Capitone: perché si mangia a Natale e come si cucina

A Napoli Natale fa rima con capitone, l'anguilla servita durante la tradizionale cena della Vigilia. Un'usanza antica, che ha un preciso significato religioso. Il capitone, con le sue sembianze da rettile, rappresenterebbe il serpente e quindi il demonio. Deve essere acquistato il 23 dicembre, portato vivo a casa e ucciso da una donna, allegoria della Madonna che schiaccia con il piede il tentatore. Mangiare il capitone, per la tradizione, è dunque un modo per allontanare il male. Un lascito della “cucina povera” che, tuttavia, oggi ha un prezzo piuttosto sostenuto. L'anguilla è, infatti, venduta a un prezzo che può oscillare tra i 18 e i 20 euro al chilo. Si acquista, solitamente, un esemplare femmina che può raggiungere anche un metro, metro e mezzo di lunghezza e un peso di 6 chili. Si può preparare in vari modi, noi vi proponiamo quello fritto.

Ingredienti (per 8 persone)

Capitone eviscerato -1,5 kg

Farina bianca – 100 g

Farina gialla – 50 g

Alloro – 2 foglie

Aceto – 1 bicchiere

Sale – qb

Olio di arichidi – qb per la frittura

Preparazione

Eliminare coda e testa del capitone e tagliare il resto a fette da 6 cm l'una. Porre in pezzi in uno scolapasta e sciacquarli con abbondante acqua fredda sino a eliminare ogni impurità. Versare in una padella due bicchieri di olio di arachidi, accendere il fornello e portare l'olio a temperatura. Nel frattempo infarinare con entrambe le farine i pezzi di capitone e immergerli nell'olio bollente, facendoli friggere lentamente e girandoli spesso. Dopo circa 10 minuti togliere il capitone, avvolgerlo nella carta assorbente per eliminare l'olio in eccesso, salare e servire con contorno di insalata. 

Se dovesse avanzarne un po' mettetelo in una pirofila, salare, unire l'aceto, le foglie d'alloro e conservare in luogo areato e asciutto, per servirlo qualche giorno dopo.

Buon appetito e buon Natale.