L'esterofilia nel calendario

L'esterofilia, secondo la definizione dell’Enciclopedia italiana, è l'esagerata simpatia per le idee, i costumi, i prodotti, i vocaboli stranieriLo aveva raccomandato Benedetto XVI in un Angelus di mettere ai figli nomi cristiani. E invece l’ufficio anagrafe è diventato in ogni comune il ricettacolo di improbabili registrazioni di neonati. Tutto ciò che viene dall’estero, veicolato dai mass media e dai social, dilaga nella quotidianità, senza filtri critici né senso del ridicolo. Stessa dinamica per le feste: invece della tradizionale ricorrenza di Ognissanti la ben più remunerativa commercialmente e modaiola Halloween.

Carenza di identità nazionale

Il manager Franco Moscetti ha diretto multinazionali in Italia e all'estero ed è stato amministratore delegato del Gruppo 24 Ore. “Purtroppo il nostro è un Paese che non riesce ad avere una vera identità nazionale – spiega a Lettera43 -. Gli italiani (in genere) sono abbastanza 'auto distruttivi' e preferiscono mettere in mostra i propri vizi piuttosto che le proprie virtù”. Se si chiede a un francese di parlare della sua nazione dirà immediatamente: “Abbiamo il Louvre, la torre Eiffel, Parigi è la più bella città al mondo”. Se si prova con qualunque altro Paese evoluto sarà identico: la prima cosa di cui parleranno riguarderà bellezze o eccellenze. E gli italiani? “Be' gli italiani citeranno la mafia, i problemi politici e le nostre più belle città verranno presentate come latrine all’aperto – osserva Moscetti -. Nessuno penserà di dire che in Italia abbiamo la Ferrari, le città più belle al mondo, il 75% delle opere artistiche esistenti al mondo, Leonardo, Tiziano. Per gli italiani tutto quello che hanno gli altri è fantastico. Tutto quello che possediamo noi una schifezza”. Inoltre se qualcuno di Centocelle (quartiere di Roma) va a Parigi visita il Louvre e non la banlieue (periferia parigina) dove, in alcune zone, la polizia stessa ha difficoltà a entrare. È normale che tornando a casa il confronto con la propria realtà gli sembrerà certamente impari. “Nella soluzione dei propri problemi gli italiani, inoltre, fanno sempre e comunque riferimento a soluzioni straniere – sottolinea Moscetti -.Negli Anni Novanta dovevamo diventare tutti giapponesi. La qualità totale era una religione”. Il libro The machine that changed the world, ovvero la storia della lean production alla Toyota, era diventata una sorta di Bibbia. Toyota veniva presentata come la perfezione qualitativa, salvo poi essere obbligata a ritirare un po’ di anni dopo qualche milione di auto per difetti di costruzione; come sia andata più in generale in Giappone è sotto gli occhi di tutti.

Modelli stranieri mitizzati

“Il Giappone per molti era tornato recentemente un benchmark perché continuava a stampare carta moneta per uscire dalla crisi – osserva Moscetti-. Gli anti euro presentavano l'approccio giapponese (ma in alcuni casi anche quello argentino) come l'unico percorribile per risolvere i nostri problemi. Su come sia andata a finire stendiamo un velo pietoso. Sempre in epoca recente è stato presentato il modello islandese (l’Islanda non arriva a 350 mila abitanti, meno di un quartiere di Milano), saremmo dovuti tutti diventare spagnoli, avremmo dovuto trovare soluzioni fiscali simili all’Irlanda e naturalmente potrei continuare”. Risolvere il problema della disoccupazione in Italia? Semplicissimo: basta implementare il modello di “flexicurity” danese. “Andate in Danimarca, chiedete ai capi azienda come funziona e quanti anni ci hanno messo a mettere a punto questo modello in un Paese di neanche 6 milioni di abitanti che ha uno dei più alti livelli di scolarità a livello internazionale – evidenzia il manager -.Prendete un taxi a Copenaghen per capire le differenze culturali (e di buona educazione) con il nostro Paese. È assurdo sognare un Paese che abbia contemporaneamente il modello economico americano (uno dei più destrutturati al mondo), il modello di welfare scandinavo (uno dei più socialisti al mondo), una burocrazia di stampo francese (uno dei modelli più centralizzati al mondo), una governance di stile anglosassone (basata su comportamenti da 'civil servant' più che sulle leggi)”.

L'erba del vicino (non) è sempre più verde

Come ulteriore paradosso, aggiunge Moscetti, “noi vorremmo però mantenere 'molto italiano' il sistema fiscale (che ha una delle evasioni più elevate al mondo) e un modello economico 'relazionale' anziché basato sulla meritocrazia. Crediamo realmente di poter andare lontano con criteri simili, per quanto io possa averli semplificati o addirittura banalizzati?”. Secondo Moscetti, deve essere perseguito un modello italiano che possa basarsi sulle molte eccellenze del nostro Paese. “Proviamo a ripartire assumendo come priorità i superiori interessi del Paese, ma in modo sistemico, convinto, determinato, oserei dire appassionato e spingendo tutti insieme nella stessa direzione – puntualizza -. Giro il mondo in lungo e in largo e noto che gli italiani, a livello individuale, sono i migliori al modo e potrebbero quindi vincere qualunque competizioneMa questo stesso individualismo diventa un grande handicap quando la competitività è sistemica. Dobbiamo quindi evolvere. Basta piangersi addosso o immaginare di essere titolari di tutti i mali del mondo”. Inoltre “chi si laurea in alcune delle nostre università (il Politecnico di Milano, la Bocconi, la Normale di Pisa) non ha nulla da invidiare a coloro che si laureano nelle università straniere. E quando vanno all’estero sanno farsi valere: tutti i Paesi cosiddetti emergenti vorrebbero avere la nostra intelligenza, la nostra creatività, le nostre bellezze“. Quindi “proviamo a valorizzarle in modo progettuale, tutti insieme, smettiamola con questa esterofilia dilagante e facciamo in modo che, almeno per una volta, l'erba del vicino sia meno verde della nostra”.

Sottovalutare significa promuovere

“Com'è possibile che ogni anno gli americani spendano per Halloween una cifra stimata sui 6.000 milioni di dollari, trasformandola così nella seconda più grande festa commerciale del Paese dopo il Natale? E che oggi anche in Italia ci sia un coinvolgimento di massa in una ricorrenza della quale, fino a qualche anno fa, nessuno conosceva neppure il nome?”, si chiede don Aldo Buonaiuto, sacerdote di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII, animatore del Servizio anti-sette e autore di Halloween. Il libro Lo scherzetto del diavolo, edito da Sempre, si pone in modo originale come studio storico ed antropologico del fenomeno, senza scadere in un giudizio aprioristico, ma senza, al contrario, sottovalutarne i risvolti esoterici e pericolosi. “Questa che viene smerciata come innocua mascherata collettiva è la data più importante nel calendario satanico, con annessi riti e, in casi estremi, crimini – avverte don Buonaiuto – . In ogni caso veicola valori che si richiamano al paganesimo, dunque, totalmente contrari a quelli cristiani. Sottovalutarlo significa promuoverlo”. Negli ultimi anni si sta diffondendo in Italia l'assurda pretesa di festeggiare ovunque (scuola, comunità e persino in parrocchia) la festa di Halloween, scimmiottando in tutto e per tutto gli americani. Ma è una ricorrenza che non ha niente a che vedere con la nostra cultura e la nostra religione. Il sociologo Enrico Finzi ricorda a Famiglia Cristiana che in Italia abbiamo delle splendide feste e non c'è motivo di scopiazzare qualcosa che non ha nulla a che vedere con le nostre radici culturali, religiose e sociali.

Il culto dell'insignificanza

“Treat or trick?”, ovvero “Dolcetto o scherzetto?”. Osserva il settimanale dei Paolini “Grandi consumatori di fiction american,a abbiamo sempre guardato con curiosità e fascinazione un po' provinciale questo modo di festeggiare il 31 ottobre Halloween, la vigilia di Ognissanti (in inglese All Hallow’ Eve) tipica dei paesi anglosassoni. Gruppi di bambini riuniti a guardare film dell'orrore e poi travestiti in giro per le strade a bussare alle porte del vicinato a chiedere dolciumi e caramelle per evitare una simpatica rappresaglia: sono realtà che fanno parte del nostro immaginario riguardante gli Usa, un po' come il surf, l'hamburger, i grattacieli“. Immagini, secondo Famiglia Cristiana, che improvvisamente e subdolamente qualche anno fa hanno cominciato ad apparire anche in un Paese, come il nostro, che sino a ieri ha sempre celebrato solennemente i giorni dei Santi e dei morti in quanto festa religiosa.  “Halloween è sicuramente molto più divertente e attrae i bambini più di una visita al cimitero o una messa per Santi della Chiesa Cattolica – evidenzia il settimanale dei Paolini -. Ma soprattutto fa spendere i genitori. La forza economica del merchandising sta avendo la meglio e pian piano nelle vetrine dei negozi di giocattoli, nelle cartolerie hanno cominciato ad apparire: streghe, teschi, ragni, fantasmi, zucche e gatti. Divertenti e simpatici simboli di una festa che in realtà non ci appartiene per nulla”. E aggiunge: “L'origine di Halloween come tutti sanno è molto antica, risale ai tempi, prima del dominio dell’Impero Romano, in cui i Celti abitavano le isole britanniche. L'anno nuovo cominciava a metà autunno in occasione della conclusione dei lavori dei campi, quando i contadini potevano riposare e godersi il frutto del loro lavoro”. Ritenevano che quella notte dell’anno fosse un momento di passaggio tra il vecchio e il nuovo e si aprissero le porte che dividono il mondo degli spiriti dal mondo dei vivi. “I contadini per non farsi riconoscere dalle creature ultraterrene si travestivano da folletti, angeli, diavoli e streghe – sostiene il settimanale della San Paolo -. Per mandare via la paura organizzavano delle burle, dei balli intorno ai falò e costruivano lanterne svuotando grosse rape. Gli irlandesi ereditarono dagli antichi Celti la tradizione di Halloween e nei secoli scorsi la importarono nel Nord America dove, con il tempo, divenne la più popolare celebrazione per bambini dopo il Natale”. Quindi “festeggiare in Italia la notte di Halloween, con tutte le sue tradizioni, i suoi riti, il suo esorcismo verso la paura per l'aldilà non è che un ridicolo e provinciale tentativo di imitare gli americani in un campo che non ci appartiene e soprattutto è un ulteriore modo per dimenticare le nostre radici“.

La lezione di Papa Francesco

Cosa fa lo spirito del male per allontanarci dalla strada di Gesù? Papa Francesco ha spiegato che “La tentazione del demonio ha tre caratteristiche e noi dobbiamo conoscerle per non cadere nelle trappole”. Anzitutto “la tentazione incomincia lievemente ma cresce, sempre cresce”. Poi “contagia un altro”: si “trasmette a un altro, cerca di essere comunitaria”. E “alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica”. Ci sono alcune cose che ogni cristiano cattolico dovrebbe sapere su questa festa pagana. Sulla base di alcune testimonianze di persone che si sono convertite e che praticavano il satanismo, si sa che Halloween è una delle feste più importanti per i culti demoniaci perché con essa inizia il nuovo anno satanico. La festa viene definita come una specie di “compleanno” del diavolo. Le sette sataniche offrono in sacrificio giovani e i bambini. Ad Halloween, in generale i più piccoli, ma anche gli adulti, si travestono da zombie, streghe, diavoli e scheletri e bussano per le case chiedendo “dolcetto o scherzetto?” Secondo la tradizione, chi si rifiuta di dare dolci ai bambini verrà maledetto. Avrebbe più senso, dal punto cdi vista cristiano, definirla la festa delle zucche vuote perché la morte è il passaggio alla vita eterna e non un fenomeno da esorcizzare. 

Antidoti quotidiani alla banalità

Il cinema ha contribuito moltissimo a rendere famosa la festa di Halloween attraverso i film dove la violenza crea in chi li vede un atteggiamento morboso di eccitazione. E poi i dolci venduti in pasticceria, i trucchi e tutti i gadgets nei negozi di giocattoli e in cartoleria, sono un’opportunità unica per le aziende di fomentare questo consumo smodato. Agli strenui e accaniti difensori di questa ricorrenza, dobbiamo chiedere di riflettere se veramente si ha bisogno dell'esaltazione di questi mostri, di questi volti dell'horror, di maschere stregate, di questa esaltazione del male e della morte. Perché questo desiderio collettivo di mostrare tutto ciò? Non è sufficiente osservare ciò che avviene ogni giorno nella realtà della vita sociale? Per questo motivo, è opportuno diffondere una festa alternativa, già in voga da qualche tempo in Italia, dove i partecipanti si travestono come il proprio Santo o Santa preferiti e lo stesso 31 ottobre si recano in parrocchia, dove si organizzano messe, o creano gruppi di preghiera e di adorazione eucaristica per le strade. Occorre diffondere il più possibile l’idea che questa che viene considerata ingenuamente dalla maggior parte della gente una festicciola dove mascherarsi da esseri maligni viene considerato un divertimento, è invece una celebrazione in palese contrapposizione della commemorazione dei defunti, quindi anche dei nostri cari che non sono più accanto a noi su questa Terra, e della ricorrenza religiosa di Ognissanti che si celebra il giorno precedente.

Candela al posto della zucca

Nella notte dei defunti è opportuno contrastare questo macabro rituale accedendo sul davanzale della nostra finestra una candela benedetta illuminata. È necessario poi prestare particolare attenzione ai giochi per bambini, che contribuiscono a sviluppare abitudini e credenze in contrasto con la Legge divina. Soprattutto a un livello “basso” come i giochi per i bambini si muove l'astuzia del demonio, che cerca di inculcare fin da piccoli la mentalità superstiziosa, magica, ribelle. È necessario che gli adulti si impegnino ad impedire la diffusione di molte menzogne mascherate da innocuo svago. L'impegno deve estendersi a contrastare il fatto che Halloween sia entrata perfino nel mondo della scuola: non pochi sono gli istituti dove gli insegnanti fanno festa insieme ai bambini. Come è potuto accadere tutto questo? Come mai Ognisanti, una ricorrenza così importante non solo per i cristiani ma per l’intera società civile, è stata sostituita con l'attuale grottesca carnevalata in stile horror? È compito dei genitori quello di stare attenti a dove vanno i propri figli invitati ovunque a queste pseudo-festicciole. I sacerdoti e gli insegnanti di catechismo possono fare il possibile per organizzare negli oratori iniziative per i più piccoli, chiedendo ai genitori di vestire i propri figli da angeli anziché da demoni. La sfida odierna è quella di tornare a celebrare la festa di Ognissanti e di avere il coraggio di commemorare angeli luminosi. La luce dà fastidio a chi preferisce le tenebre e chi vuole accenderla viene attaccato.