Dieci libri da far trovare sotto l'albero

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Natale, tempo di doni ma anche tempo di relax. E quale modo migliore di trascorrere le fredde vacanze invernali se non leggendo, magari davanti a un camino scoppiettante, un bel libro? Ecco allora dieci proposte di “classici” adatti per tutti i gusti e per tutte le età.

“I pilastri della Terra”, di Ken Follet

Racconta la costruzione di una cattedrale a Kingsbridge (località immaginaria nel Wiltshire in Inghilterra) nel corso del XII secolo (precisamente tra il 1120 e il 1174), dall'affondamento della Nave Bianca (la nave in cui morì l'erede al trono inglese) fino all'assassinio dell'arcivescovo di Canterbury Thomas Becket, già descritto da T. S. Eliot nel suo dramma teatrale del 1935 'Assassinio nella cattedrale'. Si tratta quindi degli stessi anni già prescelti da Ellis Peters per l'ambientazione delle celebri indagini del suo Fratello Cadfael. Sullo sfondo degli avvenimenti storici si snodano le avventure di personaggi verosimili e viene illustrato con efficacia lo scontro in atto nel medioevo tra la nobiltà, ancora arroccata a difesa dei propri privilegi, e la nascente borghesia mercantile, che si stava sviluppando nelle città e che tentava di liberarsi dagli arcaici fardelli del feudalesimo. L'opera, considerata il capolavoro di Follett, ha venduto oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo (1,3 milioni in Italia). Dello stesso autore esistono anche gli ideali proseguimenti: Mondo senza fine, (ambientato circa 200 anni dopo e pubblicato a distanza di diciotto anni da I pilastri della Terra nel 2007) e La colonna di fuoco (2017).

“Canto di Natale”, di Charles Dickens

Il Canto di Natale (A Christmas Carol: A Goblin Story of Some Bells that Rang an Old Year Out and a New Year In), noto anche come Cantico di Natale, Ballata di Natale o Racconto di Natale, è un romanzo breve di genere fantastico del 1843 di Charles Dickens, di cui è una delle opere più famose e popolari. È il più importante della serie dei Libri di Natale (The Christmas Books), una serie di storie che include anche Le campane (The Chimes, 1845), Il grillo del focolare (The Cricket on the Hearth, 1845), La battaglia della vita (The Battle for Life, 1846) e Il patto col fantasma (The Haunted Man, 1848). Il romanzo è uno degli esempi di critica di Dickens alla sua società, nonché una delle più famose e commoventi storie sul Natale nel mondo. Narra della conversione del vecchio e tirchio Ebenezer Scrooge, visitato nella notte del 24 dicembre da tre spiriti preceduti da un'ammonizione dello spettro del defunto amico e collega Jacob Marley. Il Canto unisce al gusto del racconto gotico l'impegno nella lotta alla povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l'analfabetismo: problemi esasperati apparentemente proprio dalla Poor Law (Legge contro la povertà).

“Palomar”, di Italo Calvino

Si tratta di una raccolta di racconti pubblicata nel 1983. Il titolo, che è anche il nome del protagonista, ne spiega le caratteristiche: un uomo pacato, ma in difficoltà con il mondo circostante, che egli osserva nei suoi più piccoli e minuti particolari. Il nome è dichiaratamente ispirato dall’osservatorio astronomico del Monte Palomar, dove è collocato il famoso telescopio Hale, metafora calviniana che richiama il bisogno di conoscenza insito nell'uomo. Calvino struttura il romanzo in tre parti e in tre aree tematiche, come scrive in una breve nota prima dell’indice: “gli 1 corrispondono generalmente a un’esperienza visiva, che ha quasi sempre per oggetto forme della natura”; “Nei 2 sono presenti elementi antropologici” e vengono considerati, oltre ai dati visivi, anche il linguaggio, i significati e i simboli; “I 3 rendono conto delle esperienze, di tipo più speculativo”. Ognuna delle parti presenta anche una forma diversa: descrizione, racconto e meditazione. Il libro, che è una rielaborazione narrativa di articoli comparsi in precedenza su “Repubblica” e il “Corriere”, si sviluppa intorno alle osservazioni del protagonista sul mondo, di cui analizza i dettagli e i particolari più minuti. Il protagonista, come scrive Calvino nel 1983 nella Prefazione all’opera, “vede i fatti minimi della vita quotidiana in una prospettiva cosmica”. Il protagonista cerca di dare un’esatta definizione della realtà che lo circonda, ma più si concentra sui dettagli, più si accorge della complessità e profondità di essa.

“Pinocchio”, Carlo Collodi

“Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, è un romanzo scritto da Carlo Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) a Firenze nel 1881. Si tratta di un classico della letteratura per ragazzi, e grazie anche al giudizio favorevole di Benedetto Croce, che ne scrisse nel 1903, è entrato a pieno titolo fra le grandi opere della letteratura italiana. Il romanzo ha come protagonista un personaggio di finzione, appunto Pinocchio, che l'autore chiamò burattino pur essendo morfologicamente più simile una marionetta. Il motivo è che all'epoca della stesura del testo il termine “burattino” significava “fantoccio mosso dai fili”, mentre la parola “marionetta” era di scarso uso popolare ed era stato considerato da alcuni scrittori dell'epoca un “francesismo”. Il personaggio, umanizzato nella tendenza a nascondersi dietro facili menzogne e a cui cresce il naso in rapporto a ogni bugia che dice, è divenuto successivamente protagonista anche nel mondo del cinema e dei fumetti. Sulla sua figura sono stati inoltre realizzati album musicali e numerosi allestimenti teatrali.

“L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, di Alessandro D'Avenia

L’arte di essere fragili è il quarto libro di Alessandro D’Avenia, già autore di romanzi di grande successo a cominciare da “Bianca come il latte rossa come il sangue” (l’esordio del 2010, oltre un milione di copie vendute e tante traduzioni all’estero), “Cose che nessuno sa” (2011) e “Ciò che inferno non è” (2014, apertamente ispirato alla figura di un insegnante di cui D’Avenia era stato allievo ai tempi del liceo a Palermo, ossia don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel ’93). Nel libro, D’Avenia mette in scena un dialogo immaginario tra se stesso e Leopardi, e in questo modo esplora gli ambiti più intimi (e complicati) dell’esistenza umana, presentando la letteratura del poeta di Recanati in una prospettiva inedita: fuori dai cliché scolastici, senza alcuna pretesa di educare ma riuscendo ad avvincere per il candore della sincerità.

“Colosseoum – Arena di Sangue”, di Simone Sarasso

80 d.C. È il primo giorno dei giochi inaugurali dell'Anfiteatro Flavio, il primo di cento. La folla sugli spalti è in fibrillazione e il meglio dell'aristocrazia riempie la tribuna d'onore. Da qui, l'imperatore Tito si gode il suo capolavoro: un gigante di marmo e pietra a sfidare il cielo. Per la massima gloria di Roma. Sulla soglia dell'arena, che le generazioni future chiameranno Colosseo, c'è un gladiatore. Ha l'animo rotto ed è armato per uccidere. Il nome con cui il pubblico lo acclama, nell'odiato latino degli invasori, è Vero. Presso il suo popolo ne aveva un altro, ma è bruciato insieme al suo villaggio, alla sua lingua d'origine, al suo passato e alla sua libertà. Non esiste più niente per lui da allora, solo la rabbia da alimentare come un fuoco. Oggi, dopo anni di duro addestramento e infiammato dalla passione per la giovane Giulia, Vero sarà il protagonista del più atteso spettacolo di morte della giornata. Si combatte ormai da ore, nel Colosseo, ma non c'è lotta più crudele di quella che sta per cominciare: il gladiatore dovrà scontrarsi con il suo migliore amico e uno dei due cadrà sotto i colpi dell'altro. Perché nell'arena vige un'unica legge: vincere, e portare sulle spalle il peso del sangue, o morire, precipitando nell'oblio degli sconfitti.

“Robin Hood” di Alexandre Dumas

Paladino della giustizia e difensore dei deboli, arciere infallibile e astuto, Robin Hood è il principe dei ladri, l'incontrastato signore della foresta di Sherwood. Privato ingiustamente dei suoi beni da un nobile senza scrupoli, il giovane Robin è un eroe invincibile, l'ultimo sassone che, con la sua banda di fedelissimi amici, tenta di opporsi alla dominazione dei normanni, lottando tenacemente contro le ingiustizie degli usurpatori. Dalla fervida fantasia di Alexandre Dumas nasce uno dei ritratti piú vivaci del leggendario fuorilegge inglese e dei suoi fedeli compagni, dall'imponente e saggio Little John al coraggioso e allegro frate Tuck, alla bella lady Marian, senza dimenticare il perfido barone Fitz Alwine, il famigerato sceriffo di Nottingham.

“La ragazza della arance” di Jostein Gaarder

George ha quindici anni e scopre che il padre ha passato molto tempo con lui quando era un bambino di cui lui non ricorda nulla; il padre, morto quando lui aveva quattro anni, gli ha lasciato una insolita eredità: una lettera. Questa contiene una storia d'amore vissuta in prima persona dal padre quando era ancora una matricola universitaria. Racconta dell´incontro, avvenuto in un tram ad Oslo, con una ragazza che teneva tra le braccia un sacco pieno di arance. I due si guardarono e, quando il tram fece un movimento brusco, lui, temendo che la ragazza perdesse l'equilibrio, corse verso di lei per sorreggerla, causando invece la caduta del sacco pieno di agrumi. Non è dunque esattamente fiabesco il primo incontro tra i due, ma il padre di Georg, innamoratosi di quello sguardo e pieno di sensi di colpa per averle fatto perdere diversi chilogrammi di agrumi, passò i giorni successivi a chiedersi dove la misteriosa “ragazza delle arance” potesse trovarsi nei vari momenti della giornata. Riuscì quindi ad incontrarla nuovamente, questa volta seduta in un bar. I due si guardarono intensamente per circa un minuto tenendosi la mano, ma l'atmosfera venne interrotta da un'altra buffa gaffe del giovane studente, dopo la quale la ragazza andò via con le lacrime agli occhi, portando con sé il solito sacco di arance. Riuscì a vederla ancora e a rimediare ai suoi errori? Perché lei aveva sempre un sacco pieno di agrumi? Perché piangeva? Sempre più interessato alla storia George continua la lettura e scopre aspetti del padre che non conosceva, e soprattutto l'origine di certi suoi comportamenti ed interessi. Un romanzo che manifesta un forte amore verso una misteriosa ragazza, verso un figlio immaginato grande e verso la vita. Tante infatti, come nello stile di Jostein Gaarder, sono le riflessioni sul senso della nostra esistenza, e proprio alla fine Georg dovrà rispondere ad una difficile domanda che segnerà il suo passaggio alla maturità.

“Il piccolo principe”, di Antoine de Saint-Exupéry

Il piccolo principe (Le Petit Prince) è un racconto di Antoine de Saint-Exupéry, il più conosciuto della sua produzione letteraria. Fu pubblicato il 6 aprile 1943 a New York da Reynal & Hitchcock nella traduzione inglese (The Little Prince, Translated from the French by Katherine Woods) e qualche giorno dopo nell'originale francese. E' un racconto poetico che, nella forma di un'opera letteraria per ragazzi, affronta temi come il senso della vita e il significato dell'amore e dell'amicizia. Ciascun capitolo del libro narra di un incontro che il protagonista fa con diversi personaggi e su diversi pianeti e ognuno di questi bizzarri personaggi lascia il piccolo principe stupito e sconcertato dalla stranezza dei “grandi”. Ad ogni modo, ciascuno di questi incontri può essere interpretato come un'allegoria o uno stereotipo della società moderna e contemporanea. In un certo senso, costituisce una sorta di educazione sentimentale.

“Il nome di Dio è misericordia”, di Papa Francesco e Andrea Tornielli

Con parole semplici e dirette, Papa Francesco si rivolge a ogni uomo e donna del pianeta instaurando un dialogo intimo e personale. Al centro, c'è il tema che più gli sta a cuore – la misericordia – da sempre fulcro della sua testimonianza e ora del suo pontificato. In ogni pagina vibra il desiderio di raggiungere tutte quelle anime – dentro e fuori la Chiesa – che cercano un senso alla vita, una strada di pace e di riconciliazione, una cura alle ferite fisiche e spirituali. In primo luogo quell'umanità inquieta e dolente che chiede di essere accolta e non respinta: i poveri e gli emarginati, i carcerati e le prostitute, ma anche i disorientati e i lontani dalla fede, gli omosessuali e i divorziati. Nella conversazione con il vaticanista Andrea Tornielli, Francesco spiega – attraverso ricordi di gioventù ed episodi toccanti della sua esperienza di pastore – le ragioni per cui ha voluto l'Anno Santo straordinario. Senza disconoscere le questioni etiche e teologiche, ribadisce che la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno; piuttosto ha il compito di far breccia nelle coscienze per aprire spiragli di assunzione di responsabilità e di allontanamento dal male compiuto.