Uccise la moglie, pena dimezzata: “Era stato illuso”

Fa discutere la sentenza arrivata a Genova nei confronti di un uomo che, un anno fa, uccise sua moglie con diverse coltellate, dopo aver scoperto che, contrariamente a quanto aveva promesso, non aveva lasciato il suo amante. La richiesta nei suoi confronti da parte del pm era stata di 30 anni ma il giudice, dopo aver riconosciuto le attenuanti generiche, lo ha condannato a soli 16 anni. A scatenare la polemica sono però le motivazioni che hanno spinto il magistrato al riconoscimento dell'attenuante: l'uomo, infatti, avrebbe agito perché spinto “da un misto di rabbia e di disperazione, profonda delusione e risentimento”. In sostanza, spiega il giudice, l'omicida “non ha agito sotto la spinta di un moto di gelosia fine a se stesso, per l'incapacità di accettare che la moglie potesse preferirgli un altro uomo, ma come reazione al comportamento della donna, del tutto contraddittorio che lo ha illuso e disilluso allo stesso tempo”.

La motivazione

La sentenza è stata emessa nel mese di dicembre e, in più passaggi, il giudice evidenzia i rimandi a “una pena severa perché nulla può giustificare l'uccisione di un essere umano”. Allo stesso tempo, però, si parla di un'azione “sotto la spinta di uno stato d’animo molto intenso, non pretestuoso, né umanamente del tutto incomprensibile”. Motivazioni che, in un certo senso, sembrano rimandare a quanto decretato dalla Corte d'Appello di Bologna non più tardi di dieci giorni fa, quando i giudici avevano riconosciuto le attenuanti a un uomo portando da 30 a 16 anni la sua pena in considerazione dei suoi stati d'animo, la cosiddetta “tempesta emotiva”. Per quanto riguarda il caso genovese, nella motivazione viene spiegato che “il contesto in cui il suo gesto si colloca vale a connotare l’azione omicidiaria, in un’ipotetica scala di gravità, su di un gradino sicuramente più basso rispetto ad altre”. Tuttavia, si precisa, “non c’è proporzione tra il motivo che ha spinto l’imputato a colpire a morte e la gravità del gesto e delle sue conseguenze”. All'uomo, di origine ecuadoriana, era stato già concesso uno sconto di pena in quanto il processo si era svolto con rito abbreviato. Per questo anche la richiesta del pm era stata di 30 anni e non di ergastolo.

Bonafede: “Rispettare l'autonomia della Magistratura”

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non ha rilasciato commenti specifici sulla vicenda, parlando con i cronisti a Genova: “La legge sul codice rosso è un punto di svolta importante. Un via libera celere ed all'unanimità su questo testo dimostrerà quanto alta sia l'attenzione sul tema. Da ministro della Giustizia non commento le sentenze e rispetto l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Sul codice rosso c'è un impegno concreto”.