Terrorismo: blitz nel Lazio, arrestato un tunisino vicino all’Isis

Una vasta operazione antiterrorismo nel Lazio ha portato all’arresto di un tunisino affiliato ad Anshar al Sharia, costola di Al Qaeda attiva in Libia. Le perquisizioni, eseguite in tutta la regione, sono eseguite dalla Digos nell’ambito dell’inchiesta “Black Flags“. I dettagli saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 presso la Questura di Roma.

Una vasta operazione antiterrorismo nel Lazio ha portato all’arresto di un tunisino affiliato ad Anshar al Sharia, gruppo jihadista attivo in Libia. Le perquisizioni, eseguite in tutta la regione, sono eseguite dalla Digos nell’ambito dell’inchiesta “Black Flags“.

Il sospettato

L’uomo finito in manette si chiama Hmidi Saber, è nato l’1 gennaio 1984 ed è detenuto a Rebibbia. L’ordinanza cautelare in carcere nei suoi confronti è stata eseguita alle prime ore dell’alba dagli uomini del Nic della Polizia penitenziaria in collaborazione con la Digos. Lo rende noto il sindacato Sappe, spiegando che Saber, già ristretto per altra causa, è stato indagato per il reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico in quanto, come rilevato dalle attività investigative del Nic

Proselitismo in carcere

In base alle indagini condotte dal Nic in coordinamento con la Digos, “Hmidi Saber ha manifestato atteggiamenti coerenti con l’ideologismo dell’Isis mediante aggressioni intramurarie nonché con il proposito di essere pronto a recarsi in zona di combattimento per assolvere il Jihad“. L’inchiesta ha avuto inizio subito dopo l’arresto del tunisino perché durante la perquisizione domiciliare la Digos di Roma rinvenne una bandiera riconducibile all’organizzazione terroristica Ansar Al Sharia, oltre a numerosi supporti informatici, telefonia mobile e documenti d’identità (passaporti e patenti di guida intestati a stranieri) di sospetta illecita provenienza. Da quel momento il Nic ha raccolto importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la pericolosità dell’uomo, ma anche la sua radicalizzazione violenta di matrice confessionale e una elevata capacità di indottrinamento ideologico. Hmidi, fa sapere il Sappe, “ha manifestato, talvolta in maniera evidente, talaltra in maniera criptica, profondi sentimenti anti occidentali. L’attività investigativa del Nic è riuscita a dimostrare l’inserimento di Hmidi Saber nell’organizzazione terroristica e, sempre secondo i primi dettagli, le lunghe e complesse attività di indagini del Nic, prima in Italia e poi in Europa, hanno consentito, con l’odierna operazione, di sventare l’opera di proselitismo e il reclutamento in carcere di adepti che, una volta in libertà, si sarebbero potuti rendere protagonisti di atti terroristici“.

L’indagine

“La Polizia Penitenziaria – sottolinea il segretario generale del Sappe, Donato Capece – è baluardo di legalità e sicurezza ed è in prima linea, nelle sezioni detentive delle carceri italiane, a contrastare concretamente il radicalismo islamico. Ne è prova l’importante operazione condotta a Roma dagli uomini del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria in collaborazione con la Digos di Roma, che hanno arrestato in carcere un detenuto tunisino sodale dell’Isis“. “Noi, che rappresentiamo chi sta nella prima linea delle sezioni detentive – prosegue Capece – sappiamo bene che il carcere è un terreno fertile nel quale fanatici estremisti, in particolare ex combattenti, possono far leva sugli elementi più deboli e in crisi con la società per selezionare volontari mujaheddin da inviare nelle aree di conflitto, grazie ad un meticoloso indottrinamento ideologico. Per queste ragioni esprimo le felicitazioni del Sappe per l’importante operazione di servizio condotta dai colleghi del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Uomini e donne che, con il loro insostituibile contributo nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, hanno saputo dimostrare, nei fatti, di essere ampiamente all’altezza dei compiti cui sono quotidianamente chiamati, in difesa della sicurezza del Paese“, conclude Capece.