Vigevano, violenze e abusi sui loro coetanei: baby-gang sgominata dai Carabinieri

Vessazioni, insulti, umiliazioni fino ad arrivare a vere e proprie violenze, anche di natura sessuale: è stata sgominata la baby-gang di Vigevano, in provincia di Pavia, che da qualche tempo terrorizzava i cotanei, in particolare un ragazzo di 15 anni, oggetto prediletto delle loro angherie. A fermare il branco di bulli (e cyberbulli, in quanto postavano i video delle “performance” sui social, a mò di trofeo e di intimidazione verso gli altri compagni) sono stati i Carabinieri del Comando provinciale di Pavia, i quali hanno denunciato 6 minori e tratto in arresto altri 4, tra i 15 e i 16 anni, subito condotti nell’Istituto minorile di “Beccaria” di Milano, dove sono a disposizione del Tribunale con le pesantissime accuse di violenza sessuale, riduzione in schiavitù, pornografia minorile e violenza privata aggravata. A queste si aggiungono danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio, in quanto accusati di aver lanciato sassi contro i treni e di aver imbrattato e commesso atti di vandalismo nelle carrozze dei convogli nella stazione. A far scattare gli arresti, le denunce effettuate da alcuni genitori.

L’incubo

Sì, perché le vessazioni messe in atto dal branco hanno preso la forma di vere e proprie sevizie, in particolar modo nei confronti del suddetto quindicenne, ritenuto dagli inquirenti “un ragazzo fragile” e per questo vittima di trattamenti orribili da parte della banda (i componenti tutti di età compresa tra i 16 e i 13 anni): l’episodio più grave sarebbe stato perpetrato ai danni del giovanissimo afferrandolo e mettendolo a testa in giù sospeso su un ponte, nonché costringendolo a subire atti sessuali, ovviamente filmati dagli smartphone della baby-gang. In un’altra occasione, il ragazzo sarebbe stato costretto a bere alcolici fino all’ubriacatura e, al termine, trascinato per le strade della città con una catena al collo. Secondo gli inquirenti, il giovane è stato sottoposto “a una vera e propria persecuzione giunta fino a violenze fisiche e umiliazioni, che venivano riprese con i telefonini per ridicolizzarlo con gli altri e aumentare il suo stato di prostrazione, fino a realizzare una vera e propria sudditanza dello stesso nei confronti del branco”. Pur di non essere allontanato dal gruppo, credendo falsamente che il capobranco fosse suo amico, il giovane avrebbe inizialmente accettato di subire piccole angherie, senza immaginare come, dopo poco, si sarebbero trasformate in un vero e proprio incubo.

Famiglie normali

Secondo quanto riportato, tutti i membri della baby-gang, una decina circa, provengono da contesti familiari assolutamente normali. Tra di loro c’è anche un tredicenne e, in quanto tale, non imputabile anche se sono in corso valutazioni su un’eventuale misura cautelativa, vista la pericolosità sociale. Su alcuni componenti della banda, graverebbe anche l’accusa di violenza perpetrata ai danni di due ragazzi in una sorta di spedizione punitiva, sventata poi da un genitore di passaggio, in quanto rei di aver riportato atti di bullismo da parte del leader del gruppo.