Sea Watch, i pm: “Rackete? Nessuno stato di necessità”

Tre ore di udienza di convalida per Carola Rackete, durante la quale la comandante della Sea Watch si sarebbe mostrata “precisa e collaborativa” davanti al gip Alessandra Vella. Al momento, è stato decretato che il capitano dovrà passare almeno un'altra notte ai domiciliari in un'abitazione privata di Agrigento, perché la decisione verrà resa nota solo nella mattinata di domani: il gip avrebbe preso in considerazione di ridurre il peso della misura cautelare dei domiciliari in un divieto di residenza nella provincia di Agrigento (ovvero anche a Lampedusa), mentre la Procura ha avanzato la richiesta di convalida dell'arresto, ritenendo però sufficiente il divieto di dimora. Da parte sua, la comandante ha continuato ad assumersi le sue responsabilità sulla manovra effettuata per entrare in porto, ribadendo però di non aver visto la motovedetta e di aver provato a evitarla senza riuscirci: “Ho aspettato l'accordo politico ma non arrivava e quando mi hanno portato un report medico in cui si diceva che la situazione a bordo era insostenibile, ho deciso di entrare in porto”. Sulla questione, comunque, sembrano andare in direzione opposta i documenti redatti dai medici dopo lo sbarco, secondo i quali le condizioni dei migranti a bordo, perlomeno da un punto di visto strettamente sanitario, erano buone.

L'altra contestazione

A ogni modo, secondo quanto riferito dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, quella della comandante “non è stata un'azione necessitata. Non c'era uno stato di necessità poiché la Sea Watch attraccata alla fonda aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza, per cui, per il divieto imposto dalla Guardia di finanza di attraccare, non si versava in stato di necessità”. L'aver forzato il blocco navale, però, non è l'unica contestazione a carico della Rackete. In modo separato, infatti, si procede anche per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per la quale, secondo Patronaggio, si valuterà “se l'azione di salvataggio dei migranti effettuata nelle acque antistanti la zona Sar libica sia stata un'azione necessitata”. Per il momento, è stato affermato che si andrà “a verificare le concrete modalità del salvataggio cioè a dire se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato. Tutta una serie di elementi che servono a verificare se si è trattato di un'azione di salvataggio in mare oppure un'azione concertata”.

Salvini: “Sarà espulsa”

Per la comandante della Sea Watch, a prescindere dalla decisione del giudice, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha già fatto sapere che è pronta l'espulsione: “Dalla giustizia mi aspetto pene severe per chi ha attentato alla vita di militari italiani e ha ignorato ripetutamente le nostre leggi. Siamo comunque pronti ad espellere la ricca fuorilegge tedesca. Dagli altri paesi europei, Germania e Francia in primis, mi aspetto silenzio e rispetto”. Per Carola Rackete, nel frattempo, si erano mobilitati numerosi Paesi europei, fra i quali proprio la Germania.

Mattarella: “Abbassare i toni”

Anche il presidente Sergio Mattarella è inrervenuto sulla Sea Watch rispondendo ad una domanda dei giornalisti austriaci, durante la Visita di Stato di ieri in Austria. “Serve – ha detto il Capo di Stato da Vienna – un abbassamento generale dei toni che consenta di affrontare con maggiore serenità e concretezza la questione” dei migranti. Il fenomeno migratorio è “inarrestabile e va governato dall'Europa nel suo complesso in collaborazione con i Paesi dell'Africa da da cui partono i flussi migratori. Non può essere affrontato da un singolo Stato”, ha evidenziato ancora Mattarella.