Albertone, storia di un (cattolico) italiano

Alberto Sordi ha sempre avuto un legame speciale, affettivo e professionale con Roma, luogo dove le trame dei suoi (circa duecento) film si vanno a intersecare con la sua vita e i suoi ricordi. Ma un legame altrettanto forte Sordi lo ha avuto con la fede. Da studente universitario prima e da vaticanista poi, ho avuto modo di sperimentare quanto saldo fosse il radicamento dell'artista romano nella Chiesa. Il suo essere profondamente cattolico aveva reso costante la sua frequentazione di ambienti ecclesiastici, soprattutto nel campo dell'impegno sociale a favore degli ultimi. Uomo probo e di grande moralità, Sordi aveva un rispetto sacrale per la propria famiglia dalla quale aveva ricevuto la testimonianza e gli insegnamenti fondamentali di una religiosità autentica e incrollabile. Quella di Karol Wojtyla era tra pochissime fotografie che teneva esposte in quella casa che a marzo riparirà i battenti per ospitare una mostra a cento anni dalla sua nascita. Per Giovanni Paolo II aveva una venerazione particolare. Erano coetanei e in un incontro privato il Papa santo gli chiese di fare la sua imitazione.  

Il senso di appartenenza alla Chiesa 

”Un cattolico praticante che non si è mai vergognato di testimoniare pubblicamente la sua fede”, raccconta monsignor Dario Edoardo Viganò, vice-cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. “Alberto Sordi – afferma monsignor Viganò – ha sentito forte nella sua vita il senso di appartenenza alla Chiesa. Un percorso ideale questo iniziato quando, ancora bambino, canta come soprano nel coro della Cappella Sistina e che emerge con forza nel saluto rivolto al Papa, il 17 dicembre 2000, durante il Giubileo del mondo dello spettacolo”. Dal punto di vista professionale, continua monsignor Viganò, “Sordi rappresenta una figura poliedrica: è conosciuto in Italia e all’estero come attore e come regista. La sua caratteristica dominante è l’essere riuscito a interpretare l’italiano medio degli anni ’50, pronto a riscattarsi dopo la terribile esperienza della seconda guerra mondiale e del dopoguerra. E ciò con due sfumature: l’attore si cala nell’italiano che sente forte il desiderio di rifarsi, di ritornare a vivere, ma riesce anche a rappresentare colui che si arrangia rubando o tentando vie impossibili, ma sempre con un cuore grande e tenero”. Senz’altro “la capacità del pubblico di riconoscersi nei suoi personaggi rappresenta il miglior commento a una carriera straordinaria”. 

200 film

Non è stato soltanto un grande attore, un inimitabile interprete di commedie: nessuno come lui ha raccontato l'Italia dai tempi del fascismo al nuovo millennio attraversando la ricostruzione, l'emigrazione, il boom economico, il femminismo, l'euforia degli Ottanta, il rapporto con la Chiesa, l'evoluzione della coppia, l'arroganza del potere, la solitudine degli anziani. In circa duecento film, tutti preziosi documenti antropologici, Alberto ha smantellato la retorica dei sentimenti con l'umorismo spietato della sua osservazione. La sua forza? Portare sullo schermo tipi umani presi dalla realtà, nei quali chiunque potesse riconoscersi. E nella storia di Sordi, Roma è stato il grande amore, il luogo dove magicamente si sono intrecciati i film dell'attore e la sua biografia densa di eventi e incontri, appassionante come un romanzo. 

Esposizione in preparazione

Il centenario di Alberto Sordi, che ricorre il 15 giugno 2020, verrà celebrato con una mostra che consentirà la riapertura della splendida villa appartenuta all'attore, con affaccio sulle terme di Caracalla, a Roma. La Fondazione Alberto Sordi – si legge tra le memorie approvate a dicembre dalla giunta capitolina – sta preparando una mostra, che dovrebbe svolgersi tra marzo e giugno, che verrà allestita con un percorso multimediale nei locali della dimora. Già la sola villa, risalente agli anni Trenta, costituisce un'attrazione, all'interno ospita un teatro/sala proiezioni e la barberia personale dell'attore. Testimonianze filmate ed oggetti in mostra, evdienzia l'Agi, ricostruiranno 60 anni di carriera come attore, regista, doppiatore e musicista dell'artista scomparso nel 2003. Nello spazio antistante alla villa verrà allestita anche una struttura adibita a sala cinematografica dove sarà proiettata una selezione dei film che vedono Sordi protagonista. Il Campidoglio a dicembre ha deliberato di sostenere l'iniziativa della Fondazione, che rappresenta un'opportunità di celebrare un artista che ha fatto della romanità uno dei tratti distintivi del suo percorso professionale.

Artista poliedrico

Dunque per il centenario della nascita di Alberto Sordi, la storica residenza dell'attore nella Capitale aprirà i battenti per una grande mostra. L'esposizione, prevista da marzo a giugno, cercherà di raccontare il poliedrico artista, icona della romanità, in tutte le sue sfaccettature, umane e professionali. Il percorso multimediale, riferisce l'Ansa, si svilupperà in vari locali della villa che sorge ai piedi della Terme di Caracalla e approderà anche in un padiglione esterno all'edificio adibito a sala cinematografica ad ingresso gratuito per la proiezione dei suoi film. L'iniziativa, proposta dalla Fondazione Museo Alberto Sordi, è stata fortemente voluta dalla sindaca Virginia Raggi che l'ha promossa definendola una “indiscutibile opportunità culturale per la città di Roma”. Il mandato di Raggi agli uffici capitolini per predisporre tutti i provvedimenti necessari alla realizzazione della manifestazione è già partito lo scorso mese con una memoria di giunta.

Omaggio all'artista

Obiettivo dell'esposizione sarà illustrare sia le attività artistiche di Alberto Sordi (“restituendone un ritratto di uomo e di artista“), sia “le poliedriche capacità professionali dell'attore romano che in oltre 60 anni di carriera è stato doppiatore, cantante, compositore, musicista, giornalista e regista. Dalla mostra emergeranno anche aspetti del suo carattere, il suo modo di essere nella vita pubblica e privata, con testimonianze, oggetti, supporti audiovisivi”. Questa non è affatto la prima volta che l'amministrazione capitolina omaggia il suo attore forse più caro. Senza dubbio colui che ha saputo meglio rappresentare tutte le debolezze dell'italiano medio con tanta ironia e senza alcuna indulgenza. Colui che ha dato voce e volto a personaggi indimenticati come “Il Marchese del Grillo”, “il Vigile” Otello Cecchetti, “Un americano a Roma”, ma anche come l'ex partigiano Silvio Magnozzi (“Una vita difficile”) e Oreste Jacovacci (“La Grande Guerra”). Oltre vent'anni fa, in occasione del suo ottantesimo compleanno, Sordi diventò per una giornata sindaco di Roma (il sindaco vero, in quel periodo, era Francesco Rutelli che gli cedette la fascia tricolore) e partecipò a tante iniziative che lo videro protagonista nei luoghi e nei contesti più simbolici della Città Eterna.

250 mila persone a San Giovanni 

Un “sentimento di sincero affetto” da parte della popolazione romana,  ricorda la sindaca Raggi,  venne a galla anche “in occasione della morte dell'artista avvenuta la sera del 24 febbraio del 2003 quando migliaia e migliaia di romane e romani, lungo una fila interminabile mai vista in precedenti, analoghe occasioni, attese ore ed ore per poter accedere alla camera ardente allestita in Campidoglio” e poi “oltre 250 mila persone parteciparono alla cerimonia funebre che si svolse nella Basilica di San Giovanni in Laterano”. Insomma, ancora oggi, per il Campidoglio, è “indissolubile” il legame della città con il suo “Albertone” nazionale, la cui mostra rappresenta “un'imperdibile occasione, non solo per far rivivere i momenti più importanti della vita del grande attore lungo un arco temporale di oltre 60 anni, ma anche per offrire un'opportunità ai più giovani, a coloro che non hanno avuto la possibilità di apprezzarne pienamente il valore artistico e l'aspetto più profondo della sua romanità”.