Strage di Mumbai, pena di morte per due militanti islamici

Un tribunale speciale dell’India ha condannato a morte due imputati indiani nell’ambito del processo per l’impressionante serie di attentati realizzati a Mumbai il 12 marzo del 1993, dove morirono 257 persone e 717 rimasero ferite.

Altri due imputati condannati all’ergastolo

La notizia è stata dall’emittente televisiva Times Now che ha comunicato che altri due imputati nello stesso processo sono invece stati condannati all’ergastolo, mentre un quinto imputato, sconterà dieci anni in carcere. La pena capitale è stata comminata a Firoz Khan e Tahir Merchant, mentre all’ergastolo vanno Karimullah Khan e Abu Salem, braccio destro quest’ultimo dell’ideatore degli attentati, Dawood Ibrahim, latitante, e considerato il capo di una organizzazione criminale denominata la “Compagnia-D”.

Gli attentati di Mumbai

Il 12 marzo 1993 ben 13 attentati sconvolsero Mumbai con un bilancio di 257 morti e 717 feriti. Le esplosioni che terrorizzarono tutta l’India avvennero nell’edificio della Borsa di Mumbai, presso la sede di Air India, nel Zaveri Bazar, e negli hotel a cinque stelle SeaRock, Juhu Centaur ed altri. Il pubblico ministero, Deepak Salve, ha ricordato nel corso del dibattimento in giugno che gli attentati furono realizzati per vendetta per la demolizione il 6 dicembre 1992 ad Ayodhya di una moschea musulmana, Babri Masjid, che fu seguita da gravi disordini in tutta l’India ed in particolare a Mumbai, con un bilancio di quasi mille morti.