandrino, c’è la storica ditta Garlando, leader al mondo nella produzione di biliardini. Se ne sfornano circa 20 mila pezzi l’anno, diretti a un mercato che tocca i cinque continenti. Fedele alla tradizione, l’azienda ha mantenuto intatti i materiali originali (legno e metallo), ma ha affinato la qualità con componenti in plastica, fra cui le “boccole”, cioè le parti che rendono più scorrevole il movimento delle aste“.

La capacità di aggregare

“La modernità è arrivata anche da noi – spiegano alla Stampa nella ditta Garlando-. Produciamo tanti calciobalilla personalizzati, il primo fu nel 1996 con il marchio J&B, utilizzato per un torneo a livello mondiale. Da allora, ne abbiamo creati con i colori di squadre di calcio italiane e straniere e con simboli di colossi mondiali, da Ikea a Google”. Invariato, invece, il successo del gioco: non c’è un target di età, piace ad adulti e bambini e spesso i nonni si divertono a sfidare i nipoti. “Ha il potere di aggregare le persone, ciò che manca ai videogiochi – commentano  alla Stampa nell’azienda alessandrina -. È un’attività “fisica”, altamente socializzante ed è un qualcosa di reale e non di virtuale”.