Ponte Morandi, la disamina dei periti

Una disamina inquietante quella fornita dai tre periti del giudice per le indagini preliminari sul Ponte Morandi, arrivata a quasi un anno dal disastro che ha ferito al cuore la città di Genova. La relazione, arrivata in risposta al quesito del primo incidente probatorio, mirava a tirare le somme sulle condizioni del viadotto sul Polcevera prima che crollasse il 14 agosto 2018, analizzando sia “le parti crollate” che “quelle non precipitate del ponte”. Settantadue pagine di relazione, secondo le quali la situazione del Morandi prima della tragedia presentava diversi punti critici, tra i quali corrosione dei tiranti e scarsa manutenzione, fattore cardine della relazione affidata ai periti: “Il numero dei fili senza corrosione era praticamente trascurabile mentre vi erano molti fili completamente corrosi prima della rottura”.

Scarsa manutenzione

Particolare attenzione è stata focalizzata sul reperto 132, già analizzato nel corso degli ultimi mesi in quanto ritenuto parte indiziata come il primo punto di rottura e nel quale i periti hanno rilevato nei trefoli “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri e cloruri”. Una situazione comunque non difforme rispetto ad altre porzioni del Ponte, visto che solo “il 14% dei gruppi di fili primari e il 3% di quelli secondari sono risultati per nulla o poco corrosi”, mentre circa il 61% aveva visto il proprio volume ridotto di circa la metà. A questo proposito, un ruolo non trascurabile lo gioca la sospetta scarsa manutenzione del viadotto, nucleo dell'inchiesta in corso e che avrebbe trovato nella perizia degli esperti del gip un'ulteriore conferma, dal momento che “lo stato di conservazione delle selle Gerber è caratterizzato da un livello non trascurabile di degrado generalizzato, che interessa calcestruzzo, armatura e cavi di precompressione” e che “non sono presenti interventi atti ad arrestare i fenomeni in corso”.

Difetti originari

A proposito di lavori di manutenzione, secondo la perizia sarebbero emersi “fenomeni di ossidazione e corrosione nelle parti metalliche dei dispositivi di appoggio, probabilmente correlabili alla vita utile trascorsa in assenza di lavori funzionali alla durabilità dell’opera”. Da segnalare, inoltre, alcuni difetti ancestrali, risalenti alla costruzione del Ponte oltre cinquant'anni fa, tra i quali “numerose fessure si sono sviluppate tra i cavi, alcune delle quali di notevole entità e probabilmente legate alla fase costruttiva”.