Allarme smog, ecco cosa c'è da sapere

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L'allarme smog non da tregua all'Italia. Sembrerebbe che a nulla sia servita la settimana di pioggia e vento, elementi che in genere aiutano a “ripulire” l'aria che respiriamo. Da oggi, 29 gennaio, scatta il blocco dei veicoli diesel Euro 4 a Torino e la sua area metropolitana; a Milano e altre otto province lombarde, dove lo stop ai veicoli diesel è programmato anche per domenica 2 febbraio; in 22 comuni dell''Emilia Romagna; in Veneto è allerta arancione. In queste settimane, si è parlato molto di smog, in particolare a cusa dei picchi di concentrazioni causato dalla concomitanza tra periodo invernale e bel tempo. Le amministrazioni comunali, per porre un freno alla concentrazione delle polveri, hanno diramato ordinanze con misure emergenziali, come il blocco delle vetture ritenute più inquinanti, la richiesta di abbassare la temperatura dei termostati nelle case e il divieto di utilizzare riscaldamenti a biomassa. Ma queste misure sono davvero efficaci? Cosa causa l'alta concentrazione di polveri nell'aria che respiriamo? In Terris ha affrontato l'argomento con la dottoressa Cinzia Perrino, direttrice dell'Istituto sull'inquinameno atmosferico del Cnr

Dottoressa Perrino, da alcune settimane, ormai, le principali città italiane stanno facendo i conti con le elevate concentrazioni di particelle inquinanti. Quali sono le cause di questo problema?
“La causa principale dell'emergenza che stiamo vivendo in molte città italiane, soprattutto al Nord, è un'emergenza di tipo meteorologico: da molti giorni non piove, non c'è vento e quindi ci sono condizioni di stagnazione dell'aria. Questo fa sì, che tutte le specie inquinanti che vengono emesse, non hanno la possibilità di essere disperse nell'atmosfera e quindi si accumulano. Le situazioni  più critiche si registrano nella Pianura Padana e nel nord Italia, dove queste condizioni meteorologiche sono più accentuate. Un caso simili sis ta verificando anche a Frosinone, zona che potrebbe essere descritta come una piccola Pianura Padana, in quanto ha delle condizioni orografiche e climatiche e sfavorevoli. E' chiaro che se non ci fossero delle emissioni inquinanti, il problema non si porrebbe. Nel caso delle polveri, le emissioni inquinanti vengono da diverse sorgenti ed è questo il motivo per cui è così difficile abbatterli”. 

Da quali sorgenti provengono queste specie inquinanti?
“Le emissioni delle auto sono quelli più facilmente incriminabili e producono le polveri con due meccanismi: il primo, quello che tutti conoscono, è quello che proviene dai gas di scarico e quindi dalla marmitta. L'altro meccanismo è quello che solleva il veicolo transitando sulla strada. Questo risollevamento delle polveri è conseguenza del passaggio di qualsiasi veicolo. Oltre al traffico, ci sono i riscaldamenti domestici, soprattutto quelli a biomassa. Sarebbe quindi molto meglio utilizzare il metano o le energie rinnovabili. Inoltre, abbiamo le poveri naturali: quelle che vengono dal suolo e dal mare. C'è un'altra parte, molto importante, che sono gli inquinanti secondari: non vengono emesse da qualcuno, ma si formano in seguito a reazione chimiche che vengono prodotte in atmosfere. Il rappresentante più importante è il nitrato di ammonio, che si forma a partire dall'ammoniaca. Se ne concentrata molto dove ci sono allevamenti di bestiame, o spargimento di liquami zootecnici e dove abbiamo agricoltura. Infine, c'è tutta un'altra parte di specie organiche, anch'esse prodotte come reazioni in atmosfera e in parte rilasciate naturalmente”. 

Quando l'allarme smog supera la soglia di allerta, una delle misure che viene presa dai sindaci è quella del blocco delle auto. E' una soluzione valida o si tratta solo di un placebo?
“E' una soluzione molto parzialmente valida. I sindaci hanno responsabilità rispetto alla salute dei cittadini e all'adempimento delle regole. Loro possono agire sulle cose più facilmente controllabili, come il traffico. E' vero che nelle ordinanza spesso indicano di abbassare la temperatura dei riscaldamenti delle case, ma è una misura difficilmente controllabile. Quando si va a bloccare solo i diesel, tutte le polveri che vengono risollevate dagli altri veicoli rimangono e questo incide solo su una frazione. Sono dei provvedimenti di efficacia abbastanza limitata. Questi provvedimenti vengono presi quando si supera per un numero di giorni – che può variare da comune a comune – il limite di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10. In realtà andrebbero presi prima. Io faccio sempre l'esempio della stanza con dieci fumatori con porte e finestre chiuse. Ovviamente il fumo si accumula. Se chiedo a due persone di non fumare, il fumo si accumulerà un po' meno, ma fino a che non si apre la finestra la situazione rimane critica. Sarebbe meglio che, in previsioni di condizioni meteorologiche sfavorevoli – e in questo i nostri meteorologi fanno una buona previsione – sarebbe opportuno prendere provvedimenti prima”.

Cosa si potrebbe fare per migliorare la qualità dell'aria?
“A breve non si può fare molto oltre alle misure che già vengono messe in campo. Come provvedimenti a lungo termine, dal punto di visto del traffico, bisognerebbe fare in modo di diminuire l'utilizzo delle auto. Come? Aumentare gli autobus, far funzionare le metropolitane, i filobus, evitare i mezzi pubblici diesel, ma soprattutto far in m modo che il trasporto pubblico sia funzionale per i cittadini che così saranno più propensi ad utilizzare sempre meno la propria automobile. Per quel che riguarda i riscaldamenti, sarebbe bene implementare l'utilizzo del metano e delle energie rinnovabili. Per quanto riguarda la parte agricola e zootecnica , la questione è un po' più complicata, andrebbero cambiate le tecnologie”.

C'è correlazione tra l'aumento dello smog e i cambiamenti climatici?
“Non diretta. E' un punto ancora materia di studio, non abbiamo delle certezze. Non c'è un legame tra i cambiamenti climatici e la qualità dell'aria. Però, con i cambiamenti climatici stanno diventato più frequenti ed intensi i fenomeni estremi: bombe d'acqua, tornado. Anche questi periodi così lunghi di caldo relativo, senza pioggia e senza vento, hanno – dal punto di vista della qualità dell'aria – un effetto peggiorativo”.

Quanto fa male lo smog alla salute?
“Molto. Anche su questo si sta studiando, non si hanno delle certezze. Le polveri non sono un'inquinante, ma sono un insieme di cose che hanno dimensione, forma e composizione diverse. Quali fra queste fanno male? E' questo il quesito a cui si sta cercando di dare una risposta. Le polveri che fanno più male, su questo ci sono degli studi, sono quelle che provengono dalla combustione: sono piccolissime, penetrano a fondo nel sistema respiratorio, passano nel sangue e raggiungono tutti i distretti dell'organismo; inoltre hanno una composizione chimica nociva, i famosi idrocarburi policiclici aromatici, benzotilene, gli ipa. I processi che fanno più male sono quelli da combustione. Ci tengo a dire che non c'è soltanto il motore a scoppio o i caminetti, ma anche le sigarette, gli incensi che vengono bruciati nelle case. Su altre componenti delle polveri si sta studiando per capire quali sono i meccanismi nocivi. Al momento sembra che siano quelli di tipo ossidativo, ma ripeto, ancora è in fase di studio”.