Uccise e bruciò Sara Di Pietrantonio: condannato all'ergastolo

Una seconda condanna all'ergastolo per Vincenzo Paduano, l'uomo accusato di aver ucciso la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio e di averne dato il corpo alle fiamme la sera del 29 maggio 2016 a Ponte Galeria, nel quartiere romano della Magliana. Ad emettere la sentenza la Corte d'appello, dove si è tornati in seguito alla disposizione della Corte di Cassazione dello scorso aprile in cui si chiedeva la celebrazione di un nuovo processo di secondo grado per rideterminare la pena di Paduano. Con una novità. Il reato di stalking, secondo la Suprema corte, va trattato come a se stante e non più compreso in quello di omicidio. Come era successo invece nel primo processo di appello quando la condanna di prima grado – ergastolo – era stata tramutata in 30 anni. “La Corte ha fatto oggi qualcosa per gli altri, è stato riconosciuto lo stalking come reato autonomo dall'omicidio e punito in presenza di una violenza invisibile“, ha dichiarato Concetta Raccuglia, la madre di Sara. 

L'iter giudiziario

La storia processuale di questa vicenda è tortuosa. Paduano, ex guardia giurata, reo confesso del delitto, aveva scelto il rito abbreviato. In primo grado non gli erano state riconosciute attenuanti e il 5 maggio 2017 era stato condannato in primo grado all'ergastolo, sentenza emessa da giudice per le udienze preliminari Gaspare Sturzo. Le accuse nei suoi confronti era omicidio volontario premeditato, incendio e distruzione di cadavere, stalking. Nel processo di appello, il maggio 2018, Paduano si era visto ridurre la pena a 30 anni di reclusione. I suoi legali avevano cercato di far cadere l'aggravante della premeditazione e le accuse di distruzione di cadavere e stalking. Dalle indagini era comunque emerso che l'uomo aveva, nei giorni precedenti al delitto, pedinato insistentemente e minacciato la giovane. Il 12 maggio 2019 la Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado e chiesto un nuovo processo di appello con un rinvio alla Corte d'Assise d'Appello di Roma. Per i giudici di Piazza Cavour il reato di stalking non si poteva considerare assorbito in quello di omicidio.

L'omicidio

La loro storia era finita, ma lui non riusciva ad accettarlo. Seguiva la sua ex fidanzata Sara, all'epoca 22enne, e la minacciava ripetutamente. La sera dell'omicidio aveva lasciato il suo posto di lavoro da vigilante notturno e si era appostato con la sua auto in attesa che la ragazza, dopo aver accompagnato il suo nuovo fidanzato, riprendesse la strada verso casa. Dopo averla seguita, le è andato addosso con la propria vettura per costringerla a fermarsi. L'ha colta di sopresa, strangolandola. Poi ha dato fuoco alla macchina con dentro il corpo della ragazza usando l'alcol che aveva messa in una bottiglia.