Addio a Bruno Ganz, l'Hitler de “La caduta”

Damiel ne Il cielo sopra Berlino, Fernando Girasole in Pane e tulipani ma, soprattutto, Adolf Hitler nel film La caduta, forse la sua interpretazione più riuscita: tanti e straordinariamente intensi volti quelli assunti da Bruno Ganz nel corso della sua lunga carriera cinematografica, spesa perlopiù a rendere grande il cinema tedesco ma anche partecipando a successi internazionali, soprattutto in Italia. L'attore svizzero si è spento a 77 anni la notte scorsa a Zurigo, lasciando in eredità ruoli iconici in film di successo, interpretati con un'intensa carica emotiva, dovuta a talento e a una formazione teatrale che lo vide esprimersi con ottimi risultati anche nella recitazione dal vivo. Di lui rimane impresso nella memoria il famoso monologo del furher nel bunker, che valse a Ganz un'acclamazione a livello internazionale.

La carriera

Nato in Svizzera, l'attore ha perlopiù contribuito al moderno cinema tedesco, prendendo parte a pellicole di successo negli anni 70 come Nosferatu, il principe della notte o, qualche anno prima, La marchesa von… di Eric Rohmer, a fronte di un debutto arrivato addirittura nel 1960, con Der Herr mit der schwarzen Melone. Sempre forte il legame di Ganz con l'Italia: compare nei film Oggetti smarriti di Giuseppe Bertolucci (1980) e La storia vera della signora dalle camelie di Mauro Bolognini (1981). Un'anticipazione del successo straordinario del suo personaggio ne Il cielo sopra Berlino, datato 1987 e Palma d'oro alla Miglior regia per Wim Wenders al Festival di Cannes: un'acclamazione di pubblico e di critica per la sua interpretazione nei panni dell'angelo Damiel e la sua vita in bianco e nero osservando gli abitanti della capitale tedesca, fino alla decisione di diventare umano con tutto ciò che questa scelta comporterà.

Nel 2004 viene scelto da Oliver Hirschbiegel per interpretare Adolf Hitler ne La caduta, storia degli ultimi giorni di vita del furher che gli vale una nuova standing ovation del pubblico e della critica, tanto che la scena in cui Hitler inveisce contro i suoi generali dopo aver preso atto della fine della sua ambizione diventerà una delle più iconiche nel cinema del Nuovo millennio.