Turchia, autobomba contro bus di militari: 13 morti

L’ennesimo attacco kamikaze dilania la Turchia. Oggi un ordigno esploso al passaggio di un autobus a Kayseri, grande città della Cappadocia, ha provocato la morte di 13 persone, tutti soldati, e il ferimento di almeno altre 55, delle quali 12 si trovano in terapia intensiva e 6 sono in gravi condizioni.

L’autobus colpito trasportava principalmente soldati in borghese: una quarantina di militari in permesso che avevano ottenuto la licenza di una giornata. Facevano tutti parte della Brigata commando di Kayseri, impegnata in operazioni antiterrorismo contro il Pkk curdo nel sud-est del Paese. Tra i morti, conferma l’esercito, ci sono anche diversi civili che transitavano davanti alla locale università di Erciyes, fortunatamente chiusa di sabato.

La strage è stata riportata dall’emittente britannica Bbc online e dalla rete televisiva al-al-Jazeera, che citano i servizi di sicurezza turchi. L’esplosione, riferiscono i canali televisivi locali, è avvenuta stamani alle 8,45, ora locale vicino al campus universitario lungo la strada in cui si trova un complesso di basi militari.

“L’autobomba è stata fatta detonare da un attentatore suicida” ha detto il governatore locale, Suleyman Kamci, citato dall’agenzia statale Anadolu. La notizia è stata è confermata anche dal vicepremier turco, Veysi Kaynak, che ha evidenziato le similitudini con l’attentato avvenuto fuori dallo stadio di Istanbul la scorsa settimana. Fino ad oggi la città di Kayseri, oltre un milione di abitanti, era stata risparmiata dai fondamentalisti islamici che hanno più volte colpito il paese anatolico.

L’attacco non è stato ancora rivendicato, ma fin dal primo momento il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha puntato il dito sul Pkk: “Non ci sono dubbi” ha detto, “se credono di spaventarci si sbagliano, pagheranno molto duramente”. E’ però più verosimile che l’attacco si astato commesso dai cosiddetti “Falconi della libertà del Kurdistan”, gruppo armato staccatisi già da diversi anni dal Partito dei lavoratori, che comunque è ancora al bando in Turchia.

Subito dopo l’esplosione, il primo ministro turco Binali Yildirim ha imposto un blackout temporaneo e l’autorità turca per le telecomunicazioni (Rtuk) ha imposto ai media locali una censura temporanea per evitare di “pubblicare” informazioni che potrebbero causare “paura, panico e disordine” tra i cittadini e, al contempo, “aiutare gli obiettivi delle organizzazioni terroristiche”. Il divieto riguarda anche i collegamenti tv dalla scena dell’attentato e le immagini dei corpi delle vittime. Quelle odierne, sono le misure standard che le autorità turche impongono ai media nazionali in caso di attacchi terroristici.